venerdì 30 luglio 2010

Le comiche finali

Le prime eresie diffusesi nel telemonoteismo di Sex and the Papi hanno gettato nello sconforto più assoluto gli apostoli e le promotrici coccodè dell’utilizzatore finale spingendoli fino ad azioni ed esternazioni totalmente dissennate. La diretta discendente di un famoso dittatore, ad esempio (una che il fascio ce l’ha nei cromosomi), evidentemente intossicata dai fumi di un micidiale cocktail a base di silicone, collagene e botulino ( antico infuso brevettato dal dottor Scapagnini al fine di rendere il suo illustre paziente sempre più simile a Tutankamon), ha illustrato ai fedeli riunitisi per una Via Crucis davanti alla procura la sua singolare teoria sulla diaspora: “Il papà è Fini, la mamma Berlusconi. Fini è il papà che rompe dalla mattina alla sera, va al lavoro e non capisce i problemi delle donne. Berlusconi è la mamma del fare. Si, Berlusconi fa la donna”. Purtroppo ascoltando simili idiozie rimane ben poco da commentare, ma solo da attivare con codice rosso un trattamento sanitario obbligatorio. Al festival delle scemenze non poteva sottrarsi l’immancabile La Rissa il quale ha intimato all’eretico Granata, oltraggioso al punto di parlar bene della legge (vista la compagnia sarebbe un po’ come tessere l’elogio della volpe dentro ad un pollaio), di non usare più “frasi da quaqquaraquà”. Concetto peraltro perfettamente in linea con il credo del padrone, il quale notoriamente predilige di gran lunga il “coccodè”. La diaspora tra gli ex camerati in effetti evoca in noi ricordi ansiogeni che pensavamo sepolti per sempre, e se solo non ci trovassimo ogni santo giorno di fronte al ghigno sbilenco di Mister Bean Gasparetto ed al pizzetto mefistofelico del solito La Russia potremmo perfino rabbrividire al pensiero di un terrificante remake della schizofrenica Unione. Volendo schematizzare fino all’estremo, le ex camicie nere oggi in perfetta livrea da maggiordomo si sono dunque divise tra quelle decise finalmente a dare le spalle all’utilizzatore finale e quelle intenzionate invece a continuare a dargli ben altro…Sarebbero i cosiddetti fascisti da Salò…tto, specie se in casa dell’insetto leccaculo magari in compagnia di cardinali e faccendieri. Quelli che al posto del “Me ne frego”, su suggerimento dei fasciosocialisti, hanno adottato il “ Me le frego”, il “Credere, obbedire corrompere” ed anche la sempre attuale “Mazzetta nera”. In definitiva, visti gli eroi idolatrati nel gregge, quelli non più del “ Boia chi molla” ma del più moderno ed adeguato “Boia chi parla”. E così il compagno Fini con la sua piccola pattuglia di scomunicati ha deciso di creare lo sconcerto nella cricca ricominciando a pronunciare nientemeno che qualcosa di destra su quel predellino affollato da craxiani riciclati e post comunisti finalmente riunitisi nel partitone conservatore più sbracato e populista del vecchio continente, estremisti di Lotta Continua perfettamente sintonizzati col padrone, radicali buoni per ogni stagione intenti a farsi uno spinello con qualche cardinale nel nome della sacralità della famiglia e dell’embrione, massoni, faccendieri, clericali, atei devoti e cattolici puttanieri, vecchi liberali e repubblicani rincoglioniti ed un po’ disorientati, soubrette in libera uscita da qualche calendario, secessionisti padani stanziali su comode poltrone romane, ministre in giarrettiere e calze a rete, fabbricatori di dossier, amici di mafiosi e camorristi, aspiranti eroi in pausa massaggio. In pratica una pittoresca armata Brancapadrone accomunata solo dall’odio per la legge e dalla passione per la gnocca, il potere ed il denaro. Insomma, parafrasando un vecchio Fini d’annata siamo davvero alle comiche finali…

Ma più delle esternazioni sconnesse delle camicette nere, assolutamente assordante risulta l’attuale silenzio dei leghisti: i presunti paladini della moralità e della legge non riescono proprio a trovare il tempo per pronunciare almeno due paroline sulle oscene malefatte della cricca, al massimo spendono poche risibili frasette per polemizzare con Saviano ( uno che rischia la pelle ogni giorno per denunciare gli orrori della camorra ) e tifare contro una nazionale già morta e sepolta di suo. Evidentemente si sentono appagati dal giocare a fare gli sceriffi solo con gli extracomunitari e non ricordano affatto i bei tempi andati nei quali possedevano ancora titoli per parlare di legalità e perfino per sventolare cappi in parlamento. Adesso Bragheheart, sempre rigorosamente con il dito medio alzato perché convinto che l’essere popolani comporti necessariamente il comportarsi da cafoni, ripete in ogni istante il vecchio mantra del federalismo. Il che potrebbe anche essere un bene se non fosse sempre che, affidato in gestione a questa cricca che ci mal governa, ci lascerà eternamente addosso la sgradevole sensazione che alla fine a guadagnarci saranno i soliti ricchi e noti ed a prenderlo in quel posto ovviamente tutti gli altri . “Per fare il federalismo bastiamo io e Silvio”: sfortunato il paese che per riformarsi da cima a fondo ed aggiornare la sua costituzione è costretto ad affidarsi alle estemporanee improvvisazioni di due vecchi buontemponi affetti da evidenti esiti di turbe cerebrovascolari. D’altra parte le esternazioni di Bragheheart sono ormai a tutti tristemente note ancor più di quelle dei fasciosocialisti. Dai mitici tempi in cui magnificava le erezioni della lega inebriato dal profumo Dur e sbandierava l’uso del tricolore in loco della carta igienica, per arrivare al giorno d’oggi alle raffinate disquisizioni sulla leggerezza della condanna in appello per concorso esterno in associazioni mafiosa di Marcellino mafia e vino ed alle teorie sullo spiedino di Silvio. In effetti, essendosi venduti anima e corpo al padrone di Arcore ed avendo assaporato le delizie del potere di “Roma Ladrona”, non possono permettersi altro che queste piccole battaglie di retroguardia: insomma anche per loro niente quaqquaraquà ma sempre il solito, padronale Coccodè..
Ma nel festival delle scemenze non poteva sottrarsi il vecchio clown, il cabarettista capo tristemente noto in tutto il globo per le sue atroci battute e le mortificanti barzellette alle quali sorridono per contratto soli i suoi servitori. “ La più grande delusione è stata quando ho scoperto che Bocchino era un deputato e non un punto del nostro programma !”. Deve essere stata davvero una mazzata, Chiavatar: anche perché sarebbe stato l’unico che tu e le tue ministre sareste stati capaci di rispettare…

