martedì 30 marzo 2010

Blog in stand by

Causa di forza maggiore, per il momento il blog non verrà aggiornato. Vedremo in seguito se e con quali modalità riprendere. D'altra parte questo, così come altri spazi deberlusconizzati, si dimostrano ogni giorno di più totalmente inutili (forse perfino controproducenti, vista la ben nota e remunerativa tendenza al vittimismo del ducetto bonsai). Come dimostra infatti l'esito delle recenti elezioni regionali, precedute da una campagna elettorale mostruosa ( altro che amore...), fatta a pezzi l'Italia adesso non gli resta che finire di sfasciare gli italiani.

martedì 23 marzo 2010

Bragheheart nella palude dell'amore prezzolato

Noi ci saremmo anche accontentati delle risate fatte fino ad allora, ma la premiata compagnia comica del vecchio clown col suo patetico carrozzone dell’ “amore a pagamento che vincerebbe sempre sull’odio e sull’invidia” ( ma purtroppo non è così, altrimenti questa putrida palude nera che ci ammorba da un ventennio si sarebbe prosciugata da un pezzo) ha deciso di prolungare il suo spettacolino fino all’esilerante flop di piazza S Giovanni, teatro di un ristretto gregge di esaltati stipati fino all’inverosimile in uno spicchio di deserto e spacciati da un visionario cotonato ed allucinato nientemeno che per un milione di persone. Ma forse il devoto del signore e degli appalti stava parlando al telefono di terremoti ed alluvioni con qualche amico birbantello ed ha confuso le cifre dei presenti con quelle delle mazzette. Per una volta permettetemi però di dissentire dal grande maestro Eugenio Scalfari: il discorso di Chiavatar in effetti faceva veramente cagare, la peggiore delle sue patetiche repliche con tanto di stucchevoli domandine da televendita da sempre irrimediabilmente uguali a se stesse ( “Volete i comunisti mangiatori di bambini?” , “Volete pagare tante tasse?” , “Volete che finalmente mi sbattano in galera?”, “Volete censurare i programmi che osano rivelare che frequento puttane, corrotti e mafiosi? ”, con le comparse pronte ogni volta a rispondere: “beeee”), ma la piazza non era affatto migliore del suo protagonista, anzi se possibile era molto ma molto peggiore. Sabato i cittadini italiani potevano infatti scegliere di testimoniare a Milano in favore delle vittime della mafia, oppure di manifestare a Roma contro la privatizzazione dell’oro azzurro. Ebbene, queste sparute legioni assoldate per pochi euro o magari solamente con la promessa di una gitarella tutto compreso ( “Ai panini ce penza Arfredo”) , hanno scelto di schierarsi al fianco del “corruttore semplice” amico dei latitanti, dei pidduisti riciclati, dei mafiosi, delle escort e dei birbantelli dell’appaltino nonché censuratore impudente di trasmissioni televisive a lui sgradite (ma non ai circa sei milioni di spettatori di Santoro). “Voi con le procure noi con Berlusconi” recitava un gigantesco striscione in testa ad un corteo: potete dirlo forte!!! Ecco, tra le guardie ed i ladri invece questi qui hanno scelto i ladri: pessima scelta e pessima piazza, caro Eugenio, davvero pessima! Evidentemente innervosito dal megaflop della manifestazione, Cappuccio Cecchetto ha dato il meglio di se ( equivalente al peggio per qualunque altro essere umano esclusi La Rissa e Ca(pe)zzone) inventandosi di sana pianta, dopo le procure politicizzate, nientemeno che le questure rosse, definizione diventata ormai un cult tra tutti gli appassionati del genere trash. In effetti vista dall’alto la piazza faceva davvero impressione: un palco enorme situato nel bel mezzo del nulla e qualche decina di migliaia di comparse stipate tra due strettissime ali di gazebo. Ma nonostante tutto l’effetto televisivo (e con esso il beneficio elettorale) è comunque assicurato: effetti speciali stupefacenti faranno apparire la piazza magicamente simile ad un’oceanica adunata popolare, ed inoltre se assisterete al Minzogiornale indossando gli appositi occhialini godrete di un effetto tridimensionale così realistico che non facendo attenzione potreste anche rimediare un ceffone da La Rissa, inciampare su Brunetta o beccarvi uno schizzo di cerone in pieno volto. In tutto questo delirio la cosa più saggia l’ha detta incredibilmente Umbertino “ Bragheheart” Bragarossa: “Io sono l’unico a non aver mai chiesto soldi a Berlusconi! ”. A quel punto avranno sicuramente iniziato a fischiare le orecchie di tutti i presenti ancora in possesso dell’udito o di apparecchi acustici ancora funzionanti, a partire ovviamente dai presenti sul palco ( chissà quanto avrà sborsato il bisunto dal cerone per costringerli ad una pagliacciata misticheggiante ed umiliante come quel patetico giuramento: almeno un decennio di prese per il culo garantite!) per finire a buona parte delle comparse prezzolate sul parterre. Bisogna riconoscere che questi leghisti ex rivoluzionari conservano il gradevole sapore antico delle cose buone fatte in casa e che, come ogni gran vino che si rispetti, più invecchiano più diventano pregiati. Sono ormai il partito più arcaico sulla scena politica ed il solo udirli ancora oggi pronunciare, con fare masochistico e le dentiere sferraglianti, il loro caro, vecchio motto “Roma ladrona” ispira perfino tenerezza. Da giovani siamo tutti rivoluzionari, da adulti ci trasformiamo in moderati, invecchiando si finisce col diventare conservatori, e loro lo sono al punto tale da aver svenduto al padrone tutta la loro forza propulsiva per dedicarsi ad insignificanti battaglie di retroguardia quali la difesa del crocifisso nelle aule, la lotta al pericolosissimo burqua, la distribuzione di saponette anti immigrato, il giochino delle ronde, le carrozze per extracomunitari, la difesa della poltrona nel palazzo e l’apertura di qualche nuovo circolo bocciofilo. In tutti questi anni si sono sempre più incollati come cozze alle amatissime seggiolone capitoline, hanno lottizzato tutto il lottizzabile a partire dalla Rai, sono ricorsi con autentico furore a tutte le pratiche della vituperata prima repubblica, compreso ovviamente quel nepotismo sfrenato che porterà nelle liste elettorali nientemeno che la torta, sperando che gli elettori si dimostrino più clementi di tutti quei professori ( terroni?) che l’hanno bocciato a raffica. Si sono legati mani e piedi (venduti non per soldi, dice Bragheheart, ma solo in cambio di poltrone) a Berluskaz, il loro ex mafioso di Arcore, sono stati parte integrante dei governi più centralisti della storia repubblicana, si sono felicemente accasati a Roma esattamente come i barbari dei secoli scorsi, entrati nei confini dell’impero attratti dal suo splendore e dalla sua cultura e finiti per diventarne nella decadenza i più strenui difensori. Il buon Cota, più che un vigoroso guerriero gallico con la pozione magica, sembra un paffuto gattone del Colosseo intento a crogiolarsi “cor sorcio in bocca” beatamente sbracato su un capitello del Foro e sollazzato da un refrigerante ponentino. Recentemente i secessionisti ( dalla secessione) hanno abolito del tutto l’unica tassa federalista, l’Ici, hanno varato un decretino salva liste con il quale il governo centrale ha cercato di scavalcare le competenze regionali, hanno votato scudi e condoni a volontà, autentica manna dal cielo per mafiosi e camorristi di ogni ordine e grado, hanno governato a braccetto con gli amici dei birbantelli dell’appaltino senza riuscire a pronunciare neanche un semplice sospiro. In questi anni l’ unico tentativo di modifica dello stato in senso federalista ( probabilmente frettoloso e parzialmente fuori misura) l’ ha fato l’odiato governo Prodi con la modifica dell’articolo quinto, l’unico affondo in gran parte fallito contro corporativismi e burocrazie l’ ha tentato Bersani con le sue lenzuolate, trovando fiera opposizione nei camerati di Aenne, i paladini dei maneschi tassisti romani. E come se non bastasse hanno votato tutte le porcate “ad personam” del padrone, facendosi anche prendere per il culo con la mitica devolution, quella che tutti quanti, anche i bimbi dell’asilo nido, sapevano benissimo sarebbe stata affossata da un referendum popolare
Adesso, nonostante si apprestino a papparsi tutto il lombardo veneto e forse anche il Piemonte, appaiono più che mai i veri pretoriani dell’imperatore. Ecco se c’è una forza che si oppone alla caduta dell’ultimo residuato bellico della prima repubblica, il pidduisata amico di Bettino, di Mangano e di Dell’Utri nonché beneficiato all’ennesima potenza dalla vecchia ed odiata partitocrazia, questa è proprio la Lega Nord. Roma ladrona, dormi pure tranquilla e beata per almeno altri tremila anni: Bragheheart occhiutamente veglia su di te..

