venerdì 26 febbraio 2010

Banana Jones e i predatori della legalità perduta

“Silvio assolto!” delira a nove colonne quella pseudo gazzetta del gregge, che ricevette contributi pubblici nientemeno che in qualità di organo ufficiale del partito monarchico italiano, nel tripudio incontenibile ed incontinente di pecoroni, maggiordomi e servitori di ogni ordine e grado. E così, mentre il povero Morgan è stato fatto fuori da Sanremo per le sue teorie sull’uso cocaina come antidepressivo, al “direttore” scucchione di quell’ “Illibero” che spara titolacci in evidente overdose da allucinogeni vogliono assegnare nientemeno che un programma di approfondimento in prima serata: siamo certi che ne uscirà fuori qualcosa davvero di …stupefacente. Da che cosa ritengano sia stato assolto “Silvio” non l’ha capito neanche Mastro Minzo, il quale da parte sua non si pone domande fin dai tempi in cui maneggiava i suoi primi soldatini e si limita a ripetere ossessivamente la pappa che gli passa la propaganda del padrone, anche perché fuggendo come un coniglio da ogni udienza il suo processo non si è praticamente mai avviato e già tra un anno morirà inesorabilmente in prescrizione. Ma soprattutto non capiamo affatto cosa diavolo ci sia da esultare, visto che l’avvocato Mills è stato prescritto ma riconosciuto colpevole di quella corruzione che prevede specularmente la presenza di un corruttore facilmente identificabile in colui che, secondo i paladini della libertà ( la sua), oggi risulterebbe chissà perche un vincitore. L’avvocato dunque rivecette le mazzette per fornire falsa testimonianza sulle società “off shore” da lui create e dalle quali partivano mazzette a 360 gradi destinate, tra gli altri, ad illustri uomini politici a partire ovviamente dal quel grande latitante glorificato dalle massime istituzioni solo poche settimane orsono. L’assolto dal signore e da Beldidietro dunque smazzettava giudici, avvocati ed infedeli servitori dello stato, ecco perché oggi ci tiene tanto a combattere la corruzione: vuole essere monopolista e non gradisce conflitti di interesse neanche in quel settore, impresa peraltro estremamente complicata visto il quadro desolante del paese che emerge grazie ai magistrati ed a quelle intercettazioni che il paladino della liberta, sarebbe meglio dire della prescrizione, intende combattere con tutte le sue forze.
D’altra parte che un soggettino del genere si ponga come il leader di un governo che vorrebbe far credere di contrastare il malaffare non se la beve neanche quella buonanima sensibile del poeta di corte Sandrino. “E una persecuzione” grida come un vecchio disco incantato da vent’anni il leader dell’amore, probabilmente riferendosi alla sua eterna battaglia contro la legalità ed il codice penale. Nella sua brillante carriera di fuorilegge è infatti incappato in una ventina di processi, quattro dei quali ancora in corso: corruzione Mills (nel quale non è affatto stato assolto, ed infatti si accinge a continuare a scappare grazie al legittimo impedimento, al processo breve, al Lodo Alfano tre e, già che ci siamo, anche all’immunità parlamentare), compravendita di senatori dell’opposizione, fondi neri per i diritti Mediaset ed appropriazione indebita nell’affare Mediatrade. In altri due casi l’ha fatta franca in quanto si era opportunamente depenalizzato le proprie marachelle ( “Assolto perché il fatto non costituisce più reato”), roba che in America se commetti falso in bilancio finisci in galera per 25 anni. In altri due casi se l’è scampata per amnistia (falsa testimonianza P2 ed ancora falso in bilancio: un’autentica passione, la sua). Di assoluzioni piene è riuscito ad ottenerne solo una, in altri due casi assoluzioni con formula dubitativa ( la vecchia “insufficienza di prove” che non esclude affatto il reato), delle quali una spuntata dopo condanna in primo grado e prescrizione in appello (indovinate un po’ il reato? Ma corruzione, ovviamente!). Per cinque volte poi si è salvato con le attenuanti generiche grazie alle quali in tre casi ha beneficiato di quella santa prescrizione che nel frattempo i suoi servitori gli avevano opportunamente accorciato su misura del cavallo dei suoi calzoni ( ed ecco spiegato chiaramente perché oggi sbavino tanto in attesa di quel il processo breve che terrorizza tutti i giuristi onesti di ogni ordine e grado!). Tra di queste il famoso processo Mondadori, quello nel quale i suoi avvocati hanno corrotto con i suoi soldi un giudice per consegnare nei suoi artigli la Mondadori: lui è stato riconosciuto “corruttore semplice” (anche in quanto fino a quel punto magicamente ed incredibilmente incensurato grazie alle sue “porcate ad personam” precedenti) e dunque prescritto.
Ecco, adesso alzi la mano o magari emetta un flebile belato colui che ritiene credibile che un soggetto del genere si proponga come un paldino della moralità: l’unica possibilità di presentare liste pulite ce l’avrebbe ricorrendo ai soliti chili di cerone, alle manine del suo chirurgo plastico o magari alle cure dell’igienista dentale personale, che infatti risulta candidata.
Nel frattempo per garantire adeguata rappresentatività al suo gregge apprendiamo che dopo Dell’Utri, condannato in primo grado per concorso esterno in associazione mafiosa, e Cosentino sul quale pende richiesta d’arresto per camorra, anche la ndrangheta aveva il suo bel senatore di riferimento, un pezzo d’uomo che veniva umiliato come un misero schiavetto dal suo padrino: a pensarci bene la vera caratteristica che accomuna tutti i maggiordomi dell’ indecente corte di Chiavatar. Adesso sembra che delle malefatte di Di Girolamo se ne sia accorto anche la seconda discarica dello stato, peccato che solo pochi mesi orsono di fronte ad un’analoga iniziativa giudiziaria, il gregge si sia come al solito compattato ed uniformato nel vecchio coretto di craxiana memoria contro la giustizia politicizzata delle toghe rosse.
E così, per festeggiare lo scampato arresto del corrotto avvocato bugiardone e brindare con largo anticipo a quel legittimo impedimento che gli consentirà ancora una volta di scappare come un pavido coniglietto a caccia dell’agognata carotina (l’ennesima prescrizione), Cicciolino ha deciso di regalarsi, dopo quello di Putin, anche il lettone di Napoleone. Per l’occasione, e con orrore di ogni antiquario e storico dell’arte che si rispetti, opportunamente segato ed allargato verosimilmente per adattarlo alla sua statura nel primo caso ed ampliarne la capienza per escort, ministre e candidate nel secondo. Speriamo che adesso non decida di comprarsi anche la cappella Sistina: correremmo infatti il rischio di veder cadere in prescrizione anche il Giudizio Universale..

mercoledì 24 febbraio 2010

I soliti sospetti

Povero Leonidao Meravigliao: era convinto di sguazzare ancora felice come un bimbo nel suo mare gelatinoso e nessuno che si sia degnato di avvertirlo che nel frattempo, grazie all’efficace azione di alcuni magistrati (quelli che il padrone vorrebbe si vergognassero) ed alla raccolta di preziose intercettazioni (quelle che il padrone vorrebbe cancellare) questo si stava inesorabilmente trasformando in merda. Privandolo oltretutto del privilegio di appaltare la costruzione di un turbo depuratore spaziale dal costo superiore a quello di una centrale nucleare ( sul genere di quelle che sempre il solito padrone vorrebbe ricostruire) a qualche birbantello di antica conoscenza. Adesso che gli si rivoltano contro anche i cittadini dell’Aquila la sua mitologia appare in inevitabile, inarrestabile declino. In fondo però c’è quasi capirli, questi benedetti terremotati gratificati da un’attenzione mediatica senza precedenti: in pochi giorni li hanno infilati dentro “moduletti abitativi” pagati come alberghi a cinque stelle, hanno fatto un po’ di propaganda elettorale volteggiando sopra le lingue srotolate di Mastro Minzo e dell’ insetto leccaculo, hanno lucrato consenso a piene mani, distribuito appalti e consulenze, ed infine hanno precipitosamente tolto le tende (ma solo le loro) lasciandoli sgomenti di fronte ad una città ridotta ancora oggi ad un cumulo informe di macerie. Potessero parlare anche i sacchetti della spazzatura napoletana, chissà quante storielle interessanti ci racconterebbero a proposito degli altri miracoli della “premiata ditta dell’amore a luci rosse” in quella terra dove non si sposta neanche un kleenex smoccolato che camorra non voglia. Magari sarà proprio per questo che si tengono ben stretti al governo un presunto fiancheggiatore dei clan che sognavano perfino di candidare alla guida della regione…

“La gente mi invita a tener duro, soprattutto la mia massaggiatrice brasiliana..”, “ Io vado avanti, ho cose più importanti a cui pensare: a cercare preservativi usati ci pensa la mia scorta…”.
In fondo Leonidao, poverino, era totalmente coinvolto dal suo ruolo di salvatore della patria, fustigatore dei Clinton e vestale ufficiale del presunto efficientismo berlusconiano, e nessuno che si sia preso la briga di avvertirlo che il ricorso alla mazzetta è il tratto antropologico e culturale fondamentale di papino fin dai tempi in cui indossava i calzoncini corti ( gli si adattano alla perfezione ancora oggi) e già acquistava all’ingrosso “leggi ad personam” dalla premiata ditta San Bottino & co.

