giovedì 1 aprile 2010

Striscia la sinistra

(nonostante lo stand by, un commento alle regionali si impone...)

“Con questi dirigenti non vinceremo mai!”. L’anatema evergreen di piazza Navona, gonfiato a dismisura dalla solita solenne incazzatura, rumoreggia minaccioso tra il nostro popolo frustrato risultando però ancora una volta fuori misura se rapportato ad un paese che nell’ultimo secolo è riuscito ad abbandonarsi con disinvoltura all’abbraccio per il duce, alla paludosa ed eterna prima repubblica, per approdare infine dentro l’orribile incubo berlusco”nano” concedendosi soltanto rarissime, salutari boccate d’aria pura. Inseguendo questa logica autolesionistica un giorno potremmo finire con l’ esporre le foto di Antonio Gramsci, del compagno Ercoli e magari del mai tanto rimpianto Enrico Berlinguer appendendoci sotto il cartello “Nonostante questi dirigenti non abbiamo vinto mai un cazzo”. In realtà è davvero da ingenui ritenere che il mistero buffo dell’identità del Pd si risolva cacciando per l’ennesima volta fuori della porta gli illuminati ( tanto poi rientrano dalla finestra. Parlo di quelli che volevano far fuori Vendola per sostituirlo con l’irresistibile Boccia per poi legarsi mani e piedi a cavalli vincenti quali De Luca e Loiero) per mettere al timone al loro posto i sia pur validissimi Scalfarotto, Serracchani, Marino o Adinolfi ( per dire). Il problema è che dalla caduta del muro di Berlino e da Tangentopoli in poi, mentre a destra si ricompattava all’ombra del biscione il solito blocco conservatore sbracatamente anticomunista, populista con venature pidduiste, xenofobe e clientelari, la “cosa” che nasceva dall’altra parte ( la gioiosa macchina da guerra) non poteva più dirsi comunista, tantomeno Dc di sinistra, ne a maggior ragione riproporsi come un’ennesima versione dello sputtanatissimo socialismo ( nobile stirpe politica assassinata dall’esule di Hammamet e dai suoi “compagni” prontamente riciclatisi a destra con un salto della quaglia paragonabile a quello di migliaia di fascisti nostrani dopo la caduta del duce). E cosi, provenendo da una storia molto diversa da quella dei democratici americani e non potendo motivare e mobilitare le masse nel nome del “riformismo” (molto più semplice e produttivo farlo nel segno del “Grande Fratello”, delle “Champions”, di “Amici” e delle veline) quello che è venuto alla luce è solamente un “partito ombra” eternamente in bilico tra trincea e salotti ( con netta prevalenza dei secondi). Se oggi Berlusconi può permettersi di dire “Io so’ io e voi nun siete un cazzo” loro possono dunque replicare: “Noi semo noi, quindi nun semo un cazzo” . Bisogna riconoscere che uno squarcio di sereno ci riscaldò cuore ed anima nell’ indimenticabile stagione di quell’Ulivo che infatti, terrorizzati dalla prospettiva di creare qualcosa di finalmente competitivo con la quale sporcarsi le mani nel mercato del consenso elettorale, gli strateghi progressisti hanno precipitosamente occultato in soffitta assieme a Prodi ed alle vecchie cianfrusaglie: Dio solo sa quanto ci avrebbe fatto comodo oggi, l’Ulivo! Anche se bisogna riconoscere che l’indimenticabile vittoria della primavera del ‘ 96 fu resa possibile soprattutto dalla corsa solitaria della Lega altrimenti anche allora, nonostante tutto, saremmo stati asfaltati come sempre dal padrone nano dell’ amore a pagamento.

