venerdì 20 agosto 2010

Indietro popolo!

Vi capitasse mai di incontrare un brutto ceffo con indosso un’orrenda canottiera nera, il sigaro puzzolente perennemente in bilico dal labbro pendulo, il dito medio sfacciatamente sventolato ai quattro venti intento a grugnire frasi sconnesse in un dialetto incomprensibile non preoccupatevi: non è un beneficiato dalla legge 180, un fuggiasco da Villa Arzilla o magari un serial killer in disarmo ma nientemeno che un leader politico di uno sventurato paese intento a parlare (crede lui) nel nome del popolo sovrano durante la solenne incoronazione di Miss Padania: “ Noi siamo bravi e buoni, però non ci rompano i coglioni ( burrppp…). Mica siamo come quel “democristiano di merda” di Verdini (prootttt…). E se mi rompono le balle mentre mi pulisco il culo con il tricolore (dito medio nel naso) o disturbano la mia trota mentre gioca al rimbalza al clandestino vi porto a Roma ladrona (che in realtà saremmo noi da quasi vent’anni) trenta milioni di valligiani col mitra, ricomincio a cospargere i campi col piscio di maiale ed il “nord” ritira i risparmi dalla sua banchetta ( fallita da un pezzo) e se ne va! Perché la Lega ce l’ha duro (effluvio di profumo “Dur” dalle ascelle) e così anche il mio amico Silvio ( quello che una volta chiamavo Berluskaz il mafioso di Arcore) che lo sa usare proprio bene il suo spadino (basculamento anteroposteriore del polso e del bacino) assieme ai nostri amichetti perseguitati come il carissimo Abbrancher. E cosa volete che sia poi una sciocchezza come il reato di concorso esterno in associazione mafiosa (grattata di palle)?”.

Ecco, se io fossi il popolo nel vedermi rappresentato in maniera così grottesca e sguaiatamente cialtronesca mi incazzerei di brutto, altro che voto! Purtroppo bisogna al contrario riconoscere che lo “sdoganamento della panza” come manifesto culturale, la “legittimazione delle viscere” come strumento di lotta politica, “l’ elevazione del cattivo gusto e del rampantismo più rapace” a modello sociale dominante,”l’evacuazione fisica e finale dello snobismo” dell’ odiatissima borghesia intellettuale di sinistra, la “rivendicazione dell’orgoglio corporale” in antitesi a quello culturale ed il “trionfo della cafonaggine, dell’individualismo e dell’anarchia” come fine ultimo del predellino oggi funzionano a meraviglia al punto da costituire l’identità politica dominante di questa classe dirigente criminale. Anni addietro, quando ancora ne esisteva una, essere di destra poteva non piacere ma era una cosa seria. Soprattutto era uno spazio politico distante anni luce e precluso alle picaresche gesta di vecchi pavoni arrapati e truccati da bordello circondati da avvenenti ragazzine in carriera in un’orgia collettiva di festini hard, canzonette, mazzette, barzellette, radicali liberi e radicali riciclati, fasciosocialisti, fasciocomunisti, fascioclericali, fascioservitori e fasci e basta, spioni deviati con dossier spazzatura in bocca, isteria collettiva da interminabile campagna elettorale, secessionisti dal proprio cervello con tricolore al posto della carta igienica, silicone, botulino, bandane e tappetini cranici, lettoni rotondi un po’ troppo affollati, aspiranti eroi nazionali in pausa massaggio (scroccato), cammelli di Gheddy, pennivendoli asserviti, amichetti dittatori del Kgb e deliranti intimidazioni al presidente della repubblica che starebbe “pisciando fuori dalla tazza” ( potrebbe sempre farsi prestare il pappagallo da papino, visto che sono quasi coetanei) : il tutto in un incessante turbinar di schizzi di bava e servili lingue mulinanti.
Negli oscuri e non rimpianti regimi degli di tal nome si finiva nei gulag o nei campi di concentramento per attività sovversiva o magari per ragioni etniche e razziali, nel regimetto dell’amore a pagamento ti ci sbattono se decidono che sei culattone e molestatore ( e ovviamente non è vero) o se magari arredi la cucina in un mobilificio sull’Aurelia. In compenso il razzismo tira ancora alla grande: basta ascoltare le furiose intemerate xenofobe di improbabili arruffapopoli garantisti con i padroni e forcaioli con gli sfigati, e poi magari andare anche a contare i cadaveri di extracomunitari galleggianti nel Mediterraneo. Insomma siamo in presenza di una colossale operazione di omologazione e massificazione collettiva verso il basso sapientemente pianificata a tavolino per anni ( la mitica “gente”, quella che a detta di papino avrebbe al massimo la licenza elementare e si ciberebbe solo di telenovelas e megaspot) ed in grado di legittimare gli atteggiamenti sbracati e volgari che una certa politica, quella neo conformista e dominante, ha scelto per comunicare col suo “popolo” ( che, al netto della propaganda di regime, sommando opposizioni ed astenuti risulta costituito solo da una sia pur consistente minoranza di cittadini). D’accordo: lo snobismo elitario e salottiero è un vizio capitale insopportabile tipico di una certa sinistra grigia e polverosa che non piace affatto neanche a noi. I tempi della cosiddetta “superiorità morale” sono finiti da un pezzo e siamo tutti felici di poter finalmente sdoganare i cinepanettoni, Pierino la peste, Giovannona Coscialunga, Bombolo ed il Monnezza. Ma solo a patto che questi vengano utilizzati come specchio per sorridere dei nostri vizi capitali, non certo come modello culturale da imporre a tutti i costi.
Dicono che ogni popolo abbia i leader che si merita ( ma in fondo vale anche in senso contrario) ed allora, osservando sbigottiti tutti questi scandali con tanto di belati e grugniti di sottofondo, non ci restano che due possibilità: ritirarci sull’Aventino ed assisterli mentre trascinano il nostro paese sempre più nel bordello e nella melma fino a distruggerlo del tutto ( il vero sogno in camicia verde) oppure gettarci sempre più a peso morto nella mischia. Propenderemmo per la seconda ipotesi, nella speranza che un domani prossimo venturo un fragoroso, terrificante, apocalittico, liberatorio, costituzionale e partigiano megarutto collettivo possa finalmente seppellirli….