“Non mi ero accorto di nulla, non ho la capacità di vedere pericoli laddove li vede solo lei…” . Peccato davvero sia così ingenuo e sprovveduto, perché Leonidao risulta in realtà l’ideale cinghia di trasmissione di un sistema “gelatinoso” che vede da un lato il governo, il presidente del consiglio ed a quanto pare anche il sottosegretario più amato da vescovi, papi ( del Vaticano e di Villa Certosa) e cardinali, e dall’altra una “cricca affaristica” proliferata grazie al vuoto legislativo garantito dal malaffare della “corruzione civile” nel quale si agitano famelici gli sciacalli: (im)prenditori, alti (dis)funzionari dello stato e giudici amministrativi addetti ai controlli in affari con i teorici controllati. Oltre alla gestione degli appalti in deroga al suo dipartimento, lo smisurato potere discrezionale accentrato nelle manine di Leonidao si manifesta nel gran festival degli arbitrati e delle consulenze, quella giostra sfrenata di “tangenti pulite” che fanno la gioia di una elite di avvocati, giudici amministrativi e contabili, assessori e consiglieri comunali, parenti sfaccendati, figli degeneri, mogli annoiate, generoni, cognatoni e cuginetti di ogni genere e grado.

“In linea con le normative comunitarie relativamente all’accelerazione delle procedure, consideriamo la variabile tempo come reale e cogente. Quando ci sono scadenze, quando bisogna concludere qualcosa entro una data non procrastinabile anche in relazione alla sicurezza ed alla tutela degli interessi primari della collettività, l’unico strumento che funziona è la normativa sopracitata.”
Chissà se tra gli interessi nazionali e “cogenti” c’erano mondiali di nuoto con tanto di piscine non regolamentari, celebrazione dell’unità d’ Italia, lavori al porto di Civitavecchia ed alla fiera di Milano, gare di ciclismo e Formula Uno, regate, processioni, partitelle scapoli – ammogliati e tornei di bocce, briscola e tresette col morto, in particolare dopo provvidenziali terremoti ed alluvioni. Forse per gli interessi nazionali tutto ciò non era così “cogente”, sicuramente lo era per quelli dei furbetti dell’appaltino…

“.. aggiungo che , viste le circostanze, tutto si gioca come sempre sulla scelta delle persone giuste al posto giusto”. Fantastico, infatti i loro prescelti stanno finendo in galera ad uno ad uno: secondo i magistrati ( si vergognassero!) sarebbe infatti proprio quello il loro “posto giusto”!
Deve essere sempre in base a questo criterio che Leonidao si è rivolto a Regina del Cacao Meravigliao e ad una giovane brasiliana in bikini ristretto per farsi dare una “ripassatina” alla colonna vertebrale . Chissà se, come al solito sbadato, almeno si era accorto che il tutto si sarebbe svolto non in un una clinica fisiatrica bensì in quello “Sporting Village“ del chiarissimo Prof. Dott. Anemone, completamente evacuato per l’occasione nonchè preventivamente ipertrofizzato e cementificato in barba a tonnellate di vincoli che un luminare della protezione civile dovrebbe conoscere alla perfezione. D’altra parte loro con la prevenzione sono da sempre in conflitto di interesse: come farebbero infatti a brindare se per incanto scomparissero tutte le catastrofi? Nel frattempo però le “ripassatine” di Leonidao di certo rivestivano un interesse “cogente” per la nazione, così come l’implacabile e rigorosa caccia al preservativo usato. Dicono che alla fine lui abbia perfino visto le stelle: chissà se grazie alla sua lungimiranza è riuscito a stanare un terremoto su Plutone o magari una tempesta di sabbia su Marte: pare che nel frattempo, nel dubbio, i birbantelli abbiano iniziato subito a brindare…

“Nessuno mi aveva avvertito”. Peccato però che non sia vero. Partita da Firenze, l’indagine approda nell’eterno porto delle nebbie capitolino laddove un solerte procuratore addetto ai reati della pubblica amministrazione ( evidentemente con funzioni di facilitatore) spiffera tutto ai soliti sospetti, i quali intuiscono al volo la rapidità con la quale la gelatina nella quale galleggiano si stia appunto trasfigurando in merda. Prende il via una così girandola vorticosa di incontri segretissimi in oscuri cessi, isolati sottoscala, umide cantine, polverosi solai e sembra anche all’interno della stessa cloaca massima ( con grande sconcerto della popolazione locale costituita da ratti, zoccole, sorche e pantegane, evidentemente non preparata ad un simile degrado), a base di comunicazioni in alfabeto morse ed in lingue antiche e misteriose ( “ Ma che cazzo stai a di’…”, “ Li mortacci loro..”, “ ‘Sti frocioni de giudici..”). Successivamente sembra che un terrorizzato Balducci abbia provveduto a comunicare il tutto alle alte sfere, Leonidao e Chiavatar in primis, il quale guarda caso proprio in quei giorni lo vorrebbe ministro alla sua destra: probabilmente per garantire anche a lui l’immunità e dunque evitargli la galera. Il giudice spione intanto si dimette, anch’egli per sfuggire all’arresto viso che da togato avrebbe potuto facilmente inquinare le prove.
Sulla mitologia della ricostruzione dell’Aquila il governo ha appaltato uno dei suoi pilastri propagandistici più possenti. Peccato che sia stato quasi tutto fumo negli occhi. Ed anche molto, ma molto costoso… Riportiamo una traccia dell’intercettazione tra l’ingegner De Santis (uno dei funzionari ministeriali arrestati per corruzione) e il “prenditore” Valerio Carducci: “Hai visto Porta a Porta l’altra sera? 2400 euro al metro quadro le casette di legno ad un piano! Noi lavoriamo per 3000 ad un albergo a cinque stelle!” Forse a questo alludeva la “ripassatrice” quando sghignazzava con Regina sostenendo di avergli fatto vedere le stelle…
Ma nel frattempo nella foga auto assolutoria che lo porta da Matrix a Ballarò, da “Lecca a Lecca” al tg1, tg2, tg3, tg4, tg5, tg7, Affari tuoi, la Melevisione, i Teletubbies, Barbapapi ed alle previsioni del tempo ( che lui non azzecca mai esattamente come quelle di terremoti e smottamenti), passando anche attraverso un paio di alluvioni, Leonidao non si priva neanche del lusso di fare politica ad uso e consumo del padrone: “Spiacente ma è un problema del centrosinistra italiano quello di non riuscire a fare a meno di un presidente del consiglio unico collante buono a tenere insieme forze politiche che quando non si trovano d’accordo su niente si uniscono contro questo comune bersaglio” , e poi giù contro la solita favoletta dei processi mediatici come se non fosse scontato che in un paese democratico la stampa libera sia solita andare a caccia di notizie. E bravo Leonidao, solo che non immaginavamo che i tuoi discorsetti propagandistici te li facessi scrivere direttamente da Bondi, Cicchitto e Capezzone!