venerdì 19 marzo 2010

Piange al telefono

Finalmente l’ha ammesso anche lui: a Trani è stato commesso un reato! Peccato che il solo nominare questa indigesta parolina gli abbia causato una contrattura riflessa della mandibola con conseguente cedimento dei fili di sutura ed amputazione completa della lingua. Purtroppo però il paese non potrà beneficiare di qualche sospirato scampolo di meritato silenzio in quanto, per sua fortuna, tra le schiere di schiavetti pronti ad immolarsi per lui ( davvero terrificante anche il solo immaginare di ridursi in uno stato di servilismo strisciante come quello sfoggiato in questi giorni dagli zerbini del ducetto) non sarà certamente un problema trovare qualche donatore pronto a fornirgliene una nuova di zecca ed ipertrofica al punto giusto. Forse però il reato in realtà commesso in quel di Puglia non è quello al quale alludeva lui ( le intercettazioni per nostra fortuna ancora non è riuscito a bloccarle). Per la precisione risulta infatti violato l’articolo 338 del codice penale (“chiunque usi violenza o minaccia ad un corpo politico, amministrativo o giudiziario….per impedirne in tutto od in parte o per turbarne l’attività è punito con la reclusione da uno a sette anni”): di certo non il frutto avvelenato di legislatore eversivo e bolscevico, visto che il tutto risale all’epoca del fascio. Ecco: il serial killer del codice penale, il torturatore di articoli innocenti, il terminator della costituzione ha deciso di dedicare il suo furore distruttivo anche contro questo povero, oscuro codicillo. Alla base di tutto il suo agire quotidiano deve trovarsi una forma patologica ed irrefrenabile di compulsione a delinquere associata all’eterno, sgradevolissimo atteggiamento da povera vittima innocente reso credibile solo nel nostro paese grazie alla servile devozione dei dipendenti di Tele Zimbabwe associata alla cecità assoluta delle pecorelle della libertà. Non appena il teleguidato ed etero diretto pseudo ministro Angeligor lo informa dell’esistenza di una legge, di una norma, o magari anche solo di un semplice minuscolo articoletto del codice stradale, lui si eccita come un dodicenne davanti al paginone di Playboy e proprio non riesce a non ridurlo subito in mille pezzi. Tutto ciò viene involontariamente confermato dal prode Feltry Kruger, che recentemente titolava a nove colonne:“Silvio accusato di tutto, ci manca solo l’abigeato”. Ecco, il furto di bestiame effetti non potrà mai vederlo protagonista, visto che le pecore già da tempo sono tutte sue. In questa campagna elettorale da comiche finali l’opposizione in effetti potrebbe anche limitarsi a stare immobile e godersi in silenzio lo spassosissimo spettacolo: le risate (amarissime) che ci stanno fanno fare questi incapaci che sventuratamente ci governano sono meglio di dieci puntate di Ballarò e Lecca a Lecca messe assieme. Prima il mistero del panino con Bombolo Alfredino attardatosi causa crisi ipoglicemica, bulimia compulsiva e successiva aggressione da parte di radicali liberi e affamati , poi il comico (de)cretino interpretativo che nessuno è mai riuscito ad interpretare. Successivamente ecco irrompere sul palcoscenico del Bagaglino il devoto direttore Stanlio Scodinzolini: appena uscito da un interrogatorio segretato, in piena tempesta ormonale e vittima di un raptus di incontinenza verbale, il devoto gregario dell’amore pensa bene di precipitarsi a chiamare il suo amatissimo oggetto del desiderio per spiattellargli al volo tutto quanto. Ma che razza di paese: uno non può neanche telefonare al suo padrone in santa pace che subito arriva un magistrato comunista a dirgli che è proibito dalla legge! Capito bene? La legge! Come se per questi qui abbia mai contato qualche cosa! Ma qui ci vogliono subito gli ispettori, cribbio! Nel frattempo la signorina Silvani Polverini vien da Ariccia rimbalza come un ultrà impazzito dalla curva nord alla curva sud alla ricerca di qualche voto in più, non rendendosi conto di portare anche una sfiga pazzesca visto che la Roma non vince più neanche a briscola da almeno un mese mentre la povera la Lazio appare sull’orlo di un’ irrefrenabile crisi di nervi. Infatti se la incontrano malauguratamente per strada i tifosi capitolini, per una volta uniti dal destino, tirano fuori tutti gli amuleti e si danno una vigorosa grattata di palle neanche gli fosse passato davanti un povero gattino nero. Infine ecco irrompere in scena armati di passione, guepiere e reggicalze “I promotori della libertà”, paladini del padrone pronti ad allietare le cenette di Villa Certosa ed a fungere da eterna claque per i prossimi immancabili predellini del nonnetto. A tale dimostrazione di virile potenza, l’eterno delfino imbiancato opporrà la sua nuova, inutile correntina: “Spartacus”, la rivolta degli schiavi. Infine sabato tutti in piazza per il solito bagno di folla a base di eterno vittimismo cosmico elevato all’ennesima potenza, deliri maccartisti fuori tempo massimo e tonnellate di squallido populismo allo stato puro: piazza Venezia è molto più vicina a Piazza San Giovanni di quanto comunemente non si pensi! Assisteremo così al solito spettacolo indecente di centinaia di migliaia di scomposte e sguaiate pecorelle ( stima del devoto Mastro Minzo, milioni invece secondo la questura) pronte a immolarsi per il sacrosanto diritto del padrone alle sue amate mazzette (tipo quella, confermatissima anche dalla cassazione, versata al corrotto Mills) ed alle sue volgarissime telefonate grazie alle quali chiude ed apre programmi televisivi a piacimento, maltratta e brutalizza i dipendenti collocati nella Tv di stato, scrive la scaletta e gli editoriali del Tg1, pianifica carriere televisive ed istituzionali di aspiranti stellette compiacenti e si organizza seratine con escort. Anzi, già che ci sono le pecorelle magari gli faranno anche una bella ricarica visto che per raggiungere la piazza, come in un poco memorabile B-movie, sono state precettate tutto compreso dal padrone. Poi si scaglieranno contro i magistrati, comunisti quando svelano le malefatte del grande censore e corruttore e servitori dello stato quando ammanettano un dirigente pugliese del Pd poco prima del voto regionale (chissà perché stavolta nessuno starnazzerà contro la solita giustizia ad orologeria). Alcuni giorni fa abbiamo assistito alla terrificante esibizione di Cosentino e Caldoro sul palcoscenico in collegamento telefonico col ducetto, uno spettacolo davvero per palati forti: un sottosegretario con richiesta d’arresto per camorra al fianco di un vecchio residuato bellico del latitante di Hammamet fuggito con due condanne definitive per corruzione e finanziamento illecito sul groppone ( inseguito dagli ululati di missini e leghisti, adesso tutti in piazza col grande corruttore: misteri della storia, potere del denaro, manipolazione di fragili cervelli da parte della televisione) al telefono con un pluriprescritto mai assolto in eterna fuga dai suoi processi. Questa è la classe dirigente del paese da vent’anni e quella probabile della regione Campania dal prossimo 28 marzo: poi dicono che la camorra esulta, e ti credo che gli hanno fatto sparire via tutta la monnezza! Le rovine dell’Aquila invece stanno ancora tutte li: probabilmente, mentre i poveri cittadini si danno da fare con le carriole, l’eroico Bertolaido assieme ai suoi amici birbantelli sono ancora troppo distratti ed impegnati a festeggiare ed a…ripassare. Infine il gregge reclamerà il proprio diritto al voto, che non si capisce bene da chi gli sia negato visto che tutti potranno tranquillamente recarsi al seggio anche nelle regioni nell’occhio del ciclone. Se poi, come sembra, le elezioni laziali verranno anche rinviate allora si che saremo alle comiche finali dell’ennesimo “predellino ad nonnettum”, utile solo per ricompattare e rimotivare un po’le sue sgangherate armate dell’amore a pagamento: care pecorelle in piazza, un mare di lacrime vi seppellirà…