lunedì 16 agosto 2010

Il frastuono degli indecenti

L’ingloriosa implosione del predellino delle impunità, inesorabilmente schiantosti sugli odiati tomi del codice civile e penale, ha dato il là ad un indecoroso coro di belati vittimistico persecutori che di certo non vede il manganellatore Feltry Kruger ed il suo pallido emulo scucchione Beldidietro come gli unici protagonisti. Occhio a queste poche righe estratte da un’indecente intervista rilasciata da uno dei tanti pseudo ministri craxiani riciclati, contengono infatti un istruttivo concentrato del peggior furore propagandistico, ideologico, truffaldino e servilista del berlusco-onanismo militante: “La richiesta dei finiani di dimissioni del premier è un gesto di disperazione politica (senti chi parla!). Per quanto riguarda Berlusconi, i ministri ed il sottosegretario deve sempre prevalere il principio di presunzione di innocenza ( per cacciare il presidente della camera bastano invece le inchieste spazzatura del giornale del padrone). La richiesta di dimissioni di Fini è una questione politica (tenersi invece un presidente del consiglio plurinquisito ed in attesa di tre processi per i servi evidentemente non lo è, come se il voto lo ponesse sempre al di sopra della legge). Perché si è fatto transitare l’immobile attraverso società off shore ( vogliamo chiedere un parere all’esperto di società off shore David Mills?) e poi lo stesso è finito nella disponibilità di una persona vicina al presidente della camera? (e neanche una parola su come si comportano le persone vicine al presidente del consiglio, a partire da Cesarino e Marcellino per finire ai massoni capitanati dal macellaio supercazzora). Le indagini sul presidente Berlusconi sono state avviate centosei volte (bum!) e neanche una si è conclusa con la condanna ( e ti credo: si è sempre fatto fare leggine che gli consentissero di depenalizzare i suoi reati e di scappare come un coniglio dai tribunali!). Solo assoluzioni e archiviazioni, solo un accerchiamento giudiziario condotto da alcuni magistrati politicizzati (gli unici esistenti in realtà sono quelli che si è comprato lui)”. Capito bene? Solo assoluzioni, anzi ha detto proprio assoluzioni con prescrizione!! ( in realtà sono state solo indecenti prescrizioni: capito a cosa gli serviranno legittimo impedimento e processo breve?). Insomma, il solito vittimismo persecutorio e piagnonista falso e truffaldino ad uso delle pecore del gregge e di tutti quei coglioni che dopo due decenni ancora se lo bevono. Ma il peggio è che questa gente neanche si vergogna più: quale sarà dunque il compito di uno pseudo ministro degli esteri nell’era della dittatura dell’amore: pulire il culo ai cammelli di Gheddy, lucidare l’argenteria nella dacia dell’amico del kgb, cambiare la biancheria nel lettone dei festini hard?