domenica 25 luglio 2010

Monster parade 27

5) GALLO CERONE
Evidentemente non ce la fa, deve essere davvero più forte di lui: per quanto si sforzi non riesce proprio a non tirare in ballo la povera Rosi Bindi, non concepisce che una donna possa essere apprezzata per il cervello e non per culo e tette più o meno siliconate. Evidentemente se lo ripete anche sul lettone davanti allo specchio delle sue brame (Sandrino) quando, lavato via il bitume dal tappetino cranico, eliminato tutto il cerone, smontata la dentiera, tolta la pancera e sfilate le scarpe col tacco, lo interroga smanioso su chi sia il più bello del reame mentre le sue promotrici coccodè gorgheggiano in coro:“Silvio ci manchi”. Purtroppo per lui però, nonostante sia convinto di essere un irresistibile seduttore grazie ad un innato charme in banconote da 500 euro, un individuo anziano, pelato, bassotto e paffuto ha solo uno strumento a sua disposizione per poter essere considerato bello: farselo stabilire per lodo….

4) GOVERNATORI VERDI FRITTI…
Il neo governatore della regione Piemonte starnazza come un’oca del Campidoglio (ultima evoluzione degli ex secessionisti da cortile di Arcore) prendendosela con sorprendente originalità contro le sentenze politiche, i presunti ribaltoni, i fantomatici tradimenti della volontà popolare e via delirando. Insomma il vecchio ma sempre valido copione per gonzi buttato giù in fretta e furia da Bettino, Chiavatar, Cappuccio Cecchetto in P2 e Sandrino il poeta fulminato nel secolo scorso per confondere le acque e tentare così di sfuggire alla galera. Peccato però che, stando almeno a quel che si legge, di irregolarità nel caso delle elezioni regionali subalpine ce ne siano state da far apparire insipidi perfino i panini alla porchetta der mitico sor Arfredo. Insomma, le pecorelle verdi sono sempre più uguali al loro padrone pidduista: ogni volta che perdono un’elezione o che qualche tribunale gli da torto si scagliano belando e sbavando come Pitt Bull lanosi contro i soliti, vecchi brogli e complotti. Sembra pertanto fatica sprecata ricordare i tanti precedenti nei quali gli è stata data ragione, da quello recente in Lombardia (forse anche grazie ai favori della cricca venuta in soccorso a Pirellone e Liberazione portando in dote oro, incenso e Marra), alla sentenza del consiglio di stato che accolse l’istanza cautelare della Lega stessa in Trentino Alto Adige facendo così escludere l’Udc, al pronunciamento del tar sull’ elezione regionale molisana di Stasi e così via. Insomma governatore: datti una calmata, lascia lavorare serenamente i magistrati competenti e tornatene a goderti il ponentino tra le rovine del Foro Romano. Sembra impossibile, ma nel corso dei secoli “Roma poltrona” ha visto perfino di peggio

3) I SEGRETI DI SPRESIAN MOUNTAIN
Apprendiamo con sgomento che tal Riccardo Missiato, sindaco di Spresiano, ha deciso di lanciare la sua “estate sicura”. In pratica si tratterebbe di una campagna per allontanare non solo lucciole e trans, ma anche poveri ragazzi omosessuali. “I gay sono malati e deviati, non possono amoreggiare sul Piave, li identificheremo”. Insomma, per il primo cittadino in questa rovente estate del 2010 i pericoli non sarebbero rappresentati dai corruttori, dai neo massoni, dagli infangatori di professione, dai mafiosi e dai camorristi ma nientemeno che dai gay!. Personalmente non credo affatto che l’omosessualità sia una malattia, di sicuro lo è l’imbecillità che risulta anche molto ma molto contagiosa: basta accendere la televisione, oppure farsi una copia dello “Pseudogiornale” senza protezione, o magari abbandonarsi all’uso promiscuo di “Illibero”. Purtroppo apprendiamo anche che questo signore avrebbe goduto di un appoggio bipartisan: la madre degli stolti e degli intolleranti evidentemente oltre ad essere sempre incinta risulta anche rigorosamente multicolore. A questo punto non resta che augurare a tutti i paladini dell’estate sicura di sprofondare nel girone degli ergastolani priapici in astinenza sessuale da qualche decina di secoli: magari riuscirebbero perfino a fargli cambiare prospettiva…


2) IL RISVEGLIO DEI MORTI VIVENTI
“Berlusconi ha preso in giro me e gli italiani….il Pdl è solo il partito dei ligi ai suoi ordini,…forse si confonde il Pdl che doveva nascere con Verdini ed un gruppo di persone che si fa gli affari propri…quando c’è una macchia la magistratura deve poter indagare, io ad esempio sarei felice di essere intercettato perché non ho fatto niente di male…. Adesso bisogna affrancare la politica dai comitati d’affari. Mediaset non fa gli interessi del paese: blocca tutto, ne fa una questione di monopolio, controlla la Rai , schiaccia La 7. Berlusconi frena la Rai, le fa fatturare Endemol che è sua, distrugge le piccole aziende di contenuti. Manca di rispetto al paese ed ai lavoratori. Ed i deputati non possono essere trattati come sudditi mentre trasforma lo stato in un bordello”
Caspita! Indovinate un po’: a parlare così non è Marco Travaglio, neanche Michele Santoro e neppure Antonio Di Pietro. Queste sono infatti frasi estratte da un’intervista recentemente rilasciata da Luca Barbareschi, parlamentare finiano del Pdl, a Repubblica. Tutto perfetto, camerata: peccato che siano concetti elementari anche per una matricola dell’asilo nido che oltre la metà degli italiani e tutta l’opinione pubblica mondiale (esclusi ovviamente Bush, Putin, Gheddafi, Al Capone e Ruini) ripete ormai stancamente da oltre vent’anni. E svegliarsi magari un po’ prima?