“Mi sento come un alluvionato ricoperto di fango”. Dispiace infierire, ma siamo di fronte ad un’autodifesa fuori luogo e di cattivissimo gusto per un aspirante eroe nazionale nonché futuro santo a furor di gregge: a noi non risulta infatti che i terremotati e gli alluvionati che vivono immersi tra le macerie delle loro città distrutte trovino il tempo per delle ripassatine allo “Spoting Village” dell’amichetto birbantello. Ma forse è solo perché, almeno per questa volta, sono loro ad essere un po’ distratti……

domenica 21 febbraio 2010

300

Per l’eroico Bertolao Meravigliao, il Leonida della “corruzione civile spa” capace di domare con la sola forza del pensiero terremoti ed alluvioni, mettere sull’attenti Pentagono e Casa Bianca e far scomparire profilattici utilizzati per vedere le stelle (neanche fossero telescopi), il nemico più insidioso non poteva che venire dall’interno. Un piccolo ma molesto nucleo polposo situato in un angusto spazio intervertebrale aveva infatti da tempo iniziato a tormentargli quei preziosi plessi brachiali solitamente così attivi ed efficienti. Tramontata la possibilità di far rientrare la manutenzione del sito anatomico tra le grandi opere di interesse nazionale al pari dell’ostensione della celebre bandana, dell’abbattimento del riportino di Schifani e del restauro del leader dell’amore (tragicamente esitato nella genesi di un misterioso bradipo fenotipicamente assimilabile ad un piccolo sauro) con conseguente assegnazione dei lavori ai soliti furbetti, il Leonida di palazzo Chigi pensò bene di chiedere un erudito consulto agli specialisti della prestigiosa accademia fisiatrica internazionale del “Cacao meravigliao”, forse confidando nelle prodigiose virtù taumaturgiche e curative della miracolosa piantina .
Ebbe in questo modo origine quella che è balzata agli onori della storia come la “ripassatina della baia del porco”, così definita in quanto l’azione si svolse lungo un ansa del Tevere ad altissimo rischio esondazione anche solo per i capricci di una insignificante nuvoletta passeggera. In tale sito, tutelato da vincoli ambientali, paesaggistici ed urbanisti di ogni genere, la solerte “Prostituzione civile spa” aveva consentito l’edificazione con denaro pubblico di un’autentica megalopoli dello sport ad uso e consumo dei soliti furbetti dell’appaltino, con ulteriori prospettive di espansione per quella che sarebbe dovuta diventare una vera e propria Las Vegas sul Tevere. Dopo aver contattato una celebre luminare della fisioterapia mondiale, l’indimenticabile Regina del Cacao Meravigliao, ed aver provveduto a sfollare l’intera zona nord della capitale per garantire l’ assoluta privacy della ripassatina di Leonidao, il commando si trovò però di fronte ad un problema di difficilissima soluzione con mezzi esclusivamente convenzionali: reperire un bichini carioca ristretto tra le pecore ed i polli dell’agro romano da far indossare alla giovane, prosperosa terapeuta, forse nella speranza di farle salvare la pelle in caso di travolgente esondazione del Tevere. A quel punto Leonida ebbe accesso alla riservatissima alcova e potè andare incontro serenamente al suo destino che lo portò infine a vedere le stelle! Sgomberato tempestivamente il campo, i valorosi guerrieri di Bertolao Meravigliao iniziarono le operazioni di depistaggio, la principale delle quali consisteva nell’accurata ricerca di eventuali profilattici usati a protezione della colonna…cervicale, fatto questo confermato da provvidenziali intercettazioni di conversazioni in autentico linguaggio spartano antico:
-Capo, qua nun se trova ‘n cazzo!
-Aho’, artro che protezione! Questo qua c’ha sessant’anni e ancora nun l’ha capito che nun se li deve magna’: se li deve infila’!

Nel frattempo negli oscuri palazzi del potere capitale, i potenti “furbetti dell’appaltino” di "letta e di governo" si fregavano le mani sghignazzando e brindando ad ogni entusiasmante notizia di sempre nuove catastrofi. Il sottosegretario in odor di santità ed aspirante alla poltrona del colle più alto sembra galleggiasse anche lui, sia pur altezzosamente, nella gelatina:
-Egregio ingegnere: alea iacta est! Sono lieto di fornire parere esaustivo nonché favorevole ai vostri professionali quesiti volti a mettere a frutto ed a servizio della comunità nazionale un curriculum vitae ed un cursus honorum acquisito con competenza e completezza universalmente riconosciuti, bensì…
-Ma che cazzo stai a di’? Nun ce rompe li cojoni e trovace da lavorà! ( secondo gli esperti, si tratterebbe sempre di gergo spartano, questa volta però un po’ meno antico e con venature vagamente tufellare…)
-Egregio ingegnere, davvero sconveniente questo turpiloquio …
-Turipche? Aho’ ma questo come parla, nun ce se capisce ‘n caz….
-Turpiloquio: slang dei bassifondi, linguaggio da volgarissimi ghetti, vocabolario del demonio non consono ad un benefattore della santa sede nonché umile servitore del padrone di Arcore quale sono io! Il santo padre non ne sarà affatto soddisfatto…
-E sticazzi, vor di che soddisferemo tu sorella!

L’intercettazione del dialogo tra il futuro presidente della repubblica ed i sodali della “corruzione civile” e di Leonidao Meravigliao finì sul tavolo del corruttore semplice più famoso della storia:
-Cribbio: ci sono le elezioni e se qualcuno nel gregge si accorge che tra di noi c’e qualche innocente siamo rovinati! Dobbiamo assolutamente incentivare ancora di più la corruzione facendo però finta di combatterla!
Tale singolare proposito da parte del mazzettatore più famoso del pianeta sconvolse l’animo sensibile e puerile del poeta di corte, Sandrino
-Oh padrone col cerone ti sei preso un coccolone: se dai caccia al corruttore tu finisci a San Vittore! Io così divento pazzo: senza mazzette non saremmo un ca…

In effetti l’anziano capocomico ha dato all'affezionatissimo pubblico l’ennesima riprova del suo impareggiabile talento artistico: combattere la corruzione da parte di uno come lui potrebbe davvero rappresentare la battuta comica del millennio! E siccome lo sanno tutti, a partire dagli elettori del gregge, che si tratta solo di una boutade surreale ed autoironica, finisce che qualche voto alla fine lo recupera anche tra quegli oppositori depressi ed annoiati a morte dal grigiore di coloro che dovrebbero rappresentarli.
Se al contrario volesse davvero combattere la corruzione, potrebbe ad esempio cominciare col rinunciare all’appello e pagare subito i danni alla parte lesa per essersi pappato illegalmente una prestigiosissima casa editrice grazie ad una colossale operazione corruttiva messa in opera dai sodali e finalizzata all’acquisto per suo conto di una sentenza pesantissima ( Cassazione dixit, care pecorelle, maggiordomi e terzisti vari: altro che teorema giudiziario!). Oppure potrebbe piantarla con tutte queste vagonate di porcate per scappare dal processo Mills e presentarsi finalmente davanti ai giudici per raccontare la vera storia della presunta mazzetta girata all’avvocato inglese, già condannato in primo grado ed in appello, e finalizzata ad ottenere falsa testimonianza sulle sue innumerevoli società “off shore”. O magari potrebbe cominciare col liberarsi una volta per tutte degli inquisiti, condannati e pregiudicati dei quai si circonda da sempre, ed anche con l’ accettare qualche provvidenziale dimissione, a partire da quelle di Cosentino e Leonidao Meravigliao, così finalmente farebbe qualcosa di utile per quel paese che tormenta sadicamente da un ventennio. Infine, anziché dedicare strade ed odi funebri ad un latitante pluricondannato in via definitiva tra l’altro proprio per corruzione, potrebbe precipitarsi da Mastro Minzo per spiegare agli elettori che molti dei soldi finiti nei paradisi esteri di Bottino provenivano proprio dai suoi conti All Iberian.
Ma lui non ha tempo per queste cose, deve far finta di combattere mafiosi e corruttori in realtà aiutandoli più che mai, ad esempio stozzando le intercettazioni, combattendo i pentiti, inventando il processo breve (morto), elaborando scudi e condoni di ogni genere, depenalizzando reati fiscali e non solo: una vera impresa da eroici spartani, cosa credete!
Nel frattempo la missione di Berolao Meravigliao alla baia del porco si è conclusa come al solito con un grande successo. Un dubbio però ci sorge spontaneo: quel trecento indicherà il numero di valorosi soldati oppure l'entità della solita mazzetta?