Ma al museo degli orrori del Popolo delle Libertà ( la sua) non poteva mancare la conferenza stampa pulp ed eversiva di Pena e Panico, il ministro della paura con le bragone verdi ben calate ed il clone dell’avvocato Nonsferatù riuscito male ( sembra impossibile eppure esiste!). I due “saggi” hanno disquisito a lungo ed in piena sintonia sul delicato tema della lotta alla criminalità organizzata: in pratica hanno tentato di spiegare ai delinquenti come sfuggire alla galera grazie alle leggi commissionategli dal boss, dal falso in bilancio al bavaglio al processo breve e via elencando. D’altra parte come è noto loro i mafiosi li gradiscono al senato, i camorristi alla presidenza di regione, i massoni in parlamento ed i corruttori direttamente a palazzo Chigi.
“ Un governo tecnico sarebbe un golpe, l’articolo uno della costituzione dichiara che la sovranità appartiene al popolo”
Purtroppo per loro però ( che in realtà stanno solo svolgendo il solito compitino commissionatogli dall’alto, anzi dal basso) quella costituzione che non per niente vorrebbero sfasciare assieme all’intero paese ( unica, autentico pallino dei leghisti: quello per il quale si sono venduti anima e culo al cainano) dispone al contrario che in caso di fallimento del governo ( causa indecorosa cacciata dei pochi non inquisiti dal partito ) il presidente della repubblica si rivolga al parlamento per verificare la presenza di eventuali maggioranze alternative. La carta prevede infatti che i parlamentari, eletti dal popolo sovrano attraverso elezioni democratiche ( ma che con questa legge procata in realtà sono solo dipendenti della casta) non abbiano vincolo di mandato ( da qui la forsennata campagna acquisti del cainano, l’unico autentico ribaltone con vago sentore di corruzione esistente oggi nel paese). Potrà anche non piacere, ma è ciò che da sempre accade nella nostra democrazia parlamentare (!) ed additare il tutto come un golpe al punto di evocare la piazza e minacciare la solita secessione (“Il nord se ne va”, e magari depositerà anche i suoi risparmi alla Credieuronord, tanto qualche furbetto che li salva poi lo trovano..) rappresenta questo si comportamento pienamente eversivo. Per quanto riguarda poi la strampalata teoria che vorrebbe il nome del premier sulla scheda come una sorta di presidenzialismo ante litteram all’amatriciana, questa si che è un’ autentica bestialità da analfabeti del diritto nonché turisti delle istituzioni: la costituzione come è noto la si cambia solo grazie ai voti dei due terzi del parlamento oppure attraverso un referendum confermativo. Il fatto che papino senza badare a spese abbia iniziato a far scrivere il suo nome dappertutto, dai megaposter alle schede elettorali, dalle valanghe di telespot ai rotoloni Regina ( la sede più adeguata) dando il via ad una personalizzazione cesarista della politica da far impallidire Ceausescu, può rappresentare al massimo un’ indicazione di certo non un’inesistente modifica di fatto della carta costituzionale.

Articolo 1: “ L’Italia è una repubblica democratica fondata sul lavoro. La sovranità appartiene al popolo, che la esercita nelle forme e nei limiti indicati dalla costituzione”. A certa gente la seconda parte evidentemente non interessa, probabilmente vivono già in un altro paese: la monarchia assoluta di Papi II Sung, dittatore dell’amore .

Nell’isteria collettiva non poteva di certo mancare l’evocazione della piazza, magari per replicare l’avvilente spettacolino di poche migliaia di comparse incarognite convocate solo grazie al viaggio gratis, ai panini di “Arfredino” ed al gettone di presenza, e stipate come sardine in un angolo di una piazza semivuota pronte ad applaudire al rito di iniziazione massonica dei futuri amministratori delegati regionali, con il macellaio supercazzora ad urlare invasato sul palco “Due milioni!” (non si riferiva evidentemente al numero dei presenti ma all’entità di una mazzetta). E tra le perle della stampa di regime, non volendoci soffermare ulteriormente sulle sputtanatissime manganellate a suon di spazzatura, segnaliamo un articoletto dell’ex direttore dalla vocina bianca, quello che lasciò il posto a Feltry Potter in quanto non disposto a portare la battaglia politica in camera da letto.
“… Fini se lo sogna di Notte, si agita e grida Bocchino Bocchino! La moglie gli risponde: ma così, senza neanche prima un bacetto?...” Come commentare ? Poveraccio! D’altra parte se a fare battute scontatissime e di pessimo gusto ha iniziato il padrone in persona, le percorre ovviamente si accodano entusiaste. Ora abbiamo capito, cara vocina bianca, perché non sei disposto ad infilarti sotto le lenzuola: ma chi te ce vole!