1) DA QUI ALL’ETERNITA’
A quanto sembra siamo ad un passo da clamorose rivelazioni riguardo alle stragi del 92-93, purtroppo però la politica non sarebbe ancora pronta per accoglierle. Fate pure con comodo, per carità: sono passati appena vent’anni, possiamo tranquillamente aspettare un altro paio di secoli. Sembra inoltre accertato che a volere Paolo Borsellino morto non fosse solo Cosa Nostra e che anni e anni di depistaggi, falsi pentiti e sentenze costruite sul fango non possano che confermare le trame insanguinate e fratricide di schegge impazzite dello stato. Ed ancora che negare la scorta a Gaspare Spatuzza sia stato un gravissimo errore, vista l’importanza e l’attendibilità del pentito. Salvatore Borsellino in realtà ci spiegò tutto con estrema lucidità in un’ intervista semiclandestina (You Tube: “Ultima intervista a Paolo Borsellino”) rilasciata poco prima di essere assassinato (ma che coincidenza!) che di certo non avrete mai potuto ascoltare al Minzogiornale, al “Lecca a Lecca” oppure leggere sullo “Pseudogiornale” o su “Illibero”. Evidentemente è proprio vero, la politica non è ancora pronta per accogliere la verità: devono prima avere il tempo di approvare il lodo Alfano…



mercoledì 21 luglio 2010

Nel nome della legge

Spifferi di corridoio riferiscono di un Nanocesare letteralmente al di fuori della grazia divina.
“Ancora con questa stramaledettissima storiella della questione morale?”, sembra abbia tuonato rivolto ai suoi atterriti servitori tra fulmini, saette, frammenti di fili di sutura e schizzi di cerone.
“Cribbio, ma vi sembra possibile che dopo che dopo anni ed anni di culo così mi debba ancora ritrovare tra le balle qualcosa di morale? In cosa diavolo consisterebbe poi questa stramaledettissima questione? Ecco il solito complotto dei comunisti con i loro magistrati politicizzati, le toghe rosse, i teoremi, la giustizia ad orologeria, il golpe, il fango, il tradimento della volontà popolare, il ribaltone! Volete infine i cosacchi pronti ad abbeverare i loro cavalli nelle mie piscine? Volete i mangiatori di bambini al potere, voraci ed insaziabili nel nutrirsi delle vostre fanciulle private così della gioia di chiamarmi “papi”? Volete vivere in un regime di terrore, malattia e miseria senza cibo, libertà, ed ancor peggio senza telecomandi? Volete tutte ministre racchie come la Bindi, visto che le gnocche me le sono già fatte tutte io? Volete che mi abbattano il vulcano giocattolo così raffinato della mia villa preferita? Volete che mi esproprino le tombe fenicie risalenti al medioevo quando visse Napoleone? Volete vedermi in galera? Volete che mi intercettino ogni volta che parlo al telefono con puttane, faccendieri e leccaculo? Volete privarmi dei festini e delle simpatiche cenette? Volete infine restare tutti senza lavoro, ridicoli maggiordomi dei miei stivali? Venite ordunque sotto al predellino a prestare giuramento mistico dal vostro duce, sudditi: non lo vedete che siamo più di due milioni? Non lo sapete che il mio gradimento sfiora il tremila percento? Che ho evitato la terza guerra mondiale, la fine del mondo e pure l’invasione degli alieni? Che sono il miglior presidente della storia, l’unico che abbia vinto scudetti, champions ed anche un paio di crociate? Io solo sono l’unto dal signore! Ghe pens mi!!”
A quel punto tutti i presenti, ben consapevoli del significato sinistro dei soliti deliri senili e degli sproloqui di battaglia del ducetto bonsai, tentarono immediatamente di discolparsi.
“Ma cosa dici sire, noi di quella robaccia li non ne sappiamo proprio nulla! L’ultima volta che ne abbiamo sentito parlare sarà stato al massimo al catechismo!” .
“E poi” tuonò ancora il sovrano sempre più inferocito “tutti questi continui riferimenti alla legalità! Qualcuno di voi sa dirmi di cosa cazzo si tratta?”.
“Non ti preoccupare sire, non è cosa che ti riguardi…” improvvisò tutto sudato un avvocato secco secco tale e quale ad un vampiro. “ La legge non è altro che quell’insieme di norme che ti abbiamo codificato per permetterti di fare ciò che ti pare e piace senza mai correre il rischio di finire davanti ad un magistrato. Tu sei il prescritto dal signore!”.
Improvvisamente, come sempre in estasi mistica dinnanzi al supremo, prese la parola Sandrino, il poeta illuminato:
“O maestoso il mio padrone tutto pieno di cerone, la tua unica morale è sfuggire al tribunale. La tua unica questione è chi avere nel lettone. Non pensare alle sinistre, fatti solo le ministre. Non curarti della legge ama solo noi del gregge! Noi che odiamo i comunisti siam felici che tu esisti…”