martedì 16 marzo 2010

Senti chi parla

Quando i colpi si fanno bassi, i bassi iniziano a colpire: a partire ovviamente dalle temute, folgoranti intercettazioni. A dire il vero per sottrarlo all’ennesimo sputtanamento intergalattico, anziché cercare di affossare un prezioso strumento di indagine a disposizione di magistrati e forze dell’ordine nel tripudio di amici mafiosi e colleghi corruttori, agli zerbini del padrone potrebbe forse essere sufficiente staccargli il telefonino. A quel punto per riuscire a sistemare in santa pace aspiranti stelline mogli di senatori sul mercato, smistare appalti e consulenze d’oro a parenti birbantelli, organizzare cenette simpatiche a base di escort assieme a Giampy e Bertolaido, esaltare le doti pratiche ed…orali di ministri e sottosegretari e censurare liberamente programmi televisivi scomodi il padrone potrà sempre ricorrere ai “papini” (variante brianzola dell’antica arte sicula del “papello” acquisita grazie ai preziosi insegnamenti dell’eroico stalliere Mangano), ai piccioni viaggiatori, ai messaggi nella bottiglia, al telefono senza fili, ai segnali di fumo, alla telepatia oppure alla propria clonazione, ispirandosi ovviamente al prototipo perfettamente riuscito della famosa pecorella Dolly, quella attualmente impiegata in qualità di sottosegretario al ministero delle papi opportunità grazie a capacità e doti comunicative decisamente superiori rispetto al titolare del “dicastero per grazia ricevuta” (anzi: forse più che altro data. Peraltro attualmente anch’egli impegnato nella creazione degli esclusivi circoli delle “massaggiatrici della libertà”). Siccome però tra il dire ed il fare c’è di mezzo il dna, proibitiva è risultata la ricerca di materiale genetico riconducibile al titolare dell’amore al punto che i paleontologi governativi sono riusciti a rinvenire scarsissime tracce di acidi nucleici fossili frammisti a cerone, push up, guepiere e bandane solo tra le lenzuola del celebre lettone. Papi d’altra parte in questo periodo appare decisamente nervoso, e bisogna anche capirlo: lui vorrebbe solo essere lasciato libero di censurare in santa pace tutti coloro che gli stanno sulle palle grazie ai servigi dei suoi dipendenti sistemati ai vertici della tivvù pubblica e dei cosiddetti organi di garanzia come ogni rispettabile ducetto che si rispetti, e quei fetenti magistrati comunisti non se la piantano di intercettarlo neanche quando si chiude dentro al cesso! Andando avanti su questa strada perversa finirà che il tasso di democrazia nel nostro paese salirà a livelli paragonabili perfino a quelli dello Zimbabwe: inaudito anche a detta di personalità notoriamente indipendenti ( dall’indipendenza) quali il solerte Mauro Masi! Inoltre il povero papino duecentomila persone oneste ed incensurate in piazza tutte assieme (venticinque secondo i torturatori della Diaz e di Bolzaneto e gli assassini di Stefano Cucchi) disposte a manifestare nientemeno che nel nome della democrazia, della legge e della costituzione non le aveva mai viste prima d’ora in tutta la sua vita neanche negli incubi peggiori! E così, in mancanza di un provvidenziale terremoto o di una semplice alluvioncina, per sfornare validi argomenti di depistaggio e propaganda da gettare in pasto al devoto Minzogiornale ecco l’immancabile denuncia del clima d’odio ( vera specialità della casa padronale) con tanto di fantomatico attentato a base di bombe taroccate e successiva cattura dell’ennesimo, pericoloso latitante. Quest’ultimo episodio in particolare risulta davvero singolare: Cicciolino, oltre ad interi battaglioni di fanatici e devotissimi killer mediatici posizionati nelle trincee di ogni pixel del vostro lcd ed arcipelaghi di società “off shore” distribuite in tutta la galassia, deve possedere anche un bunker segretissimo ove assieme agli scrigni contenenti i preziosi testicoli affidatigli dai servitori per non avere ingombro, alle statuine del Duomo prestate a Tartaglia, ad interi container di silicone ed alle farfalline da regalare alle veline in transito, custodisce anche rinchiusi i cento latitanti più pericolosi del paese pronti per essere tirati fuori dal cilindro e consegnati alla patrie galere esattamente nel momento del bisogno, cioè subito dopo la fine di una manifestazione dell’opposizione e cinque minuti prima della sigla del Minzogiornale: un tempismo filogovernativo davvero stupefacente!
Ma adesso da buon utilizzatore finale papi ha rotto gli indugi ed ha deciso di rinunciare perfino all’amatissimo legittimo impedimento, quello che gli hanno messo nero su bianco Al Nano e Nonsferatu ( sotto sua dettatura) e che lui si autocertifica da solo ogni volta che scappa da un’udienza per poter raggiungere la sospirata milionesima prescrizione. Ha deciso finalmente di salire su quel banco degli imputati che lo attende da circa mezzo secolo? Ma no, intende solamente scendere in piazza a capo del suo gregge pronto a manifestare contro il più odiato tra gli articoli della costituzione, quello che pretenderebbe di imporre perfino all’eletto dal Signore il principio eversivo: “La legge (e le regole) sono uguali per tutti”. Una vera bestemmia golpista e comunista alla quale contrapporre con la solita prepotenza il credo dell’amore fascista, leghista e pidduista: “la legge si applica solo agli sfigati ed agli immigrati mentre si interpreta con tutti i furbetti, i corrotti ed i potenti di ogni ordine e grado”. E se questi incapaci non riusciranno neanche stavolta a scrivere un “decretino ad listam” o delle “porcate ad personam” in grado di parargli costituzionalmente e definitivamente le chiappe, nel cassetto ci sono sempre pronti ad essere utilizzati il processo breve, il Lodo Alfano tre e l’ immunità parlamentare: insomma la solita, eterna impunità. Magari il tutto commissionato ancora una volta grazie a qualche semplice telefonatina finalmente sicura, essendo nel frattempo state affossate tutte quante le intercettazioni. Telefonata però alla quale chiunque conservi un briciolo di dignità residua, di schiena dritta e di amor proprio d’ora in poi non potrebbe che rispondere: “ Silvio chi? Scusi, ha sbagliato numero.”

