venerdì 19 marzo 2010

Piange al telefono

Finalmente l’ha ammesso anche lui: a Trani è stato commesso un reato! Peccato che il solo nominare questa indigesta parolina gli abbia causato una contrattura riflessa della mandibola con conseguente cedimento dei fili di sutura ed amputazione completa della lingua. Purtroppo però il paese non potrà beneficiare di qualche sospirato scampolo di meritato silenzio in quanto, per sua fortuna, tra le schiere di schiavetti pronti ad immolarsi per lui ( davvero terrificante anche il solo immaginare di ridursi in uno stato di servilismo strisciante come quello sfoggiato in questi giorni dagli zerbini del ducetto) non sarà certamente un problema trovare qualche donatore pronto a fornirgliene una nuova di zecca ed ipertrofica al punto giusto. Forse però il reato in realtà commesso in quel di Puglia non è quello al quale alludeva lui ( le intercettazioni per nostra fortuna ancora non è riuscito a bloccarle). Per la precisione risulta infatti violato l’articolo 338 del codice penale (“chiunque usi violenza o minaccia ad un corpo politico, amministrativo o giudiziario….per impedirne in tutto od in parte o per turbarne l’attività è punito con la reclusione da uno a sette anni”): di certo non il frutto avvelenato di legislatore eversivo e bolscevico, visto che il tutto risale all’epoca del fascio. Ecco: il serial killer del codice penale, il torturatore di articoli innocenti, il terminator della costituzione ha deciso di dedicare il suo furore distruttivo anche contro questo povero, oscuro codicillo. Alla base di tutto il suo agire quotidiano deve trovarsi una forma patologica ed irrefrenabile di compulsione a delinquere associata all’eterno, sgradevolissimo atteggiamento da povera vittima innocente reso credibile solo nel nostro paese grazie alla servile devozione dei dipendenti di Tele Zimbabwe associata alla cecità assoluta delle pecorelle della libertà. Non appena il teleguidato ed etero diretto pseudo ministro Angeligor lo informa dell’esistenza di una legge, di una norma, o magari anche solo di un semplice minuscolo articoletto del codice stradale, lui si eccita come un dodicenne davanti al paginone di Playboy e proprio non riesce a non ridurlo subito in mille pezzi. Tutto ciò viene involontariamente confermato dal prode Feltry Kruger, che recentemente titolava a nove colonne:“Silvio accusato di tutto, ci manca solo l’abigeato”. Ecco, il furto di bestiame effetti non potrà mai vederlo protagonista, visto che le pecore già da tempo sono tutte sue. In questa campagna elettorale da comiche finali l’opposizione in effetti potrebbe anche limitarsi a stare immobile e godersi in silenzio lo spassosissimo spettacolo: le risate (amarissime) che ci stanno fanno fare questi incapaci che sventuratamente ci governano sono meglio di dieci puntate di Ballarò e Lecca a Lecca messe assieme. Prima il mistero del panino con Bombolo Alfredino attardatosi causa crisi ipoglicemica, bulimia compulsiva e successiva aggressione da parte di radicali liberi e affamati , poi il comico (de)cretino interpretativo che nessuno è mai riuscito ad interpretare. Successivamente ecco irrompere sul palcoscenico del Bagaglino il devoto direttore Stanlio Scodinzolini: appena uscito da un interrogatorio segretato, in piena tempesta ormonale e vittima di un raptus di incontinenza verbale, il devoto gregario dell’amore pensa bene di precipitarsi a chiamare il suo amatissimo oggetto del desiderio per spiattellargli al volo tutto quanto. Ma che razza di paese: uno non può neanche telefonare al suo padrone in santa pace che subito arriva un magistrato comunista a dirgli che è proibito dalla legge! Capito bene? La legge! Come se per questi qui abbia mai contato qualche cosa! Ma qui ci vogliono subito gli ispettori, cribbio! Nel frattempo la signorina Silvani Polverini vien da Ariccia rimbalza come un ultrà impazzito dalla curva nord alla curva sud alla ricerca di qualche voto in più, non rendendosi