“Ma insomma, qui non c’e più rispetto per chi ha dei valori, ed io ne ho accumulati ed occultati a valanghe: chiedete pure notizie a Mills! Mi sono sempre fatto un mazzo così, ho lavorato tutta la vita per violare ad uno ad uno ogni ridicolo articolo del codice penale, civile, tributario, amministrativo, stradale! Ho sempre fatto di tutto per sconfiggere quella maledetta parolina, “moralità”… Eh no, cazzo! Ho riciclato capitali della mafia, ho corrotto politici di tutti i colori, ho assunto ergastolani, ho asfaltato strade piazze e cervelli, ho smistato mazzette pure al Monopoli, mi sono iscritto alla p2, ho mentito spudoratamente e sistematicamente al mio paese ed alla mia famiglia, ho tradito le mie mogli, ho fatto stampare “Una storia italiana”, sono andato a mignotte, ho comprato sentenze, ho fottuto il fisco, ho elargito mazzette a finanzieri giudici ed avvocati, ho creato società off shore, ho comprato calciatori in nero, ho toccato il culo alla Merkel, sono sceso a patti con mafia e camorra, ho distrutto la stamaledettissima libertà di stampa, ho bombardato con l’amico George vecchi, donne e bambini innocenti, ho mandato Mastro Minzo al Tg1 ed ho fatto pure tutti i palinsesti della Rai, ho comprato senatori dell’opposizione, ho sciacallato perfino su Eluana (che per me poteva anche partorire) e sui terremotati, e poi li ho anche fatti manganellare quando sono venuti a rompere il cazzo sotto casa mia: ma non l’avevano capito che li avevo assoldati solo come comparse, ‘sti quattro sfigati? Insomma, “ghe fott mi”; e voi mi venite a tirar fuori questa patetica storiella della moralità? Trovatela e fatela sparire dalla mia vista una volta per tutti, cribbio! E’ un ordine del vostro Cesare: il nano è tratto!”
A quel punto, terrorizzati, non sapendo più dove andarla a cercare i maggiordomi camerati iniziarono a frugare dentro alle vecchie boccette di olio di ricino, Cappuccio Cicchetto guardò sotto l’antico compasso, Semolino Bonaiuto frugò nel suo parrucchino multicolore, il ministro delle papi opportunità tra le pagine ingiallite del vecchio calendario che fece la gioia di tanti camionisti ed adolescenti dalla mano lesta, la Polverini Silvani vien dal Trullo frugò dentro i panini del sor Alfredo, la fascistissima Santachè perquisì accuratamente il suo container di silicone. Abbrancher presentò legittimo impedimento in quanto impegnato in una ricerca dal titolo: “legalità questa sconosciuta”, ma gli fu negato in quanto ministro senza portafoglio. Nel frattempo glielo avevano infatti fregato i socialisti, quelli transitati dall’internazionale al partitone conservatore di massa purificandosi direttamente tra le lenzuola del celebre lettone. La cricca riunitasi al completo per l’occasione comincio subito ad elaborare un dossier per dimostrare che la moralità è roba da culattoni. Bertolaido chiese informazioni dettagliate a Regina del Cacao Meravigliao, la quale non sapendo di cosa farneticasse pensò bene di mandargli una massaggiatrice in bikini. L’aspirante eroe dei due appalti, inoltrato prontamente il conto al furbetto di fiducia, suggerì dunque di cercarne traccia tra i profilattici usati ed opportunamente recuperati dai suoi uomini di scorta. Il Ras ligure, scoperto inopinatamente in possesso di uno scampolo di moralità occultata sotto una valanga di calzini e mutande usate, si difese dalle ire della cricca sostenendo che gliel’aveva regalata a sua insaputa qualche detrattore sfigato e di sinistra. Si pensò allora di andare a cercare informazioni nella mitica Padania, furono pertanto sguinzagliare le ronde armare di mazzafionde, bombette puzzolenti e pistole ad acqua. Le eroiche milizie riuscirono perfino a molestare quattro zingari, due badanti ed un gruppo di marocchini riunitisi in preghiera, e pensarono quindi bene di concludere l’eroica serata festeggiando con una bella bevutina ed una partitina al ‘rimbalza il clandestino’. Loro, assieme a tutti gli altri arditi del gregge, quel problemuccio della moralità, fastidioso come un’emorroide trombizzata, l’hanno brillantemente risolto in senso autenticamente federalista: dalla vita in su sceriffi e giustizialisti con i morti di fame, dalla vita in giù garantisti e culattoni con le braghe calate ad uso e consumo del padrone e dei potenti di turno.
Marcellino mafia e vino chiese infine notizie sulla misteriosissima legalità ai suoi amichetti di Corleone che gli suggerirono di provare a cercarla in qualche pilone della Salerno Reggio Calabria. O magari, perché no, tra i crateri di Capaci o Via d’Amelio .
Alla fine di un’estenuante giornata di forsennate ricerche, un suono inquietante e sinistro squarciò l’atmosfera rarefatta di una torrida serata di mezza estate:
“Gapo, gapo….”
“Ma cosa cazzo è questo rumore? Chi è che rantola in questo modo? Fate fuori quella povera bestia, non lo sentite come soffre?”