sabato 13 marzo 2010

Menzogne elettorali

Lo scellerato destinatario della mielosa raccolta di pensierini di Sandrino ( poi ricoverato in coma iperglicemico), pubblicata dalla casa editrice artigliata grazie all’ennesima nanomazzetta con il titolo: “L’amore trionfa sempre sull’odio e sull’invidia” ( in caso contrario ci pensa il criceto aspirante rottweiler La Rissa, una delle tante camiciole nere scolorite pronte a roteare il manganello in faccia ai poveracci con le mutande ben calate ad uso del padrone), ha deciso che è giunta l’ora di mostrare all’opposizione, ai giudici ed a Santoro chi sia nel nostro paese ad avere i coglioni per davvero: infatti si appresta a portarne in piazza centinaia di migliaia. Purtroppo ciclicamente si ripresenta l’ora di una nuova campagna elettorale, ed ecco allora la reincarnazione brianzola di Mario Merola lesta ad estromettere brutalmente dalla scena le inutili teste (anche per evidente carenza di materia prima) per dare quindi il via alla solita vecchia sceneggiata in stile “chiagni e fotti” (le sue uniche, esclusive specialità assieme alle mazzette) ottima per raggiungere un’assoluta empatia con le amatissime “panze”. A quel punto, appaltata la ricostruzione del muro di Berlino agli amichetti di Bertolaido, indossata la maschera furente del sopravvissuto ad un gulag ed imbracciato il mitra fregato all’ultimo giapponese in guerra nella giungla, l’unto è pronto a concedersi ancora una volta al gregge in piena indigestione da panino, contribuendo così allo sfondamento del buco nell’ozono grazie alla solita emissione di nubi tossiche, quelle che produce ininterrottamente da circa vent’anni nel silenzio complice di una destra che ha svenduto la sua anima e l’antica dignità per trenta denari si è ridotta a miniculpop privato del ducetto. Il quale grazie ai suoi lamenti riesce ogni volta a scatenare sussultori riflessi orgasmici nelle scalmanate fans del club “Silvio ci monti”, contrazioni di visceri e sfinteri tra i maggiordomi dell’amore e pirosi gastrica nel povero Alfredino. Il problema è che certi soggetti non solo si confermano ogni giorno di più bugiardi patentati, spudorati, amorali ed anche un po’ cafoni: è che riescono contemporaneamente a mostrare una faccia come il culo tale che dopo l’ennesima asfaltatura cranica Cicciolino, al posto della bandana, potrà tranquillamente indossare un paio di mutande. Ma questo purtroppo l’avevamo già capito tutti da un pezzo. La ricostruzione del pasticcio buffo delle liste regionali infatti, con tanto di spaventosi zombi radicali cachettici in sciopero della fame da settanta giorni intenti ad inseguire con fare cannibalesco il pingue Alfredino e la sua riserva di ghiotti panini, per concludere quindi la giornata con un bel cannone ottenuto rollando le liste del Gdl e sniffando la Polverini, se non fosse gravissima sarebbe davvero esilarante. Imbestialito dalle domande di un provocatore, messa temporaneamente in soffitta la mai praticata teoria su quell’ “amore che prevarrebbe sempre sull’invidia e sull’odio”, il padrone lo ha lasciato impietosamente azzannare da uno dei suoi cangnolini neri da guardia per poi fargli amorevolmente presente che “la sua giornata è rovinata fin dal mattino quando si reca davanti allo specchio per pettinarsi”. Lui di certo questi problemi non li ha, visto che alla cura del suo cranio ci pensano gli operai della premiata ditta “Asfalti & Bitumi” e che gli specchi glieli hanno fatti tutti a pezzi da anni per risparmiargli la struggente constatazione di come, a furia di restauri selvaggi, il suo aspetto stia divergendo sempre più dalla specie biologica originaria per avvicinarsi a quello di un curioso esemplare di tirannosauro rex nano. Sempre grazie allo spirito gandhiano che lo contraddistingue, Papino il Breve ha quindi promesso fuochi d’artificio (che poi sarebbero solo le solite bombette puzzolenti sulle toghe politicizzate, la sinistra dell’odio in lotta contro l’esercito del bene e via sputazzando frasi sconnesse pericolosamente confinanti col trattamento sanitario obbligatorio), ha dichiarato che batterà Primo Carnera a braccio di ferro, Homer Simpson in una gara di rutti, Pierino la peste a chi piscia più lontano e Rocco Siffredi a chi si è trombato più ministri nell’ultima legislatura. Poi si è scagliato contro l’odiata piazza della sinistra, terribile mix nientemeno che di innocenti e magistrati, alla quale lui ne contrapporrà una fatta di colpevoli, prescritti, impuniti e mafiosi di ogni ordine e grado, tutti quanti perfettamente simboleggiati dalla sua unica, inimitabile figura. Per concludere infine dichiarando che a piazza del Popolo assisteremo solamente ad una stomachevole ammucchiata, un’ inezia se paragonata a quelle che si tengono regolarmente nel lettone di Putin. Ma la bugia più grande, quella che dovrebbe smascherarli una volta per tutte, i pinocchietti del regime la sparano sostenendo che loro non farebbero mai fuori una lista avversaria grazie a dei cavilli legali. Peccato infatti che è esattamente ciò che è capitato di recente in Trentino, dove hanno fatto escludere l’Udc alleata con il centrosinistra, in Molise dove hanno ottenuto il capovolgimento del risultato elettorale e conquistato la regione, e nell’indimenticabile storiaccia laziale della Mussolini, quella estromessa grazie a delle firme falsificate che poi si sono scoperte fabbricate da loro stessi. Per non parlare infine delle indegne polemiche sui brogli elettorali in quelle due occasioni (su due) nelle quali l’invincibile unto dal cerone le ha buscate da un Prodi in versione Rooney: gli unici brogli dimostrati infatti erano proprio quelli loro. Chissà che la tecnica della disinformazione di regime non paghi anche stavolta, complice ovviamente quell’ignobile censura delle trasmissioni televisive degna della solita repubblichetta del Banana. I dirigenti del servizio pubblico e della mitica Agcom, gli unici cagnolini capaci di riportare indietro l’osso ancor prima che il padrone l’abbia lanciato, hanno dimostrato una volta di più di avere le palle. Infatti le tengono ben custodite dentro preziosi scrigni depositati in un conto “All Iberian & testicula” aperto dal prescritto ma corrotto David Mills nello Zimbabwe ( il paese africano dove, a detta dello stesso Mauro Masi, le pressioni del potere sui media sono inferiori che da noi): il signore sa perfettamente che potrà fare di loro tutto ciò che vuole…. Ora infatti siamo in campagna elettorale ed i coglioni per il Cainano saranno tutti quanti preziosissimi: bisogna darci sotto a mistificare, sbraitare, confondere, urlare, agitare le acque, mentire e depistare nella consapevolezza che una colossale bugia, ripetuta all’infinito ed amplificata dai media asserviti, finirà per diventare inevitabilmente verità consolidata. Si dice che la storia la scrivano i vincitori: qui da noi invece ne stanno inventando una versione propagandistica e truffaldina da dare in pasto alle panze una banda di zelanti esecutori dalle lingue ipertrofiche asserviti ad un potere in prolungata ma inevitabile agonia. D’altra parte mentre infuriano gli scandali, quelli furbi come Casini e forse Fini e Tremonti stanno iniziando un po’ alla volta a defilarsi per salvare chiappe e poltrone e la Lega si accinge a papparsi tutto il nord est, cosa l’avrebbero inventati a fare pseudo personaggi estremi come il “direttorissimo” Mastro Minzo?