conto di portare anche una sfiga pazzesca visto che la Roma non vince più neanche a briscola da almeno un mese mentre la povera la Lazio appare sull’orlo di un’ irrefrenabile crisi di nervi. Infatti se la incontrano malauguratamente per strada i tifosi capitolini, per una volta uniti dal destino, tirano fuori tutti gli amuleti e si danno una vigorosa grattata di palle neanche gli fosse passato davanti un povero gattino nero. Infine ecco irrompere in scena armati di passione, guepiere e reggicalze “I promotori della libertà”, paladini del padrone pronti ad allietare le cenette di Villa Certosa ed a fungere da eterna claque per i prossimi immancabili predellini del nonnetto. A tale dimostrazione di virile potenza, l’eterno delfino imbiancato opporrà la sua nuova, inutile correntina: “Spartacus”, la rivolta degli schiavi. Infine sabato tutti in piazza per il solito bagno di folla a base di eterno vittimismo cosmico elevato all’ennesima potenza, deliri maccartisti fuori tempo massimo e tonnellate di squallido populismo allo stato puro: piazza Venezia è molto più vicina a Piazza San Giovanni di quanto comunemente non si pensi! Assisteremo così al solito spettacolo indecente di centinaia di migliaia di scomposte e sguaiate pecorelle ( stima del devoto Mastro Minzo, milioni invece secondo la questura) pronte a immolarsi per il sacrosanto diritto del padrone alle sue amate mazzette (tipo quella, confermatissima anche dalla cassazione, versata al corrotto Mills) ed alle sue volgarissime telefonate grazie alle quali chiude ed apre programmi televisivi a piacimento, maltratta e brutalizza i dipendenti collocati nella Tv di stato, scrive la scaletta e gli editoriali del Tg1, pianifica carriere televisive ed istituzionali di aspiranti stellette compiacenti e si organizza seratine con escort. Anzi, già che ci sono le pecorelle magari gli faranno anche una bella ricarica visto che per raggiungere la piazza, come in un poco memorabile B-movie, sono state precettate tutto compreso dal padrone. Poi si scaglieranno contro i magistrati, comunisti quando svelano le malefatte del grande censore e corruttore e servitori dello stato quando ammanettano un dirigente pugliese del Pd poco prima del voto regionale (chissà perché stavolta nessuno starnazzerà contro la solita giustizia ad orologeria). Alcuni giorni fa abbiamo assistito alla terrificante esibizione di Cosentino e Caldoro sul palcoscenico in collegamento telefonico col ducetto, uno spettacolo davvero per palati forti: un sottosegretario con richiesta d’arresto per camorra al fianco di un vecchio residuato bellico del latitante di Hammamet fuggito con due condanne definitive per corruzione e finanziamento illecito sul groppone ( inseguito dagli ululati di missini e leghisti, adesso tutti in piazza col grande corruttore: misteri della storia, potere del denaro, manipolazione di fragili cervelli da parte della televisione) al telefono con un pluriprescritto mai assolto in eterna fuga dai suoi processi. Questa è la classe dirigente del paese da vent’anni e quella probabile della regione Campania dal prossimo 28 marzo: poi dicono che la camorra esulta, e ti credo che gli hanno fatto sparire via tutta la monnezza! Le rovine dell’Aquila invece stanno ancora tutte li: probabilmente, mentre i poveri cittadini si danno da fare con le carriole, l’eroico Bertolaido assieme ai suoi amici birbantelli sono ancora troppo distratti ed impegnati a festeggiare ed a…ripassare. Infine il gregge reclamerà il proprio diritto al voto, che non si capisce bene da chi gli sia negato visto che tutti potranno tranquillamente recarsi al seggio anche nelle regioni nell’occhio del ciclone. Se poi, come sembra, le elezioni laziali verranno anche rinviate allora si che saremo alle comiche finali dell’ennesimo “predellino ad nonnettum”, utile solo per ricompattare e rimotivare un po’le sue sgangherate armate dell’amore a pagamento: care pecorelle in piazza, un mare di lacrime vi seppellirà…