giovedì 18 febbraio 2010

Bertolao meravigliao e l'eterna tangentopoli

Chissà in quanti ricordano quel benedetto pomeriggio del diciassette febbraio 1992: diciotto anni sembrano essere davvero passati invano se dai “mariuoli” di craxiana memoria siamo finiti ai “bricconcelli” dell’osceno leader dell’amore (a luci rosse). Al quale desideriamo umilmente far presente che a vergognarsi non dovrebbero essere le guardie, casomai i ladroni con tutta la gelatinosa combriccola di amici, amici degli amici, parenti e protettori sottosegretari di stato e coordinatori di partito. Quelli che se la ghignavano tutti assieme appassionatamente pregustando affari e “ripassatine” alla faccia di quanti allora scavavano tra le macerie di una città ferita ma perfetta come set per scorribande mediatiche e preda per istinti rapaci ed inconfessabili.
Ascoltando l’ultima puntata di Ballarò, a colpire l’immaginario collettivo non è stata tanto l’accorata autodifesa di Guidao meravigliao. Lui, con il solito piglio iperefficientista e tracotante, si appuntava imperterrito medaglie sul petto giustificando eventuali piccole, innocenti, distrazioni. Da parte di un potentissimo capo dipartimento della protezione civile nonché sottosegretario di stato (tralasciando l’incompatibilità assoluta tra gli incarichi) una performance davvero straordinaria, visto che tra i suoi referenti nonché appaltatori abituali c’erano persone che si chiamano Balducci, Anemone, Della Giovampaola, De Santis: guarda caso tutti quanti oggi finiti in galera. E davvero patetiche risultano quelle dimissioni sbandierate ai quattro venti nella piena consapevolezza che il corruttore semplice nonché recordman mondiale di impunità le avrebbe rifiutate: se te ne vuoi andare lo fai punto e basta. Tutti infatti possono essere utili, ma nessuno è indispensabile: nemmeno il “ripassatore finale”.
Il corruttore semplice bonsai poi, sfidando il ridicolo riuscendo come sempre a farla franca, oggi arriva a sostenere che combatterà la corruzione (ah, ah, ah!): chissà se si riferiva anche alla sua ed a quella dei suoi amichetti tipo Mills, Previti, Pacifico, Acampora, Sciascia e Metta, per intenderci. E chissà chi può essere cosi coglione da arrivare a dargli retta dopo vent’anni in cui si è depenalizzato praticamente tutti gli articoli del codice penale che lo riguardano (cioè la stragrande maggioranza) . Infine, non soddisfatto, dichiara anche il serrate le file: “Con noi mai più indagati!” D’ora in poi lui pretende infatti un salto di qualità: nel gregge solo i condannati!
Ciò che stupiva di più nel recente Ballarò, dicevamo, è stato ascoltare un ex camerata duro e puro dal pizzetto nero e lo sguardo corvino straparlare e delirare come un Cicchitto oppure un Bondi qualunque: a tanto si sono dunque ridotte le camicie nere ricoperte ormai da morbida lana bianca! Adesso in omaggio gli arriverà anche una bella tessera della P2 con digitale terrestre e ripassatina finale incorporata?
L’ex duro e puro lamentava le sofferenze di tutte le povere vittime dei magistrati cattivi e comunisti ( includendo tra questi ovviamente anche Guidao Meravigliao). Caro camerata, come solo lontani i tempi nei quali vi scagliavate contro i ladroni impuniti in parlamento e contro le ruberie di stato ed i privilegi! Orsù diteci: questo radicale cambiamento di rotta fa parte del contratto firmato a Palazzo Grazioli assieme agli aspiranti secessionisti oppure è il frutto di esperimenti di ingegneria genetica con dna di Bondi e Ferrara inserito nel bel mezzo di arditi cromosomi neri al fine di renderli docili e molli come pecorelle asservite? Peccato però che la propaganda craxian berlusconiana con cui oggi vi riempite la bocca sia piena zeppa di bugie ad uso e consumo degli ignari lettori del “Giornale”, di “Illibero”, nonchè degli spettatori della premiata ditta ” Mastro Minzo, Fido & Insetto Leccaculo” . Partendo da quella che vorrebbe la maggior parte degli imputati di mani pulite infine assolti: peccato infatti che su più di cinquemila indagati solo un misero 5% sia stato poi riconosciuto innocente. In tutti gli altri casi ( la stragrande maggioranza) solo condanne, patteggiamenti, prescrizioni e depenalizzazioni da parte dei ladroni riciclatisi classe dirigente nel sedicente partito azienda di Chiavatrar ( ma non solo, vero cari amici di De Luca e del Piddì?). E di tutti gli abusi sui quali hanno starnazzato le oche di Hammamet accasatesi nei lussuriosi festini di Villa Certosa non se ne è mai trovata traccia in nessuna delle solerti ispezioni commissionate da maggiordomi sistemati al ministero dell’ingiustizia del calibro di Biondi, Mancuso e Castelli. Tanto è vero che a suo tempo tutta la claque di Arcore, i veri miracolati di tangentopoli, sbavavano alla grande per il pool: Di Pietro, Davigo, D’Ambrosio, Colombo e Borrelli erano i veri idoli di camicie nere e verdi, di Feltri e di Emilio Fede e magari anche di qualche illustre terzista posizionatosi a difesa della trincea dell’amore tra le rassicuranti e soporifere colonne dell’”Estintore della Sera”. Papino adorava così tanto questi giudici da volerseli portare al governo o magari nel partito assieme ai ladri amici suoi, d’altra parte questo era ciò che gli suggerivano gli unici ,veri oracoli: i sondaggi. Tutto passato. Adesso gli ex camerati parlano come un craxino qualunque, infatti anche loro non vedono l’ora di dedicare al grande latitante una bella strada di Milano: speriamo solo che nel mezzo non ci sia una banca, e neppure una piccola gioielleria. Tra i falsi e truffaldini miti della retorica craxian berlusconiana quello che vorrebbe i partiti maggiori spazzati via da un complotto di giudici eversori e bolscevichi, o magari al soldo di Contrada e della Cia, è uno dei più confusi e ridicoli: furono infatti i cittadini a fare pulizia dapprima nelle piazze, quindi nelle cabine elettorali, gonfiando così a dismisura le vele a tutti coloro che più di ogni altro cavalcavano la protesta come i leghisti, i missini, ma anche tutti i riciclati irriconoscenti e voltagabbana del neonato partito dell’amore. Andando avanti nello smascheramento delle truffe propagandistiche di regime, la favoletta che vorrebbe i comunisti risparmiati dalle indagini può andar bene per i gonzi che non vogliono proprio ragionare: i primi arrestati a finire in galera furono infatti due autorevoli esponenti del Pds lombardo: Epifanio li Calzi e Sergio Soave. Tutta la quercia milanese fu poi falcidiata dalle inchieste e tanti altri “comunisti” finirono in manette. Una delle detenzioni più lunghe di tutta tangentopoli fu quella di Primo Greganti, quel “compagno G” che si fece la bellezza di quattro mesi di carcere senza confessare nulla. E già: un vero comunista duro e puro, mica come quei mollaccioni di imprenditori corrotti e faccendieri socialisti che facevano la fila per andare a confessare ai giudici le innumerevoli malefatte, sperando così di vedere alleggerita la loro posizione. Ed è proprio così che nacque e prosperò tangentopoli: su riscontri rigorosi, arresti in flagrante, intercettazioni inequivocabili (infatti papino oggi vorrebbe strozzarle), ma soprattutto su fiumi inarrestabili di confessioni spontanee e non ottenute grazie ad orrende torture praticate in oscure galere: altro dunque che teoremi giudiziari! I soliti ispettori dei maggiordomi di papino non hanno infatti mai potuto segnalare alcun abuso, e l’unico che purtroppo si tolse la vita in prigione fu il povero Gabriele Cagliari, trattenuto in carcere su mandato di un giudice esterno al pool. Ed i soldi del finanziamento al Pci provenienti da Mosca? Tutto vero, ci mancherebbe, nessuno si è mai sognato di negarli. Peccato però che per quanto riguarda l’aspetto penale, questi eventuali reati risultavano coperti da un’amnistia votata nel 1990 da tutto il parlamento, democristiani, socialisti e comunisti inclusi. Ma queste cose da Feltri e Mastro Minzo quando mai le ascolterete?
Insomma: “così fan tutti e sono solo birichinate”, dice lui. Biricchini come Mirko Pennisi, consigliere Pdl lombardo arrestato con una mazzetta nel pacchetto di sigarette: e poi qualcuno ancora sostiene che il fumo non nuoccia gravemente alla salute. Come Piergianni Prosperino, teletrasferito dalla diretta alla galera: una vera metafora del berlusconismo, a pensarci bene. Dove però la seconda parte della storia non riguarda mai il pesce grosso, immunizzato come nessun altro dittatorucolo banana del pianeta. Oppure biricchine come l’assessore Rosanna Gariboldi, colei che ha patteggiato e prontamente restituito oltre un milione di euro,o magari come la stessa Moratti, indagata per consulenze esterne pagate a peso d’oro, o come gli uomini degli scandali delle cliniche o dei cimiteri lombardi: anche Formigoni come Bertolao non si sarà mai accorto delle malefatte di tutti i ciellini dei quali si è circondato nel corso della sua lunghissima epopea al Pirellone?. Oppure come il Gagliardi, il De Santis, l’Anemone, il Piscitelli, quelli cioè che se la ridevano e brindavano sopra le macerie del terremoto e le ruberie della Maddalena. “Nessuno di loro all’Aquila”: vedremo, caro Letta che stranamente in questi giorni ti agiti come un indemoniato totalmente privato del solito, impeccabile aplomb. In caso contrario siamo in attesa delle dimissioni tue, di Verdini, dei vostri amichetti ed amici degli amichetti collegati o meno che siano con mafia, camorra e ‘ndrangheta. Ma che ingenui che siamo: nel paese dove non leva le tende una volta per tutte il recordman mondiale di impunità, il corruttore semplice, il pluriinquisito multilodato, da una sola categoria di persone sono in realtà pretese dimissioni tempestive ed irrevocabili: dagli innocenti