“Bedda madre gapo, ma cosa dici? Sono io, il tuo devoto servitor La Rissa! L’abbiamo trovata questa catafottutissima moralità della minchia gabo: è finita proprio laggiù, nel tuo cesso! Ce l’avevi buttata tu da ragazzino, non ricordi?”
“Distruggetela, fatela a pezzi, annientatela! E’ pericolosissima, potrebbe essere contagiosa, mi fa venire l’eritema, i pomfi, l’orticaria. Mi mette paura più della Bocassini, Borrelli, Travaglio e Santoro messi assieme…”
“Ma gabo, è stecchita! L’abbiamo già fatta a pezzi da tempo! Morta, sepolta...”
“Ve l’avevo detto no? Non esiste una questione morale nel mio gregge personale! Si tratta solo di fango, invenzioni di qualche giornale illiberale e di sinistra volto a delegittimarci ma che presto imbavaglierò una volta per tutte! E adesso tutti di corsa a festeggiare al mio festino. Mi hanno mandato quattro gnocche nuove zecca ed io devo scegliere il nuovo sottosegretario all’economia. Sotto a chi tocca col collaudoooo…!”

domenica 18 luglio 2010

Arsenico e vecchi corrotti

PENSAVO FOSSE AMORE INVECE ERA UNA CRICCA

A proposito della geronto-P3 (dove “P” sta per prostata e “3” per i chili di peso) con tutta la sua cricca ed annessa scorta di cateteri e pannoloni al seguito, mai come in questo caso risulta perfettamente appropriato il vecchio adagio del pesce che puzza dalla testa. E pitturarsi il cranio con misteriose tinture bituminose tra il cuoiato e l’arancione, rifugiarsi sotto tonnellate di cerone e sfidare l’eternità a colpi di lifting continuando a piagnucolare contro fantomatici complotti planetari non fa che abbassare ulteriormente il livello del già sgradevole risultato finale. Prendiamo ad esempio l’amena storiella dei sexy dossier campani, uno dei molteplici e maliziosi passatempi dell’arzilla compagnia del tranello assieme alla manipolazione dei verdetti della corte costituzionale, al tentativo di scardinemeto dello stato diritto, al pokerino con l’appalto, al tresette col morto, al depistaggio, alla corruzione, ai rapporti con cosa nostra, al gioco della bottiglia con escort e massaggiatrici generosamente offerte dai miracolati dell’appaltino, all’aggiramento della legge Merlin, alla locazione di immobili a scrocco a ministri, eroi nazionali ed aspiranti santi ( a questi provvede direttamente propaganda fide), alla sistemazione di magistrati politicizzati ( da loro) ed alla violazione di una valanga di altri articoli del codice penale in attesa che Nonsferatu ed il suo ventriloquo Al Nano li facciano sparire del tutto lasciandoci in dote solo l’ immigrazione clandestina, tanto per far contente le ronde e Bragarossa e nel nome sempre nobile del garantismo (applicabile solo a loro, ovviamente). Risulta così finalmente chiarito una volta per tutte il mistero della sparizione della mondezza napoletana: quella scartata perché troppo tossica da Feltry Kruger se la sono imboscata loro tutta quanta a Villa Arzilla per costruirci mirabolanti dossier a luci rosse nientemeno che contro i loro stessi alleati. E solo gli ingenui possono stupirsi dinnanzi al singolare spettacolo di un ras organico ai camorristi intento a sputtanare il rivale in casa sbattendo in prima pagina i suoi presunti gusti sessuali neanche fosse uno sfigato governatore di sinistra oppure un Boffo qualsiasi: secondo il loro codice d’onore evidentemente frequentare trans è più compromettente dell’ essere abituè dei casalesi. Nel mio piccolo, ad esempio, dovendo scegliere una compagnia per un’innocente cenetta con amici non avrei alcun dubbio su quale privilegiare: verosimilmente non “consumerei”, ma di sicuro troverei la conversazione, gli argomenti ed il tono della serata di gran lunga meno sgradevoli.

RICOMINCIO DA P3

Ciò che resta alla fine è solo il desolante quadretto di un gruppo di vecchi prostatici intenti a dare del “frocio” ad un loro alleato con la benedizione del “Nanocesare” e sfoggiando un vetero machismo quanto meno sepolcrale. Ad un simile convitto non poteva non unirsi il più vetro macho di tutti: il leader fossile del partito più vecchio dell’arco parlamentare, il rivoluzionario in ciabatte sigaro e canotta: Bragheheart, il quale con involontario senso del ridicolo (quando cerca di fare lo spiritoso riesce ad essere molto ma molto più greve) ha chiosato che l’amico Silvio (l’ex mafioso di Arcore secondo La Padania d’allora) risulta dotato di efficace “spadino” e di certo al momento opportuno non mancherà di utilizzarlo. Al piccolo vecchio Cesare ed alla devota cricca proliferata nei salotti della sua corte corre in soccorso come sempre la minzoinformazione con reggilingua, aspirabava, bavaglio modello confort di serie e l’indomito Feltry Kruger, il direttor-rex di famiglia, gagliardamente in testa. L’altro ieri ad esempio si scagliava contro quella sinistra che “… Usa anche la D’Addario!”, omettendo di ricordare che nel caso specifico si tratterebbe di un “articolo” (con assoluto rispetto parlando) di seconda mano, risultandone come è noto utilizzatore iniziale (ed anche finale) nientemeno che il suo amatissimo padrone in piena tempesta ormonale tardo adolescenziale nel corso dei suoi festini allietati dalla “Apicella platinum collection”, da una claque di voci bianche e rosa composta da Sandrino e dalle fanciulle del “Club Silvio ci manchi” (soprattutto la tua bustina con 5000 euro) e “sostenuti” dalle immancabili confezioni multiple di Viagra. Oggi poi il direttore fossile se la prende nientemeno che con uno dei pochi giornali che ancora osa dare le notizie, fatto davvero incomprensibile per la Pravda di Villa Certosa. Viene da chiedersi che idea di giornalismo abbiano certe persone: il problema del bavaglio evidentemente per i pappagalli di regime proprio non si pone. Bei tempi quelli nei quali l’allora giovane ed indomito Kruger veleggiava appassionatamente giustizialista sull’onda di tangentopoli flirtando nel contempo con i leghisti , allora anch’essi pazzi per Di Pietro e scatenati contro il mafioso di Arcore e contro tutti i loro odierni alleati nonché camerati di comode poltrone romane! Tanta acqua è passata sotto i ponti , e loro sempre al loro posto: monumento vivente al vero valore fondante della nostra povera, immutabile repubblica,la gerontocrazia. Proviamo a sommare le primavere dei vari Feltry, Dell’Utri, Previti, Bragheheart , Carboni, Chiavatar e via dicendo: arriveremmo altro che all’età della pietra: forse a quella del piombo, viste le ormai certe e disdicevoli frequentazioni del biennio 92-93. E poi inorridiamo pensando che il Nanocesare non solo dovremo sopportarcelo fino al 2013 (diciannove anni dalla discesa in campo, senza contare l’eterno apprendistato alla corte di Bettino: un’eternità!) ma vorrà anche ricandidarsi oltre. In fondo bisogna capirlo: se lui un giorno dovesse smetterla di giocare a fare l’alta carica dello stato cosa cazzo li avrebbe massacrati a fare per un ventennio i suoi poveri servi per sfornargli sempre nuovi lodi e porcate su misura? Quando si dice la vecchia e bassa politica… In tutti i sensi….