mercoledì 10 marzo 2010

Decreto gregge

Approfittando di una democrazia temporaneamente in pausa panino, autorevoli noleggiatori del pensiero al miglior offerente ( sempre il solito) scodinzolano finalmente liberi e felici tra le macerie del regime dell’amore tossico illustrandoci come, secondo loro, la sostanza debba necessariamente prevalere sulla forma, postulato sul quale da sempre si fonda ogni regime autoritario che si rispetti. Deve essere in base a questo principio che l’ormai mitico “Arfredino” ha pensato bene di imbottire il celebre panino alla porchetta con un bel pezzo di caciocavallo e due fette di mortadella, la stessa che trangugiava l’indimenticabile Strano (indifferente più che mai alla forma) nel giorno della caduta di Prodi in quel povero senato ridotto dai maggiordomi dell’amore al rango di un bivacco trash di caciaroni e sguaiatissimi vaccari. Per la destra più eversiva e populista dell’universo d’altra parte le sacre regole contano com’è noto da morire: l’importante è che se le siano scritte da soli (assieme a quei quattro avvocati pappagallo ai quali nessuno che si prenda la briga di ricordare ogni tanto l’esistenza di quell’odiosissimo volumetto chiamato costituzione), ma soprattutto che se le possano modificare secondo i propri porci comodi ogni volta che lo desiderano (anzi, secondo i comodi del più porco di tutti, visto che gli altri vivono solo di luce riflessa e comode poltrone segregati nel loro ruolo di eterni zerbini). Qualcuno più realisticamente sussurra, facendo ben attenzione a non essere intercettato, che il pasticciaccio delle liste sia stato determinato dalla manifesta incapacità ( nonché bulimia) dei messaggeri di corte sommata alle faide “intestine” tra le varie anime morte: deve essere proprio per questo, non a causa della figuraccia fatta, dello spavento causato dalle minacce dei feroci radicali liberi e dalla necessità di sfuggire all’ira omicida del leader dell’odio, che Arfedino se ne sta rinchiuso da sette giorni dentro al cesso uscendone solo camuffato e rigorosamente sotto scorta. Infatti apre la porta solo quando “je portano er panino”….
Il governo ormai sull’orlo di una crisi di nervi ( in pratica: il suo status psichico abituale), dopo la ridicola performance del “(de)cretino ad listam” imposto brutalmente al capo dello stato e rivelatosi comicamente inutile ( immaginiamo la scena del povero, terrorizzato presidente pallido al cospetto della maschera tribale del leader dell’amore: “ Toglietemi tutto, ma non la mia penna!”), nello stesso pomeriggio impone la fiducia sull’ennesima porcata utile far scappare Bugs Bunny dai processi e convoca la piazza nel nome della potenza del Banana. Fervono dunque gli sforzi organizzativi per l’ennesima manifestazione a partenza dal basso, anzi dal tappo: per i pullman si vedrà, la gnocca la porta il capo, ai panini “ce penza Arfedo”. Chiudetevi dunque bene negli appartamenti e mettete al sicuro i vostri figli ( sopratutto se adolescenti e di sesso femminile) e gli oggetti di valore: state per assistere infatti al terrificante spettacolo di migliaia e migliaia di corrotti e corruttori, nani e ballerine, evasori fiscali, massoni e pidduisti, falsificatori di bilancio beneficiati dai condoni, condannati in primo, secondo grado ed anche in cassazione, prescritti accompagnati da avvocati ridens, rinviati a giudizio, birbantelli miracolati dalla premiata ditta Bertolaido & co., cognati di Balducci, cugini di Anemone, amichetti imprenditori di Verdini Matteoli e Letta, massaggiatrici dello sporting club, ballerine del Cacao Meravigliao, calendariste istituzionali a luci rosse, fascisti e razzisti di ogni ordine e grado, picchiatori neonazisti collezionisti di opere d’arte, bruciatori di barboni, aspiranti torturatori di immigrati, riciclati nostalgici di Hammamet e di Salò, ronde padane, vittimisti e piagnoni di professione, Minzodipendenti dal cervello fritto, censori della pubblica informazione in servizio permanente effettivo, spacciatori di cerone e botulino, neocrociati ed atei devoti, sindacaliste gonfiatrici di tessere, tricotrapiantati multipli, mafiosi e camorristi non pentiti ( gli altri andassero pure nell’odiata piazza giustizialista), senatori della ‘ndrangheta, escort ed aspiranti veline con la tessera del club “Silvio ci manchi”, utilizzatori finali e procacciatori iniziali, amichette di Giampy, candidate de “La Puglia prima di tutto”, giornalisti leccaculo, spioni deviati e produttori di dossier spazzatura. Insomma: l’Italia dell’amore (quella secondo la quale le manifestazioni dell’opposizione erano via via raduni di fannulloni, coglioni, sfigati, amici di Spatuzza, complici di Bin Laden e via dicendo) . Tutti assieme appassionatamente intenti a guardarsi attorno ed a chiedersi contro cosa cazzo siano stati chiamati a manifestare dal loro padrone uno e trino ( nel senso dei processi in corso): se contro i panini alla porchetta scaduta di Arfredino, l’inchiostro simpatico della penna di Napolitano, o magari i giudici amministrativi a targhe alterne, buoni quando ammettono le liste di Formgoni e Polverini, fetentissimi quando escludono per palese inosservanza dei requisiti essenziali quella del Gdl ed incapaci di “interpretare” il significato vero e profondo del decreto gregge: “Noi siamo noi e voi nun siete un cazzo”. Davvero comica la storia di questo famosissimo decreto: il governo del fare (ma sarebbe meglio dire “il governo del farsi”) è inciampato nientemeno che in una normativa regionale: tra il dire “federalismo” ed il fare centralista e statalista del ducetto bonsai ci sono di mezzo la truffaldina propaganda in camicia verde ed un paio di fette di salame e costituzione, come potrà confermare, quando uscirà dar cesso, l’incauto e terrorizzato Arfredino.
Ci sarebbe in vista anche un’altra piazza, quella delle persone cosiddette normali e talmente idiote da rispettare le regole, non falsificare i bilanci, evitare di distribuire mazzette, presentare documenti entro i termini stabiliti dalla legge e magari anche arrivare in orario ad uno sportello, e che non ne possono più dei piccoli e grandi abusi che quotidianamente ammorbano le loro vite. E soprattutto detestano l’operato e l’ideologia coatta ed eversiva di un governo che li legittima e fornisce orgoglio ed identità ai loro protagonisti da almeno un ventennio. Davvero commuovente lo sforzo dei berluscones in doppiopetto e barba ben curata di fare di tutt’erba un fascio ( fascio bonsai, considerando le dimensioni del nostro ducetto plastificato e mummificato ante litteram). Costoro (ad esempio Angelo Panebianco, nome che evoca sviolinate celestiali come sempre a senso unico provenienti dalle soporifere colonne dell’”Estintore della sera”) sostengono che il Gdl avrà anche pasticciato, ma il Pd avrebbe dovuto dimostrare senso dello stato facendo cavallerescamente ammettere le liste irregolari ed evitando il solito abbraccio con Di Pietro. Come se fosse meglio finire in pasto ai vari Cosentino, Di Girolamo, Dell’Utri, Previti, Mills, o magari Verdini, Matteoli, Balducci e Bertolaido: chissà che, oltre al casto abbraccio, non si finisca per rimediare anche una bella ripassatina. Secondo questi terzisti il senso dello stato si dimostrerebbe dunque calandosi istituzionalmente le mutande, mettendosi cavallerescamente in ginocchio e porgendo costituzionalmente le terga: “Volete stravolgere le regole democratiche a vostro uso e consumo? Ma prego, si accomodino! Desidera garantirsi l’impunità anche per qualunque reato comune? Ma si figuri! Vuole cambiare la legge elettorale in corso d’opera perchè il suo messo si è attardato a mangiare un panino ed a farsi una pisciata? Ci mancherebbe altro!” Davvero un’opposizione molto civile e democratica, caro Angelo, ma siccome ( costituzione dixit) le chiappe sono uguali per tutti sarebbe interessante scoprire se Cicciolino con tutti i suoi picchiatori professionisti tipo Cicchitto, La Russa, Gasparri e Capezzone farebbero altrettanto: ci permettiamo faziosamente di dubitarne. La piazza di sabato non sarà affatto delegittimata dalla sentenza del Tar; innanzitutto perché siamo in campagna elettorale e manifestare è da sempre prassi consolidata, poi perché di porcate in ballo ce ne sono mille: la fiducia sul legittimo impedimento, le minacce all’articolo diciotto, un decreto salva liste che comunque rimane sulla scena come ennesima testimonianza della prepotenza ed arroganza del governo, l’operato di un esecutivo che ha smarrito completamente dal proprio orizzonte i problemi del paese e legifera ( anzi: decreta) solo in base ad interessi di bottega ed alla tutela delle esigenze processuali del padrone, gli scandali degli appalti distribuiti ai parenti ed agli amici degli amici. A tale proposito, davvero fuori luogo ( e lo dico con il vecchio cuore “cattocomunista” gonfio di rammarico) le manifestazioni d’affetto delle gerarchie ecclesiastiche nei confronti dell’innominabile Leonidao, quello al quale non resterebbe altro da fare che andare a nascondersi: evidentemente paga davvero bene Cicciolino e ci tengono troppo a far fuori la terribile peccatrice laica Emma Bonino! A questo punto chissà che per la prossima ripassatina qualcuno non gli faccia la sorpresa ( non sappiamo quanto gradita) di mandargli un bel corista, magari anche nigeriano, superdotato ed anche molto, ma molto attivo....

