giovedì 18 febbraio 2010

Bertolao meravigliao e l'eterna tangentopoli

Chissà in quanti ricordano quel benedetto pomeriggio del diciassette febbraio 1992: diciotto anni sembrano essere davvero passati invano se dai “mariuoli” di craxiana memoria siamo finiti ai “bricconcelli” dell’osceno leader dell’amore (a luci rosse). Al quale desideriamo umilmente far presente che a vergognarsi non dovrebbero essere le guardie, casomai i ladroni con tutta la gelatinosa combriccola di amici, amici degli amici, parenti e protettori sottosegretari di stato e coordinatori di partito. Quelli che se la ghignavano tutti assieme appassionatamente pregustando affari e “ripassatine” alla faccia di quanti allora scavavano tra le macerie di una città ferita ma perfetta come set per scorribande mediatiche e preda per istinti rapaci ed inconfessabili.
Ascoltando l’ultima puntata di Ballarò, a colpire l’immaginario collettivo non è stata tanto l’accorata autodifesa di Guidao meravigliao. Lui, con il solito piglio iperefficientista e tracotante, si appuntava imperterrito medaglie sul petto giustificando eventuali piccole, innocenti, distrazioni. Da parte di un potentissimo capo dipartimento della protezione civile nonché sottosegretario di stato (tralasciando l’incompatibilità assoluta tra gli incarichi) una performance davvero straordinaria, visto che tra i suoi referenti nonché appaltatori abituali c’erano persone che si chiamano Balducci, Anemone, Della Giovampaola, De Santis: guarda caso tutti quanti oggi finiti in galera. E davvero patetiche risultano quelle dimissioni sbandierate ai quattro venti nella piena consapevolezza che il corruttore semplice nonché recordman mondiale di impunità le avrebbe rifiutate: se te ne vuoi andare lo fai punto e basta. Tutti infatti possono essere utili, ma nessuno è indispensabile: nemmeno il “ripassatore finale”.
Il corruttore semplice bonsai poi, sfidando il ridicolo riuscendo come sempre a farla franca, oggi arriva a sostenere che combatterà la corruzione (ah, ah, ah!): chissà se si riferiva anche alla sua ed a quella dei suoi amichetti tipo Mills, Previti, Pacifico, Acampora, Sciascia e Metta, per intenderci. E chissà chi può essere cosi coglione da arrivare a dargli retta dopo vent’anni in cui si è depenalizzato praticamente tutti gli articoli del codice penale che lo riguardano (cioè la stragrande maggioranza) . Infine, non soddisfatto, dichiara anche il serrate le file: “Con noi mai più indagati!” D’ora in poi lui pretende infatti un salto di qualità: nel gregge solo i condannati!
Ciò che stupiva di più nel recente Ballarò, dicevamo, è stato ascoltare un ex camerata duro e puro dal pizzetto nero e lo sguardo corvino straparlare e delirare come un Cicchitto oppure un Bondi qualunque: a tanto si sono dunque ridotte le camicie nere ricoperte ormai da morbida lana bianca! Adesso in omaggio gli arriverà anche una bella tessera della P2 con digitale terrestre e ripassatina finale incorporata?
L’ex duro e puro lamentava le sofferenze di tutte le povere vittime dei magistrati cattivi e comunisti ( includendo tra questi ovviamente anche Guidao Meravigliao). Caro camerata, come solo lontani i tempi nei quali vi scagliavate contro i ladroni impuniti in parlamento e contro le ruberie di stato ed i privilegi! Orsù diteci: questo radicale cambiamento di rotta fa parte del contratto firmato a Palazzo Grazioli assieme agli aspiranti secessionisti oppure è il frutto di esperimenti di ingegneria genetica con dna di Bondi e Ferrara inserito nel bel mezzo di arditi cromosomi neri al fine di renderli docili e molli come pecorelle asservite? Peccato però che la propaganda craxian berlusconiana con cui oggi vi riempite la bocca sia piena zeppa di bugie ad uso e consumo degli ignari lettori del “Giornale”, di “Illibero”, nonchè degli spettatori della premiata ditta ” Mastro Minzo, Fido & Insetto Leccaculo” . Partendo da quella che vorrebbe la maggior parte degli imputati di mani pulite infine assolti: peccato infatti che su più di cinquemila indagati solo un misero 5% sia stato poi riconosciuto innocente. In tutti gli altri casi ( la stragrande maggioranza) solo condanne, patteggiamenti, prescrizioni e depenalizzazioni da parte dei ladroni riciclatisi classe dirigente nel sedicente partito azienda di Chiavatrar ( ma non solo, vero cari amici di De Luca e del Piddì?). E di tutti gli abusi sui quali hanno starnazzato le oche di Hammamet accasatesi nei lussuriosi festini di Villa Certosa non se ne è mai trovata traccia in nessuna delle solerti ispezioni commissionate da maggiordomi sistemati al ministero dell’ingiustizia del calibro di Biondi, Mancuso e Castelli. Tanto è vero che a suo tempo tutta la claque di Arcore, i veri miracolati di tangentopoli, sbavavano alla grande per il pool: Di Pietro, Davigo, D’Ambrosio, Colombo e Borrelli erano i veri idoli di