giovedì 15 luglio 2010

Bordello primordiale

L’ATTICO FUGGENTE

Qualcuno ingenuamente si sarà chiesto cosa diavolo ci facesse una suprema autorità spirituale come sua eminenza il cardinal Bertone all’interno del salotto più cafonal- chic di quella sottospecie di sodoma e gomorra nel quale si è ridotto il decadente impero dell’amore a pagamento. Sopraffatti dall’angoscia in tanti ci auguriamo che almeno abbia provato un pizzico di pudore nell’accedere in quella sorta di girone degli impuniti ( magari camuffato con minigonna, parrucca bionda e calze a rete più adeguate all’occasione rispetto alla tonaca) per condividere una malsana seratina in compagnia di banchieri plurimputati, sottosegretari indagati, nostalgici ma sempre attivi pidduisti, giornalisti leccaculo ed inevitabilmente col corruttore semplice plurimpunito, il multidivorziato scristianizzatore dell’etica pubblica a colpi di tette e culi nonchè vecchio cabarettista e puttaniere impenitente. E sempre più sconvolti ci spingiamo fino al punto di chiederci se dopo tutto, trovandosi perfettamente a proprio agio con tale compagnia, il cardinale non si sia anche goduto allegramente la seratina a base di pane, vino e rutto libero ( rigorosamente in latino), approfittando magari per ritirare la rata d’affitto, visto che l’attico dell’insetto dalla lingua srotolabile come una tenda da balcone è incluso tra le proprietà di propaganda fide. Tra una risata ed una vecchia barzelletta sui froci o magari sui malati di aids ( vecchia specialità della casa), di certo non avrà trovato il tempo per chiedersi come mai a simili cenette non lo invitino mai personaggi quali Obama, o magari Sarkozy o perché no Angela Merkel: tutta gente con troppo senso dello stato per poter pensare anche solo lontanamente di farsi dettare un banale articolo del codice stradale da monsignor Elio Sgreccia.

BERTONE, BERTOLAIDO E PIERCACASENNO

La cenette galeotta, una sorta di grande evento del cui catering si è occupata direttamente la protezione civile, era in realtà finalizzata a far riscoccare la scintilla dell’amore tra Chiavatar, nevrotizzato dalla piccola rivolta degli schiavi che gli sta mandando di traverso un festino dopo l’altro, ed il figliol prodigo Pierfornicando, un altro moralizzatore dei costumi nazionali divenuto casto e puro dopo avergli votato per anni ogni porcata anche lui sempre in affanno tra un divorzio, una comunione ed un family day. A tal fine sembra che Bertolaido oltre che delle tartine si sia preoccupato di portare anche un paio di massaggiatrici perché si sa, vedendo le stelle i governi spompati risultano molto ma molto più arrapanti. Nonostante gli sforzi di tutti i presenti il clima purtroppo non era quello previsto, come non hanno mancato di far osservare i maggiordomi La Rissa e Gasparetto ormai a loro agio più con le posate che con il manganello, più con l’aperitivo che con l’olio di ricino (da rispolverare solo con i poveri extracomunitari) ed avvezzi alle pratiche del potere assai più dei vecchi, cari e dignitosi democristiani. Spiccavano in particolare le numerose assenze nella caotica corte del sovrano, alcune peraltro giustificate tipo quelle di vecchi faccendieri pidduisti temporaneamente trattenuti in galera. Ad esempio il ras di Imperia, in ansiosa attesa di notizie dalla procura competente, sembra stia ancora chiedendosi se siamo tutti più coglioni nel credere alle sue frottole sulla case regalate oppure nel non renderci conto che a pagargliela eravamo proprio noi, visto che almeno i lavori di ristrutturazione della casetta con vista Colosseo l’uomo della cricca li metteva sul conto spese del Sisde ( cioè dello stato, cioè nostro). Il povero Abbrancher intanto, ministro del nulla distrutto nell’onore senza neanche la soddisfazione di una piccola, insignificante deleguccia, si è ritrovato inopinatamente trombato come una batteria di escort sul lettone di Putin solo per aver azzardato in miniatura ciò che il padrone pratica extra large e con sommo godimento da sempre ( cioè fare cucù ai magistrati neanche fossero la Merkel grazie a leggine su misura). Il tutto ovviamente senza che nessuno dei neo puristi del Secolo, di Farefuturo, dell’Uddiccì oppure della Padania se ne accorgesse, magari solo per sbaglio e di sfuggita. Perciò, costernato, all’invito dell’insetto ha dovuto opporre nientemeno che il legittimo impedimento, visto che buona parte del suo tempo d’ora in poi lo passerà davanti ai magistrati alle prese con l’ennesima storiella italiana Antonveneta- Bnl.

BIANCO ROSSO E VERDINI: ERAVAMO QUATTRO SFIGATI AL BAR…

Ma a disertare la cenetta sono stati anche altri personaggi della corte del nanosovrano, il quale ingenerosamente li ha così inceneriti: ”.. Ma quale nuova P2, sono solo quattro sfigati…”. In realtà sarebbero molti di più ed assai più avvezzi a simpatiche merendine di gruppo che ai salotti imbalsamati in un grande srotolar di lingue. Merende che saranno anche ruspanti, però risultano efficacissime al fine di spartire in santa pace affari, appalti e mazzette di ogni genere e grado (natura inclusa, ovviamente), organizzare pressioni sulla corte per far approvare il Lodo Alfano, smistare magistrati politicizzati veramente (cioè i loro) ed aizzarli a fare il mazzo a quelli non politicizzati ma fatti passare come tali (addirittura un “cancro da estirpare”) grazie alla minzoinformazione, ai mantra ossessivi di Cappuccio Cecchetto, Emilio Fido, Sandrino il poeta, Ca(pe)zzone il radicale per ogni stagione, ed ai manganelli di Feltry Kruger e Beldidietro. E soprattutto, vera specialità della casa, fabbricare di sana pianta allegri dossier grazie anche alla sapiente consulenza di raffinati bibliofili ancora festanti per la condanna a sette anni in appello per mafia e ras campani rampanti con il capo cinto non da una corona d’alloro ma dalla semplice richiesta d’arresto per camorra. Il tutto con il nobile fine di far passare per “culattone “( testuale) il candidato ex craxiano ed oggi ovviamente berlusconiano Caldoro, cioè in teoria uno di loro: vedi come ci si riduce a non avere neanche più uno straccio d’opposizione!. Viene a questo punto spontaneo chiedersi come mai il paladino della privacy, quello che vorrebbe mettere il bavaglio al mondo intero (Onu inclusa) grazie alla più porcata tra tutte le leggi porcata nel nome della sacrosanta riservatezza (leggi: farsi i cazzi propri) riceva ogni volta sulla sua scrivania o su quella del direttore di famiglia tutte quelle schifezze che poi con sommo godimento sbattono immancabilmente in prima pagina, dalla ciofeca Boffo, alle intercettazioni di Fassino che esulta ingenuamente per una banca, ai video Hard di Marrazzo in crisi di astinenza da trans, per arrivare alle case di D’Alema e così via. Evidentemente anche qui ci sono i dossier e le intercettazioni rosse, cattive, e quelle della libertà e dell’amore: eroiche e rispettose della privacy come Mangano e Graviano,ovviamente…

