mercoledì 24 febbraio 2010

I soliti sospetti

Povero Leonidao Meravigliao: era convinto di sguazzare ancora felice come un bimbo nel suo mare gelatinoso e nessuno che si sia degnato di avvertirlo che nel frattempo, grazie all’efficace azione di alcuni magistrati (quelli che il padrone vorrebbe si vergognassero) ed alla raccolta di preziose intercettazioni (quelle che il padrone vorrebbe cancellare) questo si stava inesorabilmente trasformando in merda. Privandolo oltretutto del privilegio di appaltare la costruzione di un turbo depuratore spaziale dal costo superiore a quello di una centrale nucleare ( sul genere di quelle che sempre il solito padrone vorrebbe ricostruire) a qualche birbantello di antica conoscenza. Adesso che gli si rivoltano contro anche i cittadini dell’Aquila la sua mitologia appare in inevitabile, inarrestabile declino. In fondo però c’è quasi capirli, questi benedetti terremotati gratificati da un’attenzione mediatica senza precedenti: in pochi giorni li hanno infilati dentro “moduletti abitativi” pagati come alberghi a cinque stelle, hanno fatto un po’ di propaganda elettorale volteggiando sopra le lingue srotolate di Mastro Minzo e dell’ insetto leccaculo, hanno lucrato consenso a piene mani, distribuito appalti e consulenze, ed infine hanno precipitosamente tolto le tende (ma solo le loro) lasciandoli sgomenti di fronte ad una città ridotta ancora oggi ad un cumulo informe di macerie. Potessero parlare anche i sacchetti della spazzatura napoletana, chissà quante storielle interessanti ci racconterebbero a proposito degli altri miracoli della “premiata ditta dell’amore a luci rosse” in quella terra dove non si sposta neanche un kleenex smoccolato che camorra non voglia. Magari sarà proprio per questo che si tengono ben stretti al governo un presunto fiancheggiatore dei clan che sognavano perfino di candidare alla guida della regione…

“La gente mi invita a tener duro, soprattutto la mia massaggiatrice brasiliana..”, “ Io vado avanti, ho cose più importanti a cui pensare: a cercare preservativi usati ci pensa la mia scorta…”.
In fondo Leonidao, poverino, era totalmente coinvolto dal suo ruolo di salvatore della patria, fustigatore dei Clinton e vestale ufficiale del presunto efficientismo berlusconiano, e nessuno che si sia preso la briga di avvertirlo che il ricorso alla mazzetta è il tratto antropologico e culturale fondamentale di papino fin dai tempi in cui indossava i calzoncini corti ( gli si adattano alla perfezione ancora oggi) e già acquistava all’ingrosso “leggi ad personam” dalla premiata ditta San Bottino & co.

“Non mi ero accorto di nulla, non ho la capacità di vedere pericoli laddove li vede solo lei…” . Peccato davvero sia così ingenuo e sprovveduto, perché Leonidao risulta in realtà l’ideale cinghia di trasmissione di un sistema “gelatinoso” che vede da un lato il governo, il presidente del consiglio ed a quanto pare anche il sottosegretario più amato da vescovi, papi ( del Vaticano e di Villa Certosa) e cardinali, e dall’altra una “cricca affaristica” proliferata grazie al vuoto legislativo garantito dal malaffare della “corruzione civile” nel quale si agitano famelici gli sciacalli: (im)prenditori, alti (dis)funzionari dello stato e giudici amministrativi addetti ai controlli in affari con i teorici controllati. Oltre alla gestione degli appalti in deroga al suo dipartimento, lo smisurato potere discrezionale accentrato nelle manine di Leonidao si manifesta nel gran festival degli arbitrati e delle consulenze, quella giostra sfrenata di “tangenti pulite” che fanno la gioia di una elite di avvocati, giudici amministrativi e contabili, assessori e consiglieri comunali, parenti sfaccendati, figli degeneri, mogli annoiate, generoni, cognatoni e cuginetti di ogni genere e grado.

“In linea con le normative comunitarie relativamente all’accelerazione delle procedure, consideriamo la variabile tempo come reale e cogente. Quando ci sono scadenze, quando bisogna concludere qualcosa entro una data non procrastinabile anche in relazione alla sicurezza ed alla tutela degli interessi primari della collettività, l’unico strumento che funziona è la normativa sopracitata.”
Chissà se tra gli interessi nazionali e “cogenti” c’erano mondiali di nuoto con tanto di piscine non regolamentari, celebrazione dell’unità d’ Italia, lavori al porto di Civitavecchia ed alla fiera di Milano, gare di ciclismo e Formula Uno, regate, processioni, partitelle scapoli – ammogliati e tornei di bocce, briscola e tresette col morto, in particolare dopo provvidenziali terremoti ed alluvioni. Forse per gli interessi nazionali tutto ciò non era così “cogente”, sicuramente lo era per quelli dei furbetti dell’appaltino…