martedì 16 febbraio 2010

Paraculan activity

Ciò che lascia maggiormente interdetti di fronte alla nuova ondata di ordinaria corruzione è la profondità abissale di quel “sonno della ragione” che sembra essersi impossessato della cosiddetta “società civile” nel corso di questo decadente ventennio dell’amore. Episodi di disgustoso sciacallaggio come quelli ormai sotto gli occhi di tutti tempo addietro avrebbero scatenato un maremoto di indignazione collettiva tale da far tremare i polsi a tutti i “furbetti dell’appaltino” assieme ai loro padroncini di riferimento ed ai benefattori “unti dal cerone”. Oggi purtroppo i camerati in camicia nera che un tempo tiravano monetine ai corrotti hanno trovato impiego come camerieri di Arcore, mentre gli sventolatori di cappi in parlamento nonché aspiranti secessionisti in mutandoni verdi si sono ridotti a docili chihuahua ringhianti solo davanti ai poveri immigrati, al punto da arrivare ad evocarne improponibili rastrellamenti domiciliari di tragica memoria (come attenuante bisogna riconoscere che da uno come Matteo Salvini non si può pretendere la conoscenza della storia: non ha mica tempo per studiarla lui, è troppo impegnato a giocare al “rimbalza il clandestino” con la trota pluribocciata). E tutti noi ci ritroviamo immersi in quel clima “gelatinoso” e bipartisan che trasuda un desiderio di impunità diffusa assolutamente inquietante. Insomma, verrebbe quasi da dire che si stava meglio quando si stava peggio, quando cioè non aveva ancora visto la luce questa dittatura porno soft popolata da sciacalli, nani, escort, ballerine ed aspiranti ducetti bonsai e pidduisti dal sorriso rifatto e dal tacco rialzato.
Ingenuamente molti si chiedono cosa debba accadere di più perché tante persone perbene si decidano finalmente ad aprire i loro occhi. In questi ultimi tempi, al netto degli scandali estivi, Bertolaido e Chiavatar ci hanno portato per la prima volta nella storia sull’orlo di una crisi diplomatica sia con gli Usa che con la Santa Sede ( loro si che sanno come si gestiscono catastrofi e grandi eventi quali il traffico di gondole sul Canal Grande, l’organizzazione di un G8 fantasma e l’ostensione delle reliquie di qualche antico santo o del sudario che ha avvolto Cicciolino dopo l’attentato: basta saperli appaltare all’amico o al parente giusto). Papi poi ha sfiorato la guerra nucleare con Teheran, quindi ha fatto inorridire i palestinesi elogiando le stragi di Gaza salvo precipitosamente smentirsi al cospetto di Abu Mazen lasciando così capire agli israeliani con che razza di statista da baraccone avessero a che fare. E poi qualcuno si stupisce se ormai lo ricevano solo beduini nella tenda, petrolieri texani “neo con” con il vizietto della menzogna, problemi irrisolti con il padre e l’hobby delle bombe, ed anziani dittatori comunisti sopravvissuti miracolosamente al crollo del muro di Berlino! Da vecchio showman incallito ha trovato anche il tempo per la sua solita figuraccia da mandrillo allupato elogiando le bellezze di quelle albanesi troppo spesso “importate” come schiave per la gioia ed il sollazzo dei nostri cari “ripassatori finali” (ecco un altro clamoroso caso di conflitto di interessi: avrà parlato in qualità di premier, di amico di Bertolaso oppure di utilizzatore finale?). Intanto il parlamento dei suoi dipendenti e maggiordomi è occupato a tempo pieno nell’elaborazione di leggine che dovranno evitargli la galera oppure altre porcate immonde ed anticostituzionali quali la “protezione civile spa”, utili solo a smazzare in tutta tranquillità e senza alcun intralcio ottimi appalti per i soliti parenti ed amici.
Nel paese reale chiudono le fabbriche, il Pil non è mai stato così basso e si perde occupazione, ma invece di dare un segnale concreto e forte contro la vera piaga nazionale, l’evasione fiscale, lui torna ad ipotizzare condoni, elogiare scudi e piani casa e mettere nel mirino le pensioni, subito dopo aver sviolinato il Vaticano rammaricandosi di non aver lasciato sopravvivere una poverina imprigionata irrimediabilmente in stato vegetativo irreversibile, quella che secondo lui avrebbe anche potuto partorire. Di passaggio si è permesso di umiliare tutte le nostre quarantenni, escludendo categoricamente che una donna di mezz’età possa anche solo immaginarsi di essere sexy: certo, lui e abituato alle veline ventenni che (disinteressatamente, no?) anzichè nonnetto lo chiamano papi..
Nel frattempo Ciancimino Jr. parla e dice cose che tutti sappiamo: chi può essere infatti così ingenuo oppure ipocrita da fingere stupore ascoltando le sue rivelazioni? Il primo ad accennare esplicitamente a certi collegamenti con la mafia fu Paolo Borsellino nel corso di una celebre intervista rilasciata poco prima di essere ammazzato e facilmente accessibile a tutti ( Youtube: “ultima intervista a Borsellino”). Il suo braccio destro nonché cofondatore di Forza Italia Marcello Dell’Utri risulta attualmente condannato in primo grado per concorso esterno in associazione mafiosa, Cesare Previti è stato condannato con sentenza definitiva per corruzione in quel processo Mondadori nel quale Papi sì è salvato solo in quanto “corruttore semplice” (infamante qualifica che gli resterà sul groppone finchè campa) e dunque “attenuato e prescritto” ( altro che assolto, cari servitori!). Il suo amato Cosentino ha una richiesta di arresto per concorso esterno con camorra. Tantissime fin dall’inizio sono state le segnalazioni di infiltrazioni mafiose nel suo nascente partito dell’amore, provenienti anche da esponenti di primo piano quale ad esempio Tiziana Parenti. E, tanto per gradire, l’avvocato inglese David Mills è in attesa della sentenza definitiva sulla vicenda che lo vede corrotto da un Cicciolino come al solito lodato ed immunizzato in cambio di false testimonianze sulle sue innumerevoli società “off shore”. D’altra parte certe cose le dicevano anche i leghisti, negli anni nei quali ancora non si erano venduti e Feltri sbavava come un adolescente per Di Pietro.
Nel frattempo, mentre all’Aquila si moriva anche a causa di piloni dimenticati e sabbia al posto del cemento, c’erano avvoltoi assai vicini a Bertolaido che brindavano fiutando futuri appalti e soldi a volontà. Certo una manna dal cielo come un terremoto non capita tutti i giorni, ma in fondo chi conosce questo paese tanto scintillante in superficie quanto arcaico nella sua viscere, giurassico nelle infrastrutture e tollerante nella sua etica collettiva sa bene che occasioni per mangiare e sciacallare sulle spalle della povera gente di certo non ne mancano mai. E così per festeggiare terremoti ed alluvioni come al solito partono mazzette, si organizzano cenette in lussuosi ristoranti e festini hard in circoli esclusivi in mano ad amici degli amici, moneta di scambio assai apprezzata nell’ impero del’amore decadente e mercenario. Per una volta siamo dunque a favore del processo breve, anzi brevissimo: prendiamoli tutti e portiamoli in piazza all’Aquila per farli giudicare dai parenti delle vittime e da coloro che hanno perso tutto ciò che avevano. Magari stavolta gliela daranno loro stessi, e non la giovane brasiliana, una bella “ripassatina”.
E per concludere una semplice proposta: passasse mai la porcata delle porcate della protezione civile spa, quella che consentirebbe di gestire ( sperperare) denaro pubblico senza alcun vincolo e controllo per qualunque evento anche distante anni luce da una grande catastrofe, una disobbedienza civile con sciopero fiscale sarebbe inevitabile: neanche un euro di ciò che in troppo pochi versiamo nelle casse esangui dello stato dovrà essere utilizzato per pagare le loro cenette, i loro barconi, le loro ville, le loro mignotte. A tutto infatti deve esserci un limite: anche a Bertolaido…

