lunedì 8 giugno 2009

Elezioni: Chi è andato a quel Pais?

“Li ha mandati a quel Pais”, titola questa mattina il giornale di casa Papi commentando incautamente il risultato elettorale.
Ma sarà andata proprio cosi?
Appare evidente innanzitutto che in Europa spirano un vento di destra ed una tendenza all’astensionismo che sommati assieme non rappresentano di certo una buona notizia. E che rendono ancora più stridente il contrasto con l’ampio respiro e le nuove prospettive della Casa Bianca, anch’essa alle prese oltretutto con una crisi economica ancor più drammatica che nel vecchio continente.
Per quanto riguarda l’Italia, il dato che balza subito agli occhi è il calo dei partiti maggiori rispetto alle ultime politiche. Ma se andiamo ad analizzare le aspettative della vigilia ed i proclami roboanti degli ultimi mesi, per Papi e il Gdl siamo di fronte a una vera e propria batosta, per il Pd di San Franceschini a un mezzo miracolo. Equiparare dunque i due risultati appare come una perfetta operazione di cerchiobottismo leccaculo. Ed infatti la fanno quasi tutti…
Il Partito Democratico era rappresentato in coma profondo, quasi in disfacimento, prossimo alla scissione (parola di Papi: come al solito una cazzata). Dopo la caduta di Walter circolavano sondaggi che lo accreditavano attorno ad un catastrofico venti percento. Alla vigilia del voto si iniziava però a segnalare una timida ripresa, con stime attorno al venticinque\ventotto percento. Il risultato dunque è stato in linea con le aspettative ed ha tutto il sapore di uno scampato pericolo. Da queste percentuali si può ripartire con l’ormai prossimo congresso nella speranza di risalire, certo, ma soprattutto per ricominciare a dialogare con impegno alla ricerca di alleanze più ampie possibili senza le quali contro questa destra così radicata sarà sempre impossibile competere.
Papi invece le sparava grosse, ed erano solo cazzate.
Per l’ennesima volta cercava il plebiscito, la consacrazione populista, la valanga di consensi che gli togliessero dalle balle Noemi, Mills, i voli di stato per i festini privati, le veline, le foto hard, Veronica... Insomma, tutto il fango che come al solito si ritrova appiccicato addosso, e non certo per colpa dei poveri comunisti. Alla vigilia del voto lui stesso parlava di un Gdl tra il quarantadue e il quarantacinque percento, sognando in realtà il cinquanta e quel doppiaggio del Piddì, che in molti tra i suoi fedelissimi davano per inevitabile. Oggi ovviamente negano tutto: cazzate. Le loro parole sono oramai scolpite nella memoria collettiva.
In un qualunque altro grande partito europeo un leader travolto dagli scandali, coinvolto in pieno in un gravissimo caso di corruzione e sbeffeggiato da tutta la stampa estera di ogni orientamento per i suoi comportamenti pubblici e privati, di fronte ad un risultato di dieci punti inferiori alle attese sarebbe già a casa. Nel Gdl ovviamente non accadrà: che gregge sarebbe, sennò?
Ciò che è stato perso dai partiti maggiori ha gonfiato le vele alla lega e all’Idv e in misura minore all’Udc. A dimostrazione del fatto che il bipartitismo sarà anche uno splendido modello democratico, ma non è e probabilmente non sarà mai nel dna del nostro paese eternamente campanilista e iperfrazionato. Ci pensi bene chi è orientato a votare si al prossimo referendum.
Considerazione finale: la sinistra radicale, dopo essere rimasta fuori dal parlamento italiano, esce anche da quello europeo. Eppure avrebbe avuto i numeri per superare agevolmente lo sbarramento. Ci sono dunque milioni di rispettabilissime persone in Italia che non riescono a trovare una classe dirigente capace di rappresentarli nelle istituzioni, e questo è un problema autentico.
Insomma, “li ha mandati ha quel Pais“ è il frutto di un titolista in evidente overdose da allucinogeni. La realtà è che a quel Pais stavolta gli elettori ci hanno mandato proprio loro. In tutti i sensi!