venerdì 5 marzo 2010

Panino Democratico

Adesso la notizia è ufficiale: quelli del partito dell’amore mercenario sono definitivamente fuori di melone! Un pizzico di saggezza, realismo ed elementare buon senso suggerirebbero infatti, nel bel mezzo di una tempesta perfetta come quella laziale, di prendere innanzitutto a pedate nelle chiappone bulimiche l’incapace “de panza e de governo” così sensibile alle sirene di un panino galeotto al punto da non riuscire neanche a presentarsi in orario allo sportello. Quindi di mettersi in fiduciosa attesa del pronunciamento definitivo della giustizia amministrativa e magari anche dell’inevitabile “leggina” che il governo generosamente sfornerà con la stessa rapidità con la quale ha tacitato, grazie ad un raid squadristico, tutte le trasmissioni televisive scomode nella piena consapevolezza che da noi la legge del più prepotente è l’unica a venir sempre rispettata. Invece loro strepitano e si affannano come forsennati dando un’immagine di confusione ed isteria collettiva davvero insperata per noi poveri oppositori ridotti ormai ai minimi termini. La nipotina del Monnezza, al secolo signorina Silvani Polverini Vien dal Fascio, invoca così invasata un’oceanica sollevazione popolare nell’intento davvero democratico di esibire una minacciosa prova di prepotenza muscolare. Si presentano all’appello un migliaio di incauti elettori (cinquantamila secondo la questura, un milione nei titolo del Tg1), incerti se chiamati a protestare contro il panino alla porchetta proletario, gli uffici centrali circoscrizionali notoriamente bolscevichi oppure il verdetto politicizzato ed eversivo dell’ultima edizione del “Grande Fratello”.
“..Non saremmo responsabili delle nostre azioni!”, tuona nel frattempo il camerata La Rissa dismessa per un attimo la livrea da maggiordomo di Arcore ed indossata la vecchia camicia nera con manganello incorporato. Secondo i soliti ben informati al momento starebbe organizzando una versione post moderna della marcetta su Roma, tanto ai panini “Ce penza Arfredo”. In effetti da questa marea nera sbracata e caciarona possiamo davvero aspettarci di tutto, tranne ovviamente che uno sciopero della fame.
Le voci del padrone si uniscono gagliardamente al belato generale: “Se punite gli elettori si va in piazza!”, titola un Feltry Kruger intento per un giorno ad accantonare in seconda pagina gli amatissimi sacchetti della spazzatura: infatti si è visto in quanti erano a manifestare. Scucchione Beldidietro, il direttore dal pensiero affilato come la punta del suo mento, riesce perfino a stupirci ed a superarsi: “Rapina in corso”: nientemeno! Forse sarebbe stato più appropriato titolare : “Panino in corso”! Il tutto con sommo sprezzo del ridicolo proprio nel giorno in cui i suoi senatori applaudono calorosamente un collega dimissionario e destinato alla galera in quanto uomo inviato direttamente dalla ‘ndrangheta. Ed inoltre il suo governo presieduto da un corruttore semplice sotto processo, tra l’altro, proprio per corruzione finge di voler combattere nientedimeno che? Ma l’amatissima e preziosa corruzione, ovviamente! “In certe vicende bisogna considerare l’aspetto umano”, chiosa in difesa del senatore dimissionario il cattolico dell’amore Giovanardi, lo stesso che certificò il povero Stefano Cucchi ammazzato dall’anoressia e dalla droga, non dalle bastonate dei questurini: il vero e drammatico caso umano evidentemente è proprio il suo. E fanno perfino tenerezza quegli anziani e stanche teatranti come “Parrucchino Giallo” Malaiuti, il venerabile gran maestro Cecchetto armato di squadra e compasso e Renatino Riportino che continuano a ripetere imperterriti da vent’anni la stessa favoletta di Bettino contro la giustizia politicizzata ( in questo caso se la prendono nientemeno che con gli uffici elettorali golpisti!): uno degli effetti collaterali più graditi del prossimo, inevitabile declino del leader dell’amore mercenario sarà la definitiva scomparsa dalla scena politica nazionale di simili reperti archeologici, con tutta la nostra solidarietà preventivamente espressa a quei poveri nipotini che se li ritroveranno sempre tra le palle in mutandoni ascellari pronti a smoccolare contro il portiere comunista, il postino politicizzato ed il maledetto telecomando rosso.
In tutta questa gazzarra indegna nessuno che si fermi per un attimo a riflettere sulla madornale cazzata compiuta da colui che decise di affidare le liste elettorali ad un bulimico incapace di rispettare perfino un elementare limite temporale. E nessuno che si ponga il problema di cosa riserverebbe il destino ad un comune mortale che, ad esempio, volesse presentare una semplice domanda di ammissione ad un concorso pubblico con un’ora di ritardo a causa di un’improvvisa crisi ipoglicemica. Se, come tutto lascia credere, verranno ascoltati i belati del popolo delle prepotenze d’ora in poi varrà il principio che chi sbraita, minaccia ed urla più forte avrà sempre ragione. Da domani dunque qualunque cittadino potrà pretendere, ad esempio, di pagare un bollettino postale fuori orario convocando una piccola manifestazione condominiale, chiedendo una leggina per farsi riaprire lo sportello o magari facendosi inviare direttamente a domicilio da Brunetta l’impiegato fannullone e di sinistra.
Siamo dunque ancora una volta di fronte all’irrisolto problema del rispetto delle regole e delle leggi, tutta robaccia comunista in grado di provocare fatali shock anafilattici in schiere di nostri stimabili concittadini. Una materia però che una signora che si spacciava per sindacalista dovrebbe conoscere e rispettare alla perfezione, se solo non avesse trascorso gran parte del suo tempo ( dicono) a gonfiare tessere piuttosto che ad occuparsi dei diritti dei lavoratori. Deve essere proprio per questo che non si è accorta, o magari ha solo fatto finta di niente, che il suo governo sta scherzando nuovamente con il fuoco dell’odiato articolo 18, per la gioia ed il sollazzo dei soliti ministrini bonsai ideologizzati e fascio socialisti e di quella stessa Confindustria che si propone di cacciar via le vittime di concussione tenendosi ben stretta al suo interno tutti gli onesti corruttori.
In questo mondo di matti ci tocca anche sopportare le uscite fuori luogo dell’indomito Bertolao Meravigliao, il quale invece che dimettersi e scappare a nascondersi per la vergogna in mezzo ai pinguini della Patagonia o tra gli aborigeni australiani, come ogni killer che si rispetti torna sempre nel luogo del delitto. E così eccolo proporre nientemeno che le olimpiadi dell’Aquila: chissà quale tra i suoi amichetti birbantelli troverà la chiave e la ripassatina giusta per riuscire ad aggiudicarsi i sontuosi appalti. Per l’occasione verranno inaugurate anche nuove discipline olimpiche: il lancio del calcinaccio, la maratona con le carriole ed il salto delle macerie, speriamo solo che almeno le piscine non le facciano anche qui un po’troppo lunghe. Papi ne frattempo, nell’intento di sfuggire alle critiche dell’ingrato eterno delfino, si era fatto organizzare da Regina del Cacao Meravigliao un bel viaggetto rilassante in Brasile. Purtroppo per lui ha dovuto rinunciare all’ultimo istante a causa del solito, legittimo impedimento: la massaggiatrice prenotata infatti aveva il ciclo…

