mercoledì 10 marzo 2010

Decreto gregge

Approfittando di una democrazia temporaneamente in pausa panino, autorevoli noleggiatori del pensiero al miglior offerente ( sempre il solito) scodinzolano finalmente liberi e felici tra le macerie del regime dell’amore tossico illustrandoci come, secondo loro, la sostanza debba necessariamente prevalere sulla forma, postulato sul quale da sempre si fonda ogni regime autoritario che si rispetti. Deve essere in base a questo principio che l’ormai mitico “Arfredino” ha pensato bene di imbottire il celebre panino alla porchetta con un bel pezzo di caciocavallo e due fette di mortadella, la stessa che trangugiava l’indimenticabile Strano (indifferente più che mai alla forma) nel giorno della caduta di Prodi in quel povero senato ridotto dai maggiordomi dell’amore al rango di un bivacco trash di caciaroni e sguaiatissimi vaccari. Per la destra più eversiva e populista dell’universo d’altra parte le sacre regole contano com’è noto da morire: l’importante è che se le siano scritte da soli (assieme a quei quattro avvocati pappagallo ai quali nessuno che si prenda la briga di ricordare ogni tanto l’esistenza di quell’odiosissimo volumetto chiamato costituzione), ma soprattutto che se le possano modificare secondo i propri porci comodi ogni volta che lo desiderano (anzi, secondo i comodi del più porco di tutti, visto che gli altri vivono solo di luce riflessa e comode poltrone segregati nel loro ruolo di eterni zerbini). Qualcuno più realisticamente sussurra, facendo ben attenzione a non essere intercettato, che il pasticciaccio delle liste sia stato determinato dalla manifesta incapacità ( nonché bulimia) dei messaggeri di corte sommata alle faide “intestine” tra le varie anime morte: deve essere proprio per questo, non a causa della figuraccia fatta, dello spavento causato dalle minacce dei feroci radicali liberi e dalla necessità di sfuggire all’ira omicida del leader dell’odio, che Arfedino se ne sta rinchiuso da sette giorni dentro al cesso uscendone solo camuffato e rigorosamente sotto scorta. Infatti apre la porta solo quando “je portano er panino”….
Il governo ormai sull’orlo di una crisi di nervi ( in pratica: il suo status psichico abituale), dopo la ridicola performance del “(de)cretino ad listam” imposto brutalmente al capo dello stato e rivelatosi comicamente inutile ( immaginiamo la scena del povero, terrorizzato presidente pallido al cospetto della maschera tribale del leader dell’amore: “ Toglietemi tutto, ma non la mia penna!”), nello stesso pomeriggio impone la fiducia sull’ennesima porcata utile far scappare Bugs Bunny dai processi e convoca la piazza nel nome della potenza del Banana. Fervono dunque gli sforzi organizzativi per l’ennesima manifestazione a partenza dal basso, anzi dal tappo: per i pullman si vedrà, la gnocca la porta il capo, ai panini “ce penza Arfedo”. Chiudetevi dunque bene negli appartamenti e mettete al sicuro i vostri figli ( sopratutto se adolescenti e di sesso femminile) e gli oggetti di valore: state per assistere infatti al terrificante spettacolo di migliaia e migliaia di corrotti e corruttori, nani e ballerine, evasori fiscali, massoni e pidduisti, falsificatori di bilancio beneficiati dai condoni, condannati in primo, secondo grado ed anche in cassazione, prescritti accompagnati da avvocati ridens, rinviati a giudizio, birbantelli miracolati dalla premiata ditta Bertolaido & co., cognati di Balducci, cugini di Anemone, amichetti imprenditori di Verdini Matteoli e Letta, massaggiatrici dello sporting club, ballerine del Cacao Meravigliao, calendariste istituzionali a luci rosse, fascisti e razzisti di ogni ordine e grado, picchiatori neonazisti collezionisti di opere d’arte, bruciatori di barboni, aspiranti torturatori di immigrati, riciclati nostalgici di Hammamet e di Salò, ronde padane, vittimisti e piagnoni di professione, Minzodipendenti dal cervello fritto, censori della pubblica informazione in servizio permanente effettivo, spacciatori di cerone e botulino, neocrociati ed atei devoti, sindacaliste gonfiatrici di tessere, tricotrapiantati multipli, mafiosi e camorristi non pentiti ( gli altri andassero pure nell’odiata piazza giustizialista), senatori della ‘ndrangheta, escort ed aspiranti veline con la tessera del club “Silvio ci manchi”, utilizzatori finali e procacciatori iniziali, amichette di Giampy, candidate de “La Puglia prima di tutto”, giornalisti leccaculo, spioni deviati e produttori di dossier spazzatura. Insomma: l’Italia dell’amore (quella secondo la quale le manifestazioni dell’opposizione erano via via raduni di fannulloni, coglioni, sfigati, amici di Spatuzza, complici di Bin Laden e via dicendo) . Tutti assieme appassionatamente intenti a guardarsi attorno ed a chiedersi contro cosa cazzo siano stati chiamati a manifestare dal loro padrone uno e trino ( nel senso dei processi in corso): se contro i panini alla porchetta scaduta di Arfredino, l’inchiostro simpatico della penna di Napolitano, o magari i giudici amministrativi a targhe alterne, buoni quando ammettono le liste di Formgoni e Polverini, fetentissimi quando escludono per palese inosservanza dei requisiti essenziali quella del Gdl ed incapaci di “interpretare” il significato vero e profondo del decreto gregge: “Noi siamo noi e voi nun siete un cazzo”. Davvero comica la storia di questo famosissimo decreto: il governo del fare (ma sarebbe meglio dire “il governo del farsi”) è inciampato nientemeno che in una normativa regionale: tra il dire “federalismo” ed il fare centralista e statalista del ducetto bonsai ci sono di mezzo la truffaldina propaganda in camicia verde ed un paio di fette di salame e costituzione, come potrà confermare, quando uscirà dar cesso, l’incauto e terrorizzato Arfredino.