camicie nere e verdi, di Feltri e di Emilio Fede e magari anche di qualche illustre terzista posizionatosi a difesa della trincea dell’amore tra le rassicuranti e soporifere colonne dell’”Estintore della Sera”. Papino adorava così tanto questi giudici da volerseli portare al governo o magari nel partito assieme ai ladri amici suoi, d’altra parte questo era ciò che gli suggerivano gli unici ,veri oracoli: i sondaggi. Tutto passato. Adesso gli ex camerati parlano come un craxino qualunque, infatti anche loro non vedono l’ora di dedicare al grande latitante una bella strada di Milano: speriamo solo che nel mezzo non ci sia una banca, e neppure una piccola gioielleria. Tra i falsi e truffaldini miti della retorica craxian berlusconiana quello che vorrebbe i partiti maggiori spazzati via da un complotto di giudici eversori e bolscevichi, o magari al soldo di Contrada e della Cia, è uno dei più confusi e ridicoli: furono infatti i cittadini a fare pulizia dapprima nelle piazze, quindi nelle cabine elettorali, gonfiando così a dismisura le vele a tutti coloro che più di ogni altro cavalcavano la protesta come i leghisti, i missini, ma anche tutti i riciclati irriconoscenti e voltagabbana del neonato partito dell’amore. Andando avanti nello smascheramento delle truffe propagandistiche di regime, la favoletta che vorrebbe i comunisti risparmiati dalle indagini può andar bene per i gonzi che non vogliono proprio ragionare: i primi arrestati a finire in galera furono infatti due autorevoli esponenti del Pds lombardo: Epifanio li Calzi e Sergio Soave. Tutta la quercia milanese fu poi falcidiata dalle inchieste e tanti altri “comunisti” finirono in manette. Una delle detenzioni più lunghe di tutta tangentopoli fu quella di Primo Greganti, quel “compagno G” che si fece la bellezza di quattro mesi di carcere senza confessare nulla. E già: un vero comunista duro e puro, mica come quei mollaccioni di imprenditori corrotti e faccendieri socialisti che facevano la fila per andare a confessare ai giudici le innumerevoli malefatte, sperando così di vedere alleggerita la loro posizione. Ed è proprio così che nacque e prosperò tangentopoli: su riscontri rigorosi, arresti in flagrante, intercettazioni inequivocabili (infatti papino oggi vorrebbe strozzarle), ma soprattutto su fiumi inarrestabili di confessioni spontanee e non ottenute grazie ad orrende torture praticate in oscure galere: altro dunque che teoremi giudiziari! I soliti ispettori dei maggiordomi di papino non hanno infatti mai potuto segnalare alcun abuso, e l’unico che purtroppo si tolse la vita in prigione fu il povero Gabriele Cagliari, trattenuto in carcere su mandato di un giudice esterno al pool. Ed i soldi del finanziamento al Pci provenienti da Mosca? Tutto vero, ci mancherebbe, nessuno si è mai sognato di negarli. Peccato però che per quanto riguarda l’aspetto penale, questi eventuali reati risultavano coperti da un’amnistia votata nel 1990 da tutto il parlamento, democristiani, socialisti e comunisti inclusi. Ma queste cose da Feltri e Mastro Minzo quando mai le ascolterete?
Insomma: “così fan tutti e sono solo birichinate”, dice lui. Biricchini come Mirko Pennisi, consigliere Pdl lombardo arrestato con una mazzetta nel pacchetto di sigarette: e poi qualcuno ancora sostiene che il fumo non nuoccia gravemente alla salute. Come Piergianni Prosperino, teletrasferito dalla diretta alla galera: una vera metafora del berlusconismo, a pensarci bene. Dove però la seconda parte della storia non riguarda mai il pesce grosso, immunizzato come nessun altro dittatorucolo banana del pianeta. Oppure biricchine come l’assessore Rosanna Gariboldi, colei che ha patteggiato e prontamente restituito oltre un milione di euro,o magari come la stessa Moratti, indagata per consulenze esterne pagate a peso d’oro, o come gli uomini degli scandali delle cliniche o dei cimiteri lombardi: anche Formigoni come Bertolao non si sarà mai accorto delle malefatte di tutti i ciellini dei quali si è circondato nel corso della sua lunghissima epopea al Pirellone?. Oppure come il Gagliardi, il De Santis, l’Anemone, il Piscitelli, quelli cioè che se la ridevano e brindavano sopra le macerie del terremoto e le ruberie della Maddalena. “Nessuno di loro all’Aquila”: vedremo, caro Letta che stranamente in questi giorni ti agiti come un indemoniato totalmente privato del solito, impeccabile aplomb. In caso contrario siamo in attesa delle dimissioni tue, di Verdini, dei vostri amichetti ed amici degli amichetti collegati o meno che siano con mafia, camorra e ‘ndrangheta. Ma che ingenui che siamo: nel paese dove non leva le tende una volta per tutte il recordman mondiale di impunità, il corruttore semplice, il pluriinquisito multilodato, da una sola categoria di persone sono in realtà pretese dimissioni tempestive ed irrevocabili: dagli innocenti