martedì 9 febbraio 2010

Viaggio al centro della me...lma

Cercate il centro? In fondo a destra. In realtà giocando a fare i “moderati” e sbandierando principi raramente praticati loro sono quelli che in un modo o nell’altro “centrano” sempre. Il loro carissimo duce bonsai nonchè finto avversario è invece uno che non “c’entra” mai anche se dovrebbe da tempo, ad esempio in un’aula di tribunale. Ma si sa, lui ha i “legittimi impedimenti”: ovvero l’ennesima porcata imposta con il ricatto legge dello stato e grazie alla quale continuare a scappare in eterno dalle proprie responsabilità e da un passato così ricco di scheletri da surclassare un intero cimitero. Il tutto ovviamente col prezioso contributo, chissà quanto disinteressato, dell’”intransigente opposizione” degli estremisti del centro. Le motivazioni della loro astensione (chi tace acconsente) sull’ennesima leggina della vergogna potrebbe anche essere comica, se solo si trattasse di una barzelletta. Ci troviamo in realtà di fronte all’ennesimo esempio da manuale di “braghe di centro” ben calate al cospetto del (pre)potente di turno, un individuo con il quale al contrario sarebbe impossibile condividere qualunque cosa ricordi anche solo lontanamente un sia pur basilare principio democratico. Altro che “grandi riforme” e storielle sui cosiddetti “mali minori”: loro dicono che abbia i voti, e allora? Quale articolo del codice di procedura penale stabilisce che il consenso di una maggioranza relativa di elettori (cioè una minoranza assoluta di italiani), ottenuto perdipiù volando sulle ali di un conflitto di interessi e ad una concentrazione mediatica senza pari al mondo, ponga un cittadino al di sopra della legge anche per quanto riguarda reati comuni, quale ad esempio la corruzione? La loro ridicola motivazione sarebbe quella del cosiddetto “male minore”. In pratica, è come se con un ladro all’uscio piuttosto che barricarsi in casa allertando immediatamente le forze dell’ordine lo si lasciasse entrare pregandolo di rubare solo una modica quantità, magari soltanto il plasma e l’argenteria. Una sorta di patto tra gentiluomini, vero onorevole Vietti? Ingenuo casomai, ed anche un po’ coglione: è scritto nel Dna e nella natura stessa del ladro il fatto che prima o poi tornerà comunque a svuotarti l’appartamento. Ecco: lui è già tornato tante volte e si sta portando a casa, pezzo dopo pezzo, paese istituzioni e costituzione. E’grazie alle schiere di servitori e di venduti, ma anche ai falsi moderati come voi cari estremisti dell’eterno centro, che in questo povero paese tipetti autoritari di bassa lega del genere continuano ancora ad “entrarci”tra le scatole. Come sempre, purtroppo….

venerdì 5 febbraio 2010

Monster parade 26

5
UMBERTO, TOT0’, PEPPINO E LO SCIUPAFEMMINE
Ubriacati dal potere accumulato grazie ai preziosi servigi resi al padrone ( l’ex “Berluskaz mafioso di Arcore”) e dai pestilenziali effluvi del “profumo Dur”, i secessionisti della Lega, quelli che attaccavano le centurie romane con indosso braghe e canottiere ed armati solo di clave, ampolle e ratti del dio Po ( attuale divisa storica delle ronde padane ), si sono definitivamente imborghesiti acquisendo i peggiori vizi della decadente e corrotta classe dirigente dell’”impero dell’amore mercenario”. Tra questi spicca il solito sfacciato, arrogante nepotismo. Ad esempio l’ormai celebre trota (secondo gli ittiologi ed i biologi marini si tratterebbe in realtà di un misterioso incrocio tra un tonno ed uno stoccafisso conservato come un baccalà) è stata opportunamente paracadutata in un collegio ultrablindato Padano. Ci riferiamo nientemeno che all’inventore del ributtante “rimbalza il clandestino”, lo studente modello (sfiga) più bocciato della storia al punto che il padre è dovuto ricorrere ad un articoletto “ad merluzzum” della loro ultima porcata, il legittimo impedimento (dalla ragione): la “maturità autocertificata”. Anche in Padania dunque, terra immaginaria di Bossi, Totò, Peppino e dello scuipafemmine rifatto, i figli “so’ pezzi ‘e poltrone” …

4
LA STRAGE DEL SEN. VALENTINO
Come in ogni buon trhiller che si rispetti, l’assassino colpisce sempre quando meno te l’aspetti. E nel solco della tradizione ormai epica delle “porcate ad pesonam”, i killer del diritto di Chiavatar entrano in azione solo quando una minaccia incombe sul suo capoccione reso azzurro (nonostante le pluristratificazioni secolari di cerone ed una chioma che lo rende sempre più indistinguibile da un mocio) a causa delle continue overdosi di Viagra. E così, proprio nel periodo in cui il sultano aveva una bella Spatuzza infilata in una chiappa, un oscuro e zelante servitore pensò bene di depositare un paio di articoletti le cui dirompenti potenzialità esplosive sono emerse solo ora. In pratica: un giro di vite spaventoso sull’uso di pentiti e addio a decine e decine di processi per mafia. Gli uomini d’onore sentitamente ringraziano: neanche loro osavano sperare tanto dopo i regali già ricevuti nel passato. Ma in fondo, nonostante quel che disse Totò Riina (“iddu pensa solo a iddu”), i conflitti di interessi papi ce l’ha solo con la democrazia, la legalità e la costituzione: con la mafia sono semplicemente convergenze parallele…


3
PAPELLO E PAPINO
Massimo Ciancimino con le sue parole getta una nuova luce sul periodo oscuro delle stragi. A quanto sembra, nel bel mezzo del turbolento crollo della prima repubblica, prese il via una trattativa occulta tra alcuni esponenti dei Ros (si dice con parziale copertura istituzionale) ed importanti segmenti della mafia. In questo contesto l’arresto di Totò Riina sarebbe stato il frutto di un accordo tra il boss Bernardo Provenzano, don Vito Ciancimino ed alcuni uomini di spicco delle forze dell’ordine e delle istituzioni. Stranamente però, dopo aver arrestato il padrino corleonese, forse perché troppo impegnati a brindare ed a festeggiare, gli eroici esponenti dello stato “dimenticarono” (opportunamente) di ispezionare il covo dove si dice si celassero documenti in grado di “far crollare il paese”. E poi qualcuno ha pure il coraggio di negare il fatto che ci fu una trattativa…