sabato 14 agosto 2010

La villa delle libertà

Se un’alta carica dello stato deve dimettersi per un appartamentino monegasco arredato dal mobilificio Castellucci cosa dovremmo aspettarci da una bassa discarica in possesso di una villa del diciottesimo secolo con ampia tenuta, stalle, riserva di caccia, biblioteca privata, affreschi del Tiepolo e del Tintoretto e la solita vagonata di scheletri negli armadi delle centoquarantacinque stanze ( una per ogni escort)?
Oggi non facciamo satira, ne esprimiamo opinioni. Ci limitiamo a raccontare brevemente una torbida vicenda a beneficio di tutti coloro che ancora non ne fossero a conoscenza, visto che non la troveranno di certo neanche accennata nella pattumiera dei sicari pennivendoli e telebani asserviti al padroncino.

Dunque, nel lontano 1970 l’ennesima storiaccia di passioni, tradimenti e sangue sconvolse il nostro paese nel pieno dei suoi anni di piombo: il marchese Camillo Casati Stampa, membro della famiglia proprietaria di villa San Martino, uccise la moglie Anna Fallarino e l’amante, poi si suicidò. Ebbe così inizio una vera e propria baruffa per l’eredità: a contendersela la figlia minorenne Annamaria ed i parenti della nobildonna assassinata assistiti da un giovane legale di belle speranze, tale Cesare Previti. Con in ballo un avvocato di questo livello (infimo) ovviamente la spuntò la minorenne. Ma lo spregiudicato azzeccagarbugli pensò bene di saltare subito il fossato e convinse la sprovveduta a farsi assumere come suo rappresentante. La fanciulla gli diede così mandato di vendere la villa per potersi pagare le tasse di successione, specificando però di voler mantenere tra le sue proprietà gli arredi, la pinacoteca, la biblioteca ed i terreni circostanti. Poco tempo dopo saltò fuori un misterioso acquirente nanerottolo ed un po’ pelato che guarda caso la spuntò grazie ai buoni uffici del solito Cesarone (il quale, ricordiamolo bene, avrebbe dovuto tutelare la minorenne) per un prezzo davvero irrisorio: cinquecento milioni di vecchie lire, inclusi ovviamente arredi, pinacoteca biblioteca e terreni circostanti. L’utilizzatore finale prese possesso del bene nel 1974 ma la vendita fu concretizzata nel 1980, e nel corso di tutti quegli anni la povera minorenne continuò pure a pagare le tasse su quella villa che gli era stata praticamente fottuta dal nanetto: riteniamo che lei non figuri nella batteria delle minorenni avvezze a chiamarlo papi. La povera e sprovveduta fanciulla ovviamente non sapeva che il suo rappresentante (!) Cesarone ed il futuro leader dell’amore andavano d’amore e d’accordo al punto che alcuni anni dopo, assieme, a Marcellino mafia e vino, avrebbero perfino fondato una specie di partito azienda al fine di salvarsi dai debiti, sfuggire alla galera e dare piena rappresentanza al loro elettorato di riferimento orfano del caf: i delinquenti. Ma, come racconta Alexander Stille, quando c’è di mezzo certa gente al peggio non c’è mai fine: nel 1979 il duo acquistò un altro pezzo dell’eredità dei Casati Stampa, una proprietà di 246 ettari a Cusago, pagandolo con una quota della miriade di società fantoccio già allora tanto care al cainano, cosicché quando la Casati Stampa provò a liquidare la propria parte non poté che rivenderla a papino stesso ad un prezzo dimezzato rispetto al valore originale: a quel punto pensò bene di scaricare Cesarino. Come nel caso dei finiani, meglio tardi che mai e… se li conosci li eviti..Nel frattempo il comune (benedetta politica) modificò la destinazione di gran parte dei parchi e terreni agricoli in questione ed il cainano poté cementificare senza pietà. Ecco l’uomo che si è fatto da solo…assieme a piduisti, politici corrotti della prima e della seconda repubblica, avvocati e giudici in busta paga ed amici dell’eroico Mangano. Il resto è cosa nota: invece di essere inesorabilmente radiato dall’albo professionale il potentissimo Cesarino diventò politico di rango al punto di sfiorare perfino il ministero della giustizia (!!!) per finire poi a quello della difesa. Poi si è beccato una condanna in cassazione per corruzione nella faccenda Imi Sir- Lodo Mondadori: poveretto, in fondo lui aveva solo corrotto un giudice con i sodi di papi per consegnare a papi nientemeno che la Mondadori. Lo stesso papi che adesso reclama a gran voce le dimissioni di Fini e commissiona un massacro a mezzo stampa ai suoi sicari e schiavetti:ecco perché nonostante il cerone, il bitume, i lifting ed i trapianti facciamo fatica ad identificarlo, quella che vediamo non è la faccia ma il culo! Se Fini dovesse lasciare la presidenza della camera per la pagliuzza della casetta, a lui con tutte le sue travi non resterebbe che buttarsi nella tazza di uno dei cinquantasei cessi della villa rinascimentale. Per poi chiedere ai vari Bondi, La Russa, Capezzone, Bossi e Cicchitto di mostrare finalmente a tutti i cittadini il loro senso dello stato: tirando la catena