martedì 2 marzo 2010

La dura legge del tramezzino

Di fronte a catastrofi organizzative come quelle del Lazio ( ma anche nell’efficientissima Lombardia il casto esercito ciellino non è che sia messo molto meglio) viene spontaneo chiedersi come un cittadino dotato di buon senso possa pensare solo lontanamente di affidare un governo regionale a persone incapaci perfino di presentare regolarmente una lista elettorale. E speriamo che adesso qualcuno del gregge non se ne esca fuori con la storiaccia di Marrazzo e dei trans, altrimenti risponderemmo d’istinto con le escort e le veline, con i “buchi” di Storace, con Mills e con Ciancimino, con Dell’Utri , Di Girolamo e Cosentino, con le prescrizioni e le “leggine ad personam” e finiremmo ancora una volta col parlare sempre delle stesse cose ( non è certo colpa nostra se dal 1994 Cicciolino racconta sempre le stesse frottole solo con un po’ di chili e di capelli in più, e la politica italiana evolve con il passo del gambero ed il ritmo di un moviolone). Nel frattempo, dismesso rapidamente il vestitino rosso sindacato che faceva tanto “politically correct”, la signorina Silvani Polverini vien dal Fascio ha prontamente rispolverato il più congegnale look cafonal trash iperaggressivo così diffuso in determinati ambienti dell’estrema destra urbana capitolina tutta duce, amatriciana e curva nord. Al netto della propaganda elettorale, speriamo che la “lady de fero” abbia almeno capito una volta per tutte che è da pazzi ficcare il proprio destino nelle manone ruvide di un fantomatico autista della municipalizzata locale politicizzato e nostalgico di Hammamet, esponente cioè di un’ assai poco nobile stirpe transitata dall’internazionale socialista alla destra più populista, becera e xenofoba del vecchio continente con la stessa disinvoltura con la quale ingurgita un panino alla porchetta ed un fiasco di Frascati. Questo individuo, antropologicamente sintesi perfetta tra Bombolo, un cugino dei Cesaroni e la controfigura del compianto Mario Brega (l’indimenticabile “Er principe” di Verdone), evidentemente aveva iniziato la sua giornata di gloria non immaginando neanche lontanamente di poter inciampare su una cosa per lui totalmente sconosciuta: le regole. Viene da chiedersi a questo punto se la destra avrebbe frantumato i santissimi perfino al capo dello stato se ad arrivare fuori tempo massimo fossero stati i radicali: le regole democratiche a targhe alterne evidentemente le invocano solo quando gli fanno comodo. Comunque la giornata del prode era iniziata con la solita, delicata telefonata alla sua azienda per comunicare l’ennesima assenza dal servizio(“Nun me rompete li coijoni, c’ho da lavora’pe’ Sirvio”). Dopo essersi alzato praticamente all’alba giusto per l’occasione, cioè attorno alle 11 del mattino, la consueta colazione energetica con cappuccino e cornetto doppio quindi puntatina di rito all’edicola per la solita rassegna stampa a base di “Corriere dello sport”, “Galoppo e trotto” e “Libero” ( ottimo per fare il ruttino), dopodiché passaggio al circolo delle libertà per il ritiro delle sacre liste. Non prima, ovviamente, di un altro caffettino e di una mano a scopa col segretario di sezione. A quel punto di corsa verso l’ufficio elettorale, che il prode raggiunse comodamente circa cinque minuti prima della chiusura del’apposito sportello. Indeciso sulla composizione della lista, e probabilmente memore per qualche istante dei suoi trascorsi di compagno, il messo del Signore pensò bene di uscire fuori sede per modificare un po’ le candidature, magari depennando qualche odiato finiano sostituendolo con vecchi compagni craxian berlusconian pidduisti. Rientrato serenamente nell’ufficio, facendosi sentire i morsi della fame ed in assenza di due bei rigatoni alla pajata con inevitabile coda alla vaccinara, l'eroico non seppe resistere alla tentazione di un gustoso tramezzino. Dopodiché, ampiamente superato il termine ultimo stabilito dalla legge, con grande stupore e costernazione il poveretto trovò lo sportello chiuso e quattro checche accannate pronte a pretendere il rispetto di quella robaccia strana (“Fregole? Regole? Ma de che cazzo state a parla’?”). La frittata ormai era fatta: Il berluschino (circa 115 chili di peso, asciutto e senza vestiti) balbettava su fantomatiche aggressioni fisiche subite dai radicali: quattro non violenti, gandhiani, vegetariani ed anoressici in sciopero della fame da quarantacinque giorni ( “Se so’ sdraijati e nun me faceveno passa’!”. Disse l’omone, omettendo però di aggiungere che li aveva stesi lui stesso a suon di sberle). Tutti intanto a destra pronti protestare nel nome di quella democrazia che in realtà consisterebbe esattamente nel rispetto delle regole che dovrebbero valere per tutti: grandi e piccoli, bianchi e neri, uomini e donne. Ma loro la intendono evidentemente solo come la solita legge del più forte, e meno male che la Silvani Polverini Vien Dal Fascio faceva pure finta di essere una sindacalista! Papino il Breve, come sempre, adesso pensa alla solita leggina ad hoc, tanto il parlamento gliene sta già sfornando una tonnellata tutte assieme: cosa volete che sia una in più? Nel frattempo però Bossi e Casini li pigliano malignamente per il culo, mentre Fini si accorge, e si degna anche di farcelo sapere, che il Pdl così com’è non gli piace mica tanto. Peccato che lo sosteneva anche ai tempi del predellino, quando parlò di “comiche finali” e gridò che non ci sarebbe mai entrato: abbiamo visto tutti poi com’ è finita.
In questo clima infuocato, mentre anche Formigoni rischia di non potersi candidare per la quindicesima volta a governatore della Lombardia in spregio a qualunque regolamento, anche i dirigenti Rai hanno capito benissimo che la misura è ormai colma. Dunque sotto a chi tocca con il giornalismo d’inchiesta contro il malaffare, la corruzione, il malgoverno, le bugie, le candidature impresentabili, gli scandali delle liste? No: sotto con la censura e la soppressione totale di qualunque straccio di spazio informativo non asservito nel nome nientemeno che dell’odiata par condicio! Se per una volta s’incazza e minaccia un clamoroso sciopero della lingua perfino Bruno Vespa devono averla combinata proprio grossa. In Italia abbiamo eversori che si permettono di invitare in trasmissione una prostituta per fargli domande sulle nottate passate con il presidente del consiglio, ed il figlio di un mafioso per chiedergli informazioni sulle misteriose origini di un impero multimiliardario: cosa non farebbe papino pur di riuscire a mettere un bavaglio a Santoro, a Travaglio e ad Annozero…