Ci sarebbe in vista anche un’altra piazza, quella delle persone cosiddette normali e talmente idiote da rispettare le regole, non falsificare i bilanci, evitare di distribuire mazzette, presentare documenti entro i termini stabiliti dalla legge e magari anche arrivare in orario ad uno sportello, e che non ne possono più dei piccoli e grandi abusi che quotidianamente ammorbano le loro vite. E soprattutto detestano l’operato e l’ideologia coatta ed eversiva di un governo che li legittima e fornisce orgoglio ed identità ai loro protagonisti da almeno un ventennio. Davvero commuovente lo sforzo dei berluscones in doppiopetto e barba ben curata di fare di tutt’erba un fascio ( fascio bonsai, considerando le dimensioni del nostro ducetto plastificato e mummificato ante litteram). Costoro (ad esempio Angelo Panebianco, nome che evoca sviolinate celestiali come sempre a senso unico provenienti dalle soporifere colonne dell’”Estintore della sera”) sostengono che il Gdl avrà anche pasticciato, ma il Pd avrebbe dovuto dimostrare senso dello stato facendo cavallerescamente ammettere le liste irregolari ed evitando il solito abbraccio con Di Pietro. Come se fosse meglio finire in pasto ai vari Cosentino, Di Girolamo, Dell’Utri, Previti, Mills, o magari Verdini, Matteoli, Balducci e Bertolaido: chissà che, oltre al casto abbraccio, non si finisca per rimediare anche una bella ripassatina. Secondo questi terzisti il senso dello stato si dimostrerebbe dunque calandosi istituzionalmente le mutande, mettendosi cavallerescamente in ginocchio e porgendo costituzionalmente le terga: “Volete stravolgere le regole democratiche a vostro uso e consumo? Ma prego, si accomodino! Desidera garantirsi l’impunità anche per qualunque reato comune? Ma si figuri! Vuole cambiare la legge elettorale in corso d’opera perchè il suo messo si è attardato a mangiare un panino ed a farsi una pisciata? Ci mancherebbe altro!” Davvero un’opposizione molto civile e democratica, caro Angelo, ma siccome ( costituzione dixit) le chiappe sono uguali per tutti sarebbe interessante scoprire se Cicciolino con tutti i suoi picchiatori professionisti tipo Cicchitto, La Russa, Gasparri e Capezzone farebbero altrettanto: ci permettiamo faziosamente di dubitarne. La piazza di sabato non sarà affatto delegittimata dalla sentenza del Tar; innanzitutto perché siamo in campagna elettorale e manifestare è da sempre prassi consolidata, poi perché di porcate in ballo ce ne sono mille: la fiducia sul legittimo impedimento, le minacce all’articolo diciotto, un decreto salva liste che comunque rimane sulla scena come ennesima testimonianza della prepotenza ed arroganza del governo, l’operato di un esecutivo che ha smarrito completamente dal proprio orizzonte i problemi del paese e legifera ( anzi: decreta) solo in base ad interessi di bottega ed alla tutela delle esigenze processuali del padrone, gli scandali degli appalti distribuiti ai parenti ed agli amici degli amici. A tale proposito, davvero fuori luogo ( e lo dico con il vecchio cuore “cattocomunista” gonfio di rammarico) le manifestazioni d’affetto delle gerarchie ecclesiastiche nei confronti dell’innominabile Leonidao, quello al quale non resterebbe altro da fare che andare a nascondersi: evidentemente paga davvero bene Cicciolino e ci tengono troppo a far fuori la terribile peccatrice laica Emma Bonino! A questo punto chissà che per la prossima ripassatina qualcuno non gli faccia la sorpresa ( non sappiamo quanto gradita) di mandargli un bel corista, magari anche nigeriano, superdotato ed anche molto, ma molto attivo....