2
POCHE IDEE MA CONFUSE
Terminate le repliche al Bagaglino, la premiata “Compagnia comica dell’amore” si è recata in turnè con tutti i suoi nani e ballerine nel serioso stato d’Israele. Avvertito per tempo dai suoi raffinati capocomici, il vecchio showman si è fortunatamente astenuto dal raccontare barzellette sugli ebrei, limitandosi a quelle su froci, magistrati e complottisti (le sue preferite). Ma è come al solito parlando di politica che Cicciolino ha dato fondo a tutto il suo immenso repertorio comico e demenziale. Per prima cosa si è scagliato contro “Quello stato che ha una guida che ricorda nefasti personaggi del passato”, precisando immediatamente che non si riferiva al suo paese.” E’ nostro dovere sostenere ed aiutare l’opposizione”. Finalmente un po’ di riconoscenza, devono aver pensato Violante, D’Alema ed Enrico Letta, pensando che parlasse proprio di loro. Quindi papi, memore delle partitine al “Rimbalza il palestinese” ed al “Rimbalza l’iracheno”, ha pensato bene di elogiare i bombardamenti e le sanguinose stragi di Gaza. Successivamente, rivolgendosi ad Abu Mazen, si è dichiarato totalmente dedito alla causa palestinese. Quindi ha chiesto l’ingresso di Israele in Europa, vanificando così in un sol colpo ogni speranza da parte di Tel Aviv. Poi si è autoproclamato sostenitore della Cina e simpatizzante della causa tibetana, repubblicano ma dal cuore democratico, laburista ma in fondo in fondo conservatore, zuppa ma un pochino pan bagnato, culo e contemporaneamente anche camicia…A quel punto, di fronte all’ilarità generale ed alle valanghe di applausi a scena aperta, il capocomico appagato ha pensato bene di pronunciare finalmente qualcosa di un po’ più serio: una bella barzellettina sulla Madonna.

1
IL PICCLO GRANDE OMETTO
Il prode Terminator dei fannulloni non finisce mai di stupirci. Orgoglioso delle sue tradizioni socialiste, continua infatti a ragionare e ad agire come un inacidito padroncino sensibile sole alle ragioni della casta: tutto suo zio Bettino. Come è noto, lui odia con tutto quel poco che ha di se stesso gli statali colpevoli di lavorare onestamente, guadagnare un cazzo (abbassando pure i consumi e dunque i ricavi per gli amici imprenditori) e pagare interamente le tasse (i soliti moralisti di sinistra che sputtanano gli evasori elettori del governo). Ma soprattutto colpevoli di invecchiare con così poco senso dello stato da non riuscire spesso neanche a schiattare prima di intascare il Tfr e ricevere lo stramaledetto diritto alla pensione: roba che neanche nella peggiore Unione Sovietica! Adesso a loro è richiesta assoluta trasparenza: devono dichiarare anche quante volte vanno al cesso, quando hanno il ciclo mestruale, e magari pure se usano la pillola del giorno dopo ( pare che qualcuno, nonostante tutto, conservi infatti ancora il vizio di trombare!). Tutto ciò non varrebbe ovviamente per Palazzo Chigi, nel cui dipartimento è compreso anche il suo nefasto “Ministero della cattiveria, dell’odio sociale e del rancore personale”. In effetti, al netto della solita beffa, il danno non è poi cosi grande: se diventasse trasparente la villa del suo padrone la visione sarebbe infatti rigorosamente riservata ai soli adulti, mentre nel suo caso la trasparenza risulterebbe perfettamente inutile, tanto non lo nota mai nessuno…

giovedì 4 febbraio 2010

Indovina chi viene alla cenetta

Grazie alla preziosa attività investigativa di alcune testate indipendenti (dalla verità) tipo “Libero”, “Panorama” ed “Il Giornale”, siamo in grado di aggiornarvi sulle trame oscure scatenate dalla bestia immonda per defenestrare dai palazzi del potere il miglior presidente di tutto il Nuovo Testamento (amen).
Secondo queste fonti il “santo subito”, reduce dalle fatiche del family day, dalla recita dell’angelus e dall’ostensione delle stigmate in piazza Duomo, passeggiava serenamente sulle acque dei Navigli riflettendo sui misteri della vita. Al suo seguito come sempre i fedeli discepoli, malauguratamente ridotti di numero in quanto nel frattempo Capezzone aveva forato la ciambella con la papera e Cicchitto era affogato per colpa del cappuccio troppo stretto. Utilizzando le ipertrofiche lingue come canotti, i devoti avanzavano lentamente tra i gelidi flutti innalzando al cielo la solita preghiera: “ Lodo a te, mio signore”, con l’ascetico “Igor occhi a palla” pronto a replicare: “Sempre sia lodato”. Baciato dalla grazia divina ed ispirato dallo spirito di Bettino, il santo dell’amore pensò bene allora di esibirsi in qualche miracolo dei suoi, tipo la moltiplicazione dei legittimi impedimenti e la resurrezione del latitante di Hammamet, per festeggiare la ricomparsa del quale tutti gli antifurti della zona iniziarono a suonare all’impazzata mentre i ristoratori si precipitavano ad abbassare le saracinesche..
Ma sull’ignaro predicatore incombeva una terribile minaccia: il demonio in persona, annidato nei meandri oscuri della conferenza episcopale italiana, della direzione dell’Avvenire e di certe procure possedute, pianificava infatti malvagie trame alle sue spalle. Per contrastare questo patto scellerato, le forze del bene coalizzate armarono la penna del Vittorio D’Arcore di papi con una bella pataccona che attribuiva al povero Boffo la patente di omosessuale molestatore. Sistemate in un sol colpo l’irrequieta Cei ed una voce scomoda, il santo subito non poteva di certo immaginare che la bestia si apprestava ad assumere le sensuali sembianze tentatrici di un serpente col suo frutto avvelenato
Rientrato nel palazzo, il leader dell’amore chiese come sempre ai servitori un consiglio su come organizzare la seratina. I socialisti proposero allora una partita a “rubamazzo”, gioco nel quale eccellevano già dai tempi di tangentopoli. I leghisti ribatterono con il Risiko in versione “rimbalza il clandestino” mentre Gasparri propose un giretto all’”uomo nero”, venendo però come al solito tacitato per manifesta incapacità di intendere e di volere. Papi invece, dopo aver allattato Capezzone e cambiato il pannolino a Brunetta, propose la sua solita, carissima partitella a “scopa”.
Ma proprio in quel momento il demonio suonò alle porte del palazzo. Una volta all’interno, la spregiudicata e sensualissima sicaria di Satana si avvinghio col suo corpo tentacolare al povero santo, trascinandolo brutalmente sul lettone di Putin nonostante un’eroica e commuovente resistenza. Il pover’uomo si appellò disperato al nome di Veronica, alla sacralità del matrimonio, alla centralità della famiglia, al valore della fedeltà, alla virtù della castità: tutte qualità da lui inflessibilmente praticate. Ma la vampira non si arrese e portò avanti il suo immondo stupro su commissione iniziando ad armeggiare con la patta dei calzoni.Un violento temporale con fulmini e saette squarciò allora il cielo oscuro di una capitale ridotta a moderna Sodoma e Gomorra. Il poeta di corte Sandrino intonò alti i versi della sua disperata apocalisse:
-” Oh padrone sul lettone stai calando il pantalone, guarda tu cosa ci tocca: questa è proprio una gran gnocca! Ma se tu sei volitivo perché vuoi il preservativo? Non annegar la tua virtù in una scatola di Hatù: per saziare le tue voglie non avevi tu una moglie?”.
Ma la diabolica creatura aveva infilato nel bicchiere una pozione magica a base di essenza di mandrillo, viagra, pappa reale, gerovital, concentrato di ostrica e peperoncino ed Ovomaltina. Il santo ormai posseduto iniziò allora ad armeggiare con le parti basse ed a supplicare:
-”Perché! Perché mi stai facendo questo? Alzati e cammina, coglione!”.
-“Oh mio povero padrone: l’ansia hai da prestazione! Nonostante la pozione non t’ arriva l’erezione!”.
-“Ma perché non ti alzi, bastardo di un comunista dei miei stivali col tacco? Possibile che gli unici cazzoni che mi obbediscono sempre sono solo quelli in parlamento?”.