lunedì 1 marzo 2010

Corruzione e liberazione

Ci sono giornate in cui il destino è davvero beffardo verso tutti i devoti e genuflessi dell’unto dalla prescrizione. Se siete di stomaco forte, provate infatti solo per un attimo a mettervi nei loro scomodissimi panni: hanno dedicato gran parte dell’ altrimenti inutile carriera a starnazzare su commissione contro la giustizia politicizzata, i colpi di stato delle toghe rosse, le sentenze ad orologeria, i teoremi ed i complotti dei magistrati comunisti, i partiti dell’odio e dell’invidia in guerra contro l’esercito del bene, le trame eversive di quel Di Pietro manovrato nei giorni pari dalla Cia e in quelli dispari dal Kgb, e adesso quell’ingrato di un padrone gli commissiona nientemeno che una legge contro quella corruzione alla quale deve tutto il suo potere! Per fortuna loro lo conoscono alla perfezione, il vecchio burlone, perciò capiscono benissimo di essere di fronte al solito teatrino per gonzi molto utile in vista di una difficile campagna elettorale. Anche perché, se al contrario malauguratamente fosse tutto vero, allora si che sarebbero dolori! Come conciliare infatti due decenni passati sull’ottovolante di prescrizioni brevi, depenalizzazioni multiple, impunità spudorate e garantismi a beneficio esclusivo dei potenti con una legge che di fatto andrebbe a vantaggio dei nemici di sempre: la legalità, il diritto, la costituzione? E come uniformare la lotta alle intercettazioni, il legittimo impedimento (prezioso per sfuggire ad una sicura condanna per corruzione, visto il catastrofico esito in cassazione del processo Mills), l’ennesimo lodo Alfano eternamente incostituzionale, il giro di vite sui pentiti, i deliri su fantomatiche “ Protezioni civili spa”, il ripristino dell’autorizzazione a procedere con l’inasprimento delle pene contro il malaffare?
Ma si sa, il bisogno aguzza l’ingegno, e così la fervida fantasia degli azzeccagarbugli di lotta e di governo già galoppa selvaggia nelle sconfinate praterie dell’eterna impunità. Secondo le prime indiscrezioni provenienti dalle tumultuose riunioni di gabinetto ( nel senso letterale di “cesso”, visto il terrore di finire nuovamente intercettati e sputtanati) Angeligor Al Nano ( che nel frattempo a causa delle eccessive frequentazioni nella tana dell’avvocato del diavolo ha smarrito del tutto le sue rudimentali nozioni di diritto) avrebbe proposto un severo inasprimento delle pene per tutti i corruttori al di sopra del metro e cinquanta di altezza, riservando ai rimanenti le attenuanti generiche con conseguente prescrizione per insufficienza di centimetri. Il raffinato postulato avrebbe però dato origine ad una dotta disquisizione in punta di diritto sull’estensione o meno del beneficio a tutti i portatori di scarpe con tacco rialzato. La corrente del gregge facente capo al dottor Scapagnini sembra allora abbia indicato come circostanze attenuanti l’essere stati sottoposti ad almeno una dozzina di restauri a base di lifting e riasfaltamenti multipli del cuoio capelluto. Ma in questo caso si sarebbero rischiati infiniti contenziosi con gli animalisti, per le stragi di milioni di colonie di innocenti botulini, e con gli ambientalisti sul concetto di “modica quantità” di cerone per uso personale. Che nel caso di Cicciolino risulterebbe ampiamente superata, considerando la patina oleosa che ha invaso il Lambro e che secondo gli esperti proverrebbe direttamente dallo scarico del lavandino di Villa San Martino. Abbandonata dunque anche questa strada, i campani del clan del sottosegretario colluso con la camorra avrebbero a quel punto proposto una depenalizzazione specifica per gli ultrasettantenni con al loro attivo almeno una partecipazione ad una compleanno di una diciottenne che li chiamasse papi. Ma anche in questo caso, a causa delle possibili onerose ripercussioni sulle cause di divorzio in corso, si è preferito soprassedere.
Cambiando radicalmente approccio, gli indipendenti ed integerrimi paladini dell’amore prescritto avrebbero pensato bene di aumentare il numero di reati che impedirebbero, in caso di condanna, la candidatura a sindaco, assessore, consigliere comunali, regionale e provinciale, presidente di comunità montane, presidente di consiglio circoscrizionale, di giunte e di consorzi vari, esclusi ovviamente i presidente di squadre di calcio con campi di allenamento a Milanello e lettoni donati da sanguinari dittatori e frequentati assiduamente da escort, aspiranti veline, ministri e candidate. Ovviamente i condannati in questione potranno rivalersi aspirando direttamente ad un posto da deputato, senatore, sottosegretario, ministro e perfino presidente del consiglio, ma solo se in possesso di un curriculum vitae con almeno una ventina di processi a carico ed al massimo un’unica assoluzione. Che poi in pratica è esattamente ciò che sta avvenendo…
Inoltre, sempre nel nome di quel garantismo a beneficio dei padroni che rappresenta la vera ideologia portante di tutto il gregge, questo giro di vite sui reati contro la pubblica amministrazione verrà completamente neutralizzato contrastando gli strumenti usati per stanarli e sanzionarli grazie alla lotta al pentitismo ed alle intercettazioni, al processo breve, al legittimo impedimento, al ripristino dell’autorizzazione a procedere, al futuro lodo Al Nano: una vera pacchia per chi delinque!
Cosa aspettarsi d’altra parte da un governo guidato da un “corruttore semplice” pluriprescritto e praticamente mai assolto, il quale senza una leggina ( che faceva schifo anche a colui che l’ha ideata: l’ex Cirielli) che gli ha accorciato la prescrizione da quindici a dieci anni, un indulto con allegato gentile sconto di tre anni di pena, ed all’incostituzionale Lodo Alfano oggi sarebbe in una cella a San Vittore? In quel caso, considerando che in galera ormai ci vanno solo gli stranieri colpevoli del gravissimo reato di immigrazione clandestina oltre a qualche poveraccio miracolosamente sopravvissuto agli “interrogatori” in questura, immaginiamo già le risse per assicurarsi il privilegio di un posto nella doccia accanto alla sua: non sia mai che gli scivoli in terra la saponetta!
Grazie alla neonata “Corruzione civile spa” guidata dal prode Leonidao Meravigliao in transito tra provvidenziali terremoti, alluvioni e ripassatine allo “Sporting club”, gli illuminati dal signore hanno chiesto consiglio a raffinati ed eruditi consulenti esterni retribuiti a peso d’oro con denaro pubblico svincolato come sempre da ogni genere di controllo. Tra questi spicca un noto neonazista picchiatore e pluri omicida appassionato d’arte al punto da collezionare in villa autentici Picasso, Corot, nonché preziose sculture post moderne di cadaveri immortalati in pregiatissime colate di raffinato cemento. Al suo fianco una squadra qualificatissima composta da “Er caccola”, “Lo Schiavo” ( quello spedito come rappresentante al senato) , “Er Puzzola”, “Er Callaro”, Rocco Tano Cutrupu detto “’U Purceddu”, Cacafenu ‘u Calabbrisi, Svastichella e Pisciasotto.
Alla fine, anche grazie al contributo di tutti questi illustri corruzionalisti, il governo dell’amore sembra abbia finalmente trovato la quadra: verranno inasprite le pene per tutti i corruttori non in regola con il permesso di soggiorno e nel contempo saranno completamente depenalizzate le mazzette pagate in escort. Per festeggiare lo straordinario risultato questa sera Apicella, Giampy, Bertolaido, Regina del Cacao Meravigliao, l’igienista dentale, la callista ed un intero battaglione di veline paracaduate in cima al similvulcano in erezione ( Opsss: in eruzione) saranno invitati alla solita, simpatica cenetta. Gradito come sempre vestitino nero d’ordinanza ed un semplice filo di trucco…