sabato 3 luglio 2010

E liberaci dal nano oscuro

LA PARABOLA DEL BUON ESRGASTOLANO
Grande euforia nel gregge delle impunità: aver spuntato una condanna a sette anni di galera (partorita dal grembo di una corte d’appello più materna e protettiva di un editoriale di Mastro Minzo, di una poesiola di Sandrino o di una massaggiatrice suggerita da Regina del Cacao Meravigliato) per un padre fondatore frequentatore abituale dei più pericolosi tra i boss di cosa nostra, di spacciatori di droga, di eroici ergastolani pluriomicidi e di feroci sicari scioglitori nell’acido deve essergli sembrato un autentico prodigio. Roba da far schiattare d’invidia l’altro vecchio attrezzo della triade arcoriana, quel fu ministro Cesarone già condannato in via definitiva per corruzione in atti giudiziari grazie al denaro in libera uscita dall’arcipelago delle società off shore del corruttore semplice eternamente miracolato estratte dal cilindro magico dell’altro avvocato, quello inglese a sua volta corrotto e prescritto ( anche se Mastro Minzo vuole convincerci che è stato assolto). A noi comuni mortali che assistiamo sgomenti all’osceno tripudio dei vari Cappuccetto Cecchetto, Ca(pe)zzone e Bragheheart, resta solo il dilemma di cosa abbia finalmente redento il devoto di Mangano conducendolo infine sulla retta via nel corso del fatidico biennio ‘92/ ‘93. Erano gli anni in cui la prima repubblica implodeva per eccesso di malaffare, furoreggiava mani pulite in un clima di esaltazione collettiva, i corrotti facevano la fila davanti alle procure per confessare spontaneamente le loro malefatte, tintinnavano le manette, fischiavano gli avvisi di garanzia, rotolavano stimatissime teste, crollavano scintillanti carriere ed alcuni arrivarono perfino a togliersi la vita. Il compagno Achille iniziava a fantasticare sulla sua utopistica gioiosa macchina da guerra alla guida della quale sarebbe poi inesorabilmente finito per schiantarsi e Vittorio Feltri ancora sbavava per Antonio di Pietro. Nel frattempo missini e leghisti, pregustando praterie elettorali lungo le quali lanciarsi spregiudicati al galoppo, sventolavano cappi in parlamento ed inorridivano per la negata autorizzazione a procedere nei confronti Bettino ( oggi votano docilmente tutti i lodi del Signore, legittimo impedimento e le leggi bavaglio incluse) per poi precipitarsi al Raphael a scagliargli contro insulti e monetine. Ed infine, dulcis in fundo, ricominciavano ad esplodere le bombe. A proposito delle quali, partendo da piazza Fontana per arrivare a via Palestro passando attraverso piazza della Loggia, Italicus, stazione di Bologna, Capaci, via D’Amelio e via dei Georgofili, alcune conclusioni si possono trarre al di la di ogni ragionevole dubbio, e cioè che si tratta ogni volta di stragi nere, di stragi “di stato” ( “schegge impazzite” dello stato. “Antistato nello stato” da sempre alla ricerca di equilibri e convergenze parallele con tutte le mafie e le varie bande della criminalità organizzata, pronte ad offrire al massimo supporti logistici, materiali e bassa manovalanza) ed infine di stragi da sempre utilizzate con finalità politiche. Ma, cosa assai più importante ai fini della nostra parabola del buon ergastolano, il quegli anni il devoto di Mangano si decise finalmente a compiere il tanto atteso salto di qualità dedicandosi anima e corpo alla costruzione della nascente Forza Italia: da “cosa nostra” dunque a “cosa sua” ( di Silvio…). Con conseguente, meritatissima, promozione sul campo: da mafioso doc a berlusconiano ad honorem.

LA LEGGENDA DEL SANTO CORRUTTORE
Il padrone intanto pazzeggia per il mondo con al seguito la solita corte di nani, ballerine e nipotine in età prepuberale recitando stancamente i vecchi,volgarissimi spettacolini da basso cabaret itinerante. Recentemente pare sia stato avvistato in Brasile ove, dopo aver rivendicato i valori fondanti della sua religione (affari, figa e calcio: e poi qualcuno ancora si stupisce che vinca sempre alle elezioni!), ha sorprendentemente accantonato un ventennio di furore anticomunista rivendicando la solita “perfetta sintonia” stavolta nientemeno che con Lula, un tipo tutta barba, falce e martello, sindacato e lotta di classe. Se domani decidesse di fare una visita anche ai watussi , sicuramente riuscirebbe a convincerli di essere anche lui alto due metri (“Ghe pens mi”, in fondo gli basterebbe solo rialzare di mezzo metro i suoi tacchi..) . Dicono che al mondo nessun comunicatore sappia sintonizzarsi meglio di lui con i peggiori istinti, la panza e le viscere del paese. E che questi ogni volta gli rispondano in uno sgradevole tripudio di borborigmi: “Meno male che Silvio c’è”…