Tutto infuriato per la malaugurata defaillance si recò allora sotto la doccia pronto ad azionare la turbopompetta spaziale “Sputnik” regalatagli dall’amico russo. Tornato nel lettone del peccato ormai ridotto ad un groviglio immondo di membra lascive, sudore, cerone e silicone, il leader violentato, ormai preda del demone della lussuria, iniziò a recitare versi in brianzolo antico cercando nel contempo ispirazione da un vecchio calendario della sua ministra preferita, dall’opera omnia di Don Gianni Baget Bozzo ed impugnando una foto in bianco e nero dell’amico don Verzè.
Il mattino dopo, persa irrimediabilmente la verginità, il santo violentato cercò ripetutamente al telefono il suo confessore, sbagliando però sempre numero e finendo per importunare così la malefica Patrizia. Al che, già che c’era, pensò bene di chiederle un ulteriore appuntamento, utilizzabile anche come legittimo impedimento. Ed anche al fine di chiarire bene, tra un perizoma ed una giarrettiera, la sua totale adesione ai valori di Santa Madre Chiesa ed ai principi scolpiti nella celebre “Storia italiana”. Ma il complotto era ormai consumato: la traditrice Veronica, anche lei alleata della bestia, da buona “velina ingrata” osò chiedere il divorzio ed al povero papi non rimase che consolarsi tra le amorevoli braccia del Cardinal Bertone, di Cacasenno Bertolaso, del fedele direttore Vian e della schiera sterminata dei suoi avvocati e servitori pronti a lodarlo in ogni occasione: in questo paese infatti la gnocca, esattamente come la legge, non è mai uguale per tutti.
Oggi per purificare la sua anima violata il povero Santo si occupa d’ infanzia: infatti alleva scuderie di giovani fanciulle che lo ricambiano chiamandolo papi e che lui spedisce dritte in parlamento ed ai consigli regionali. Dunque è proprio vero ciò che narra la leggenda: è lui l’incontrastato leader dell’amore. A pagamento..

martedì 2 febbraio 2010

La velina commedia

INFERNO: CLANDESTINO E GENTILUONO

Mentre come sempre dopo ogni sgradevole starnazzo elettorale del profeta dell’amore il paese si divide tra chi, pur rassegnato al peggio senza fine, continua ad indignarsi e chi al contrario gongola giulivo, la fondazione Rodolfo Debenedetti ci fornisce un’interessante spaccato sulla vera condizione dei lavoratori irregolari in questo ingrato paese, così ricco di nipoti di emigranti arricchitisi riscoprendosi cafoni ed ignoranti. Nel dettaglio: gli immigrati irregolari lavorerebbero come muli facendo turni faticosi e sottopagati dei regolari (spesso e volentieri anche notturni e festivi, retribuiti con la bellezza di una media di circa 5 euro l'ora), e delinquendo in misura decisamente inferiore. In pratica costituiscono quella mano d’opera silenziosa e schiavizzata ad uso e consumo di sfruttatori senza scrupoli, che poi magari ( almeno in gran parte) votano per la Lega ed il gregge delle libertà. Tra queste persone infortuni e morti bianche risulterebbero poi significativamente più diffusi. Inutile specificare che, come troppo spesso purtroppo accade, le più penalizzate risulterebbero le donne, comprese quelle più fortunate che riescono a non finire sui marciapiedi del belpaese per il sollazzo di tanti onesti maritini e padri di famiglia i quali, ancora una volta, molto spesso votano anche Lega e Gdl. Solo nel 2008 centosettantasei (!) esseri umani hanno lasciato questa vita terrena nel silenzio assordante dei nostri cantieri e nell’indifferenza delle “classi dirigenti” (comprese ovviamente quelle corrotte e pregiudicate), accompagnati solo dall'amara,unica certezza di andare in paradiso a stare meglio. Solo per rispetto nei confronti di queste vite, sacre al pari delle nostre, Re Hatù ed i suoi trombettieri dovrebbero chiudere le loro bocche trasformate per l’occasione in chiaviche maleodoranti. Inutile aggiungere che la maggior parte di coloro che subiscono un incidente si guarda bene dal denunciarlo per paura di perdere il lavoro, anche perché con il reato di clandestinità da sfruttati ed infortunati diverrebbero automaticamente criminali. Insomma questi lavoratori irregolari sono davvero merce preziosa: per chi li tratta come schiavi e per chi ci lucra sopra consenso elettorale..


PURGATORIO: NON GLI RESTA CHE PIANGERE

“Sono vittima di aggressioni e calunnie come nessun altro presidente al mondo!!! Contro di me fabbriche di invidia sociale e di odio!!! Aggressioni politiche, mediatiche giudiziarie, patrimoniali ed anche fisiche!!! Gli italiani sono con me, e la loro fiducia è al tremila %, una percentuale imbarazzante!!!”. Parole in libertà (prescritte anche loro?) fuoriuscite non dalla bocca di un povero folle beneficiato dalla chiusura dei manicomi con tanto di scolapasta in testa e giubbotto napoleonico sulle spalle, ma da quella dell’uomo che rivendica di essere il migliore di sempre dai tempi dei fenici, come risulterebbe da uno studio condotto da Bondi e Capezzone sulle famose tombe di Villa Certosa. Quella stessa civiltà che, secondo il colto presidente formatosi all’accademia di “Drive In” , avrebbero prosperato nelle coste sarde circa mille anni dopo la caduta dell’impero romano e poco prima della scoperta dell’America da parte dei crociati (Bertoldo Bertolaso e Cacasenno invece l’ha conosciuta solo adesso grazie ai ceffoni rimediati dalla Clinton: papi per coccolarselo si è precipitato a farlo subito ministro). In effetti è davvero imbarazzante il consenso di cui gode un simile avanzo di balera spacciato per grande imprenditore fattosi da solo. Il suo successo mediatico, secondo alcuni, sarebbe figlio della nobile tradizione della sceneggiata all’italiana sul genere “chiagni e fotti”, nella quale il nostro eroe risulterebbe il più autorevole interprete dopo la scomparsa del compianto collega Mario Merola. Oltre che naturalmente del generoso contributo di incappucciati, politici corrotti e latitanti, amici con tanto di coppola e lupara, nonché di un conflitto di interessi mostruoso e senza uguali in tutta la galassia. Peccato però che per l’ultimo lacrimoso spettacolino abbia scelto la vigilia del viaggio in un paese nel quale i politici disonesti li perseguono per davvero. Al suo seguito una delegazione formata da sei ministri e più di 300 tra pseudo giornalisti leccaculo, veline, escort, saltimbanchi capeggiati dall’immancabile Apicella ed aviotrasportata con ponte aereo a spese della neonata “difesa spa”. Pur assuefatti da anni al clima d’odio ed alla minaccia palestinese incombente nelle loro vite, i cittadini israeliani terrorizzati pare stiano provvedendo a chiudere nelle loro case donne e bambini ed a mettere al sicuro l'argenteria

PARADISO: A QUALCUNO PIACE CALVO

Zitto zitto, grazie a leggine sempre più cucite a sua immagine e somiglianza ( dei veri sgorbi), ad un parlamento ridotto ad un votificio di assai poco dignitosi maggiordomi, ad una stampa asservita come nella più ridicola repubblichetta delle banane, ad un potere giudiziario umiliato e minacciato in ogni occasione, ed in attesa di picconare definitivamente la nostra povera costituzione, Cicciolino porta avanti la sua svolta autoritaria in piena coerenza con la vecchia tessera n. 1816 della P2. Adesso poi ecco uscire dal cilindro magico la “Difesa spa” e la “Protezione spa”, ulteriori strumenti idonei a gestire quello stato che sarebbe di tutti i cittadini sempre più come un’azienda personale. In effetti il metodo di governa ricorda molto bene un certo modo di fare impresa: spregiudicatezza immorale e totale mancanza di scrupoli, amicizie influenti tra gli incappucciati, frequentazioni con personaggi condannati per concorso esterno in associazione mafiosa, guerra totale ai più sacri principi costituzionali, concentrazione mediatica spudorata, produzione industriale ( e finalmente diretta) di leggine “Ad personam”: il metodo caimano, insomma. Ma di tutto ciò si occupano i servitori, lui infatti adesso si dedica anima e (soprattutto) corpo alla neonata ”Gnocca spa”, attraverso la quale si appresta a sventagliare una nuova raffica di veline alle prossime elezioni. Quelle del “papi” e del “Silvio ci manchi” per intenderci.
Se la precedente legislatura era stata dunque caratterizzata dalle lenzuolate di Bersani, in questa spadroneggiano solo le lenzuola del celebre lettone. Dicono che stia mandando il paese a puttane. Magari: ai puttanieri si propongono infatti di inasprire le pene. Tranne quelli ricoprenti le più alte discariche dello stato, ovviamente. Il grande monopolista non ammette concorrenza in nessun settore di ogni umana attività, figuriamoci quando si tratta dell’amata gnocca….