Il primo gesto del nuovo governatore della regione Piemonte è stato quello di ripagare la Cei per il suo intervento a gamba tesa contro la Bonino e la Bresso dichiarando il proposito post talebano (come tutta la politica leghista) di accantonare la Ru 486 nello scaffale: davvero degli innovatori questi leghisti trionfatori nella nuova vincente Padania verde! In effetti disporre di una presenza capillare sul territorio conta da morire: la gente riesci a prenderla per il culo molto meglio, soprattutto se sei solo alleato ma non proprietario di cinque televisioni su sei, case editrici, quotidiani, magazine e servitori di ogni genere e grado. E puoi anche permetterti il lusso di convincere le anime morte delle valli che Berlusconi è “Berluscaz il mafioso di Arcore” e Di Pietro un eroe popolare per poi cambiare radicalmente posizione, giurare fedeltà al sovrano, incollare il culo alle poltrone romane continuando a gridare “Roma ladrona”, ed infine indicare gli immigrati come il male assoluto diffondendo la favoletta che li vorrebbe i veri criminali nel paese di mafia camorra e ndrangheta mentre intanto il padrino santifica Mangano, Dell’Utri e Cosentino e smercia mazzette a destra ed a manca . E spiegare che sono sempre gli sporchi “negher” che insozzano, stuprano e ti portano via il lavoro, magari mentre la tua fabbrichetta tira avanti grazie a loro (sempre che nel frattempo tu non abbia provveduto a spostarla in Romania), la moldava pulisce il culo al tuo pupo o magari sollazza il nonnetto arrapato, ed il tuo governo pieno di fascio socialisti trama per rendere ancora più facili i licenziamenti . Bossi, l’unico vincitore delle regionali assieme a Bagnasco, dice: “La gente vede una faccia come quella di Cota e la vota”. E certo: magari anche pensando tra se: “Ma si, poveraccio”. Nel mio piccolo, la prossima volta che una donna mi chiederà notizie sulla possibilità di interrompere una gravidanza senza ricorrere ai rischi di un intervento chirurgico ( o magari di poter ricorrere ad una fecondazione assistita con norme non più retrive di quelle dello Zimbabwe tanto caro al direttore della Rai ) la indirizzerò direttamente nell’ufficio del governatore, o magari nel lussuoso studio di Bagnasco.E qui iniziano le dolenti note, soprattutto per un cristiano sia pur pessimo come il sottoscritto. La chiesa ancora una volta si è schierata dalla parte dei “valori”, e quelli della nostra destra come è noto sono ben celati all’interno delle società “off shore” create dall’indimenticabile avvocato corrotto e prescritto e tra le regolette del simpatico “Rimbalza il clandestino” ideato dalla trota in persona, quella appena eletta a furor di popolo e di padre. Devono apprezzarlo davvero tanto oltretevere questo anziano campione d’etica e di valori cristiani che si beve in minorenni un paio di famiglie, diffama direttori di Avvenire e sei riempie la casa di mafiosi e di mignotte. Anche perché poi con un paio di family day, il crocifisso bene esposto nelle aule e qualche bella mancetta di stato alla scuola cattolica, l’amore come è noto trionfa sempre sull’odio e sull’amore. Davvero un pessimo momento questo per le gerarchie ecclesiastiche sempre più distanti dal popolo e non capite dai fedeli: invece di scalciare sotto la cintura candidati puliti come la Bonino e la Bresso potrebbero cercare di fare chiarezza sugli scandali di casa propria, partendo da quello terribile della pedofilia. Forse è per questo che a molti di loro fa tanta paura la legge194: hanno paura che gli venga meno la materia prima.
Ma dal voto emergono anche alcune note positive: finalmente abbattuto il mostro della laguna, colui che pieno d’amore si scagliava contro le “elite di merda” autoproclamandosi il ministro più popolare del pianeta. Frequentasse un po’ meno i cimiteri di Hammamet ed i vecchi avanzi di balera della prima repubblica forse rimedierebbe qualche voto un più: dopo quelle di Raffaele Fotto, siamo in trepidante attesa di festeggiare anche le sue dimissioni. Per quanto riguarda il risultato, è chiaro a tutti che ad essere premiato è il centrodestra, ma papi non può certo cantar vittoria: il suo famoso predellino, quello che doveva portarlo a scalare le vertiginose vette del 50% con il suo partitone popolare di massa, galleggia su percentuali inferiori a quelle della sola e mai tanto rimpianta Forza Italia ed al nord appare ormai un pallido satellite della lega. Intanto il centro rimane rosso ( ma anche un po’ più verde) , nel Lazio trionfano i “duri e buri” delle nerissime province fuori porta (come cazzo ha fatto Rutelli a farsi fottere il Campidoglio da uno come Alemanno? Meno male che almeno lui è scappato via..), ed a papino rimangono solo Campania, Calabria e Sicilia: calcolando l’influenza enorme della mafia, della camorra e della ndrangheta sul voto in queste regioni, ai nostri occhi tutto ciò appare solamente un grosso problema. Mentre dalla Puglia Vendola conferma la sua caratura di possibile leader nazionale, contrastante appare l’interpretazione del successo dei grillini. Non c’è dubbio infatti che le “cinque stelle” le abbia viste soprattutto la Bresso e che loro peschino voti solamente a sinistra, pertanto un bel regalino alla Lega l’ hanno confezionato eccome. Vedremo adesso assieme a loro se il miracolato Cota bloccherà la tav, proporrà la cacciata dei condannati dal parlamento o valorizzerà le tematiche eco ambientali ( in realtà le uniche fonti rinnovabili che sembrano essere apprezzate nel centrodestra sono le escort e le ministre nel lettone di Putin). Altrettanto vero però è che i loro principali punti programmatici sono tanto condivisibili quanto da sempre schizzinosamente snobbati dai dirigenti del partitone anonimo. Ai quali come è noto il popolo fa un po’ schifo, soprattutto quando prova ad organizzarsi una rappresentanza da solo ( cioè sempre più spesso).
La prima reazione di Bersani al voto quale è stata? Ma quella di proporre nuovamente il dialogo, ovviamente! Deve proprio essere un riflesso condizionato, il famoso “istinto bicamenrale”: spereranno di trovarci finalmente un po’ di gnocca anche loro dopo tutti questi anni a base di seriorissime Finocchiaro e Rosi Bindi? “Dialogo”: fantastica parola, se solo ci fosse gente onesta con la quale intavolarlo! Liberi di sedersi al tavolo con mafiosi, riciclati, corruttori semplici e pidduisti, liberi noi di ostinarci a non seguirli. Restiamo in trepidante attesa di un segnale di cambiamento, che a questo punto non può che venire da destra: chi l’avrebbe mai detto, siamo ridotti a sperare su Farefuturo! Nel frattempo annotiamo che non è vero che con questi dirigenti non vinceremo mai: una volta traghettato definitivamente il Pd all’interno del Pdl festeggeremo finalmente anche noi giurando solennemente in piazza, e poi ascoltando il Minzogiornale con una copia di Libero sotto il braccio ed urlando a squarciagola assieme a papi: “Meno male che Pigi c’è”