I PROMESSI ESPLOSI
In quella guerra per bande alla quale si è sorprendentemente abbandonato il gregge delle impunità spiccano in questo periodo le figure da pirla inanellate a ritmo di record da Bragheheart e dai suoi rissosi e fratricidi pretoriani in piena ansia da successione. Del resto, se esordisci atteggiandoti a rivoluzionario per poi trasformarti in cacciatore di poltrone, lottizzatore e nepotista peggio di un buon socialista d’annata non puoi essere altro che un pirla. E poi contro quale palazzo dell’odiato oppressore romano si scaglierebbero le fantomatiche armate dei secessionisti orobici scesi in marcia dalle mitiche valli padane, contro il ministero dell’interno della Repubblica Italiana saldamente in mano a tal Roberto Maroni da Varese, contro quello dell’economia capeggiato dal sapiente valtellinese Giulio Tremonti o magari contro i dicasteri veneti doc di Sacconi, Brunetta e Luca Zaia? Stringerebbero sotto assedio il ministro delle riforme ( il mitico Bragheheart in persona!), quelli della pubblica istruzione e del turismo ( le avvenenti lombarde Gelmini e Brambilla), o magari direttamente palazzo Grazioli, correndo così il rischio di far incazzare sul serio il padrone brianzolo per avergli mandato a puttane (letteralmente) il solito festino? Se per anni spari a pallettoni contro Berluskaz il mafioso di Arcore per poi trasformarti nel suo cagnolino da guardia più fedele, pronto a votargli docilmente in parlamento tutte le porcate finalizzate all’impunita sua e di tutta la cricca di delinquenti spingendoti al punto di ironizzare perfino su un reato come il concorso esterno in associazione mafiosa ti qualifichi sempre più come un pirla. Se ti atteggi a ruvido sceriffo per poi accanirti solo contro barboni, morti di fame e ladri di polli porgendo al contempo terga e completa copertura giudiziari a tutte le malefatte dei potenti di Roma Ladrona sei un pirla all’ennesima potenza. Se sbraiti a Pontida contro “Roma ladrona che chiude i rubinetti alle regioni” dimenticando che la manina galeotta appartiene ad un unico individuo ben noto a tutti, Giulio Tremonti, sei pirla ed anche molto smemorato. Se ti fai prendere per il culo dal signore con la mitica “devolution” inesorabilmente ed inevitabilmente impallinata dal referendum e poi ti riduci a combattere piccolissime battaglie di retroguardia a base di piscio sulle moschee, rimbalza il clandestino, ronde padane, guerre del crocifisso, lotta al burqua, all’inno e tifo contro la nazionale, con tanto di adolescenziali sgambetti all’odiata città eterna quali il pedaggio sul grande raccordo anulare e la guerra al gran premio dell’Eur ed alla candidatura olimpica, sei un pirla ed anche un po’ sfigato. Se sei ormai il più vecchio tra i partiti della seconda repubblica, avvezzo alle più disdicevoli pratiche dell’antica partitocrazia, non solo sei un pirla ma anche un traditore dei tanti elettori che in buona fede da anni credono in te e nei tuoi (presunti) valori, contribuendo col loro voto a metterti l’amata poltrona romana sotto il culo. Insomma se sei ormai a tutti gli effetti tu la vera Roma Ladrona una sola secessione puoi ancora permetterti: quella da te stesso…

giovedì 1 luglio 2010

Sotto la canotta niente

(Nonostante lo stand by, dovuto essenzialmente alla perdurante overdose di impegni personali con conseguente drammatica carenza di tempo libero, desidero salutare e ringraziare i pochi amici che ancora passano qui a trovarmi ed approfitto per aggiungere questo breve ma sentitissimo post..)

Commosso fino alle lacrime per un destino da sempre ostile e beffardo nei confronti del suo carissimo amico Silvio, il Braveheart in bragone e canottiera esterna oggi con sommo sprezzo del ridicolo: “A Silvio qualcosa dovremo pur concedere”! Come se vent’anni vissuti spudoratamente sull’onda di tonnellate di “porcate ad personam” (senza calcolare le precedenti, generosissime e ben retribuite donazioni ereditate dalla peggior prima repubblica) non abbiano consentito al ducetto bonsai di salvare le traballanti aziende pappandosi anche bocconcini prelibati quali la Mondadori, gonfiare a dismisura la proprie ricchezze personali e risparmiarsi anche la seccatura di qualche scomodo annetto di meritata galera. Il tutto in un tripudio di servitori e maggiordomi in camicia nera, rossa e verde, avvocati corrotti ed avvocati corruttori, giudici a buon mercato, senatori amici e sodali di eroici mafiosi ed ergastolani pluriomicidi, giornalisti leccaculo, zombi riciclati, camorristi, dittatori ex ufficiali del kgb, massoni e pidduisti, servitori deviati dello stato e bombaroli, ladri di agendine rosse, aspiranti veline, spacciatori, escort e puttanoni di ogni genere e grado. Davvero commuoventi questi rivoluzionari da salotto divenuti via via sempre più feroci con le formiche ed allo stesso tempo i più fedeli e scodinzolanti tra tutti i guardiani delle malefatte di “Roma ladrona”, quella che del resto li vede ormai protagonisti indiscussi da almeno un quindicennio. Ci verrebbe quasi voglia allora di suggerire ai secessionisti in pantofole di concedere all’amico ed ex “mafioso di Arcore” qualcosa di assai più intimo e personale della solita generosa leggina ad personam, se non avessimo purtroppo la triste certezza che tutto ciò stia in realtà accadendo da almeno tre lustri. Elargite dunque al vostro signore anche l’ennesino dono, che questo si chiami “Lodo Alfano costituzionale” esteso a tutti ministri ( per proteggere compiutamente dalle malefatte di toghe rosse e subdoli sicari donatori di appartamenti galantuomini quali ad esempio Brancher, Scajola e Matteoli) o magari “legge bavaglio”, in grado di consentire alla cricca radunatasi all’ombra del padrone di continuare a brindare nottetempo (e nel nome della privacy) ad ogni terremoto, catastrofe naturale o grande evento spacciato per emergenza nazionale sulla quale banchettare tra vecchi amici, magari in compagnia degli eroici fratelli Graviano (quelli che non parlano mai…), mentre una brasiliana in bikini ti porta in paradiso grazie ad un sapiente body massage e gli uomini della scorta vanno a caccia come cani da tartufi di preservativi usati .Perché in definitiva da tutte queste squallide storie di ordinario malaffare e dispotismo servilista che ci intossicano da almeno un ventennio una sola certezza emerge granitica ed inaffondabile come un iceberg, e cioè cosa indossi il senatur sotto la canotta in occasione delle cenette a lume di candela di Arcore: niente.