“.. aggiungo che , viste le circostanze, tutto si gioca come sempre sulla scelta delle persone giuste al posto giusto”. Fantastico, infatti i loro prescelti stanno finendo in galera ad uno ad uno: secondo i magistrati ( si vergognassero!) sarebbe infatti proprio quello il loro “posto giusto”!
Deve essere sempre in base a questo criterio che Leonidao si è rivolto a Regina del Cacao Meravigliao e ad una giovane brasiliana in bikini ristretto per farsi dare una “ripassatina” alla colonna vertebrale . Chissà se, come al solito sbadato, almeno si era accorto che il tutto si sarebbe svolto non in un una clinica fisiatrica bensì in quello “Sporting Village“ del chiarissimo Prof. Dott. Anemone, completamente evacuato per l’occasione nonchè preventivamente ipertrofizzato e cementificato in barba a tonnellate di vincoli che un luminare della protezione civile dovrebbe conoscere alla perfezione. D’altra parte loro con la prevenzione sono da sempre in conflitto di interesse: come farebbero infatti a brindare se per incanto scomparissero tutte le catastrofi? Nel frattempo però le “ripassatine” di Leonidao di certo rivestivano un interesse “cogente” per la nazione, così come l’implacabile e rigorosa caccia al preservativo usato. Dicono che alla fine lui abbia perfino visto le stelle: chissà se grazie alla sua lungimiranza è riuscito a stanare un terremoto su Plutone o magari una tempesta di sabbia su Marte: pare che nel frattempo, nel dubbio, i birbantelli abbiano iniziato subito a brindare…

“Nessuno mi aveva avvertito”. Peccato però che non sia vero. Partita da Firenze, l’indagine approda nell’eterno porto delle nebbie capitolino laddove un solerte procuratore addetto ai reati della pubblica amministrazione ( evidentemente con funzioni di facilitatore) spiffera tutto ai soliti sospetti, i quali intuiscono al volo la rapidità con la quale la gelatina nella quale galleggiano si stia appunto trasfigurando in merda. Prende il via una così girandola vorticosa di incontri segretissimi in oscuri cessi, isolati sottoscala, umide cantine, polverosi solai e sembra anche all’interno della stessa cloaca massima ( con grande sconcerto della popolazione locale costituita da ratti, zoccole, sorche e pantegane, evidentemente non preparata ad un simile degrado), a base di comunicazioni in alfabeto morse ed in lingue antiche e misteriose ( “ Ma che cazzo stai a di’…”, “ Li mortacci loro..”, “ ‘Sti frocioni de giudici..”). Successivamente sembra che un terrorizzato Balducci abbia provveduto a comunicare il tutto alle alte sfere, Leonidao e Chiavatar in primis, il quale guarda caso proprio in quei giorni lo vorrebbe ministro alla sua destra: probabilmente per garantire anche a lui l’immunità e dunque evitargli la galera. Il giudice spione intanto si dimette, anch’egli per sfuggire all’arresto viso che da togato avrebbe potuto facilmente inquinare le prove.
Sulla mitologia della ricostruzione dell’Aquila il governo ha appaltato uno dei suoi pilastri propagandistici più possenti. Peccato che sia stato quasi tutto fumo negli occhi. Ed anche molto, ma molto costoso… Riportiamo una traccia dell’intercettazione tra l’ingegner De Santis (uno dei funzionari ministeriali arrestati per corruzione) e il “prenditore” Valerio Carducci: “Hai visto Porta a Porta l’altra sera? 2400 euro al metro quadro le casette di legno ad un piano! Noi lavoriamo per 3000 ad un albergo a cinque stelle!” Forse a questo alludeva la “ripassatrice” quando sghignazzava con Regina sostenendo di avergli fatto vedere le stelle…
Ma nel frattempo nella foga auto assolutoria che lo porta da Matrix a Ballarò, da “Lecca a Lecca” al tg1, tg2, tg3, tg4, tg5, tg7, Affari tuoi, la Melevisione, i Teletubbies, Barbapapi ed alle previsioni del tempo ( che lui non azzecca mai esattamente come quelle di terremoti e smottamenti), passando anche attraverso un paio di alluvioni, Leonidao non si priva neanche del lusso di fare politica ad uso e consumo del padrone: “Spiacente ma è un problema del centrosinistra italiano quello di non riuscire a fare a meno di un presidente del consiglio unico collante buono a tenere insieme forze politiche che quando non si trovano d’accordo su niente si uniscono contro questo comune bersaglio” , e poi giù contro la solita favoletta dei processi mediatici come se non fosse scontato che in un paese democratico la stampa libera sia solita andare a caccia di notizie. E bravo Leonidao, solo che non immaginavamo che i tuoi discorsetti propagandistici te li facessi scrivere direttamente da Bondi, Cicchitto e Capezzone!

“Mi sento come un alluvionato ricoperto di fango”. Dispiace infierire, ma siamo di fronte ad un’autodifesa fuori luogo e di cattivissimo gusto per un aspirante eroe nazionale nonché futuro santo a furor di gregge: a noi non risulta infatti che i terremotati e gli alluvionati che vivono immersi tra le macerie delle loro città distrutte trovino il tempo per delle ripassatine allo “Spoting Village” dell’amichetto birbantello. Ma forse è solo perché, almeno per questa volta, sono loro ad essere un po’ distratti……