giovedì 12 agosto 2010

Fasci da legare

Fino a prova contraria avere un parente( perdipiù acquisito) coglione sarà pur sempre motivo d’imbarazzo ma non costituisce reato, anche perché se così fosse uno che si ritrova un figlio come la trota se ne starebbe rinchiuso ai lavori forzati già da un pezzo. Che tutto questo intrigo internazionale così ricco di ingredienti classici: eredità misteriose, appartamenti monegaschi ed inevitabili società off shore (ma il corruttore di Mills ed i suoi servi su questo argomento farebbero bene a tacere, almeno per pudore) abbia avuto come protagonista principale un perfetto idiota appare purtroppo evidente almeno quanto l’indegna ed ipocrita cagnara costruitaci sopra dalla propaganda di un padrone come al solito afflitto da orticaria ogni volta che malauguratamente inciampa sulla legge ( cioè sempre). Ma almeno ha il pregio di farci capire alla perfezione cosa intendessero le pecore del gregge riferendosi a quella misteriosa “giustizia politicizzata” ( loro esclusiva specialità della casa) con la quale ci hanno spaccato i marroni per circa vent’anni. D’altra parte bisogna capirli: vivendo irrimediabilmente sprofondati nelle fogne del malaffare, della corruzione, della commistione con la mafia e la camorra, dell’evasione fiscale, dell’immoralità come unico stile di vita conosciuto, dei festini hard e dell’uso delle istituzioni come garanzia di assoluta impunità da sempre la loro unica arma di difesa è quella di trascinare nella merda (latinismo) tutti quanti: in un paese definitivamente ridotto ad una gigantesca cloaca saranno così certi di poter regnare felici ed incontrastati per almeno altri vent’anni.
“Polverizzateli!” ordina il ducetto dell’amore. “ Chi di giustizia ferisce di giustizia perisce”,
“ Useremo il metodo Mills”, sibilano in quel perfetto stile corleonese acquisito nelle frequentazioni con l’eroico Marcelllino mafia e vino il craxian-piduista – berlusconiano ( cioè la stessa cosa) Cicchetto e l’inqualificabile Straquaqquaraquadanio, lasciandoci purtroppo intendere come tutta questo forsennata campagna di stampa a senso unico e commissionata ai pennivendoli asserviti dall’utilizzatore finale non abbia proprio nulla a che vedere con la giustizia, tantomeno con il giornalismo, ma sia solo il manganello con cui mettere in atto una colossale vendetta personale ancor prima che politica.
Per noi che continuiamo a ripetere ormai stancamente le stesse quattro storielle note a tutte le persone che non abbiano appaltato il cervello al padrone, riascoltarle urlate ai quattro venti da quelli che fino a ieri stavano saldamente sopra al predellino ha il sapore agrodolce di una tardiva ma purtroppo assai magra soddisfazione.“E’stata presentata denuncia al copasir per pedinamenti da parte di servizi deviati nei confronti di parlamentari non graditi. Un segnale di perfetta continuità con l’attività di dossieraggio contro il presidente Fini” ( Briguglio). Ma guarda, qualcuno si è accorto che Cicciolino almeno dai tempi del mitico Pio Pompa ( purtroppo per papi neanche lui un punto programmatico) si serve di spioni deviati e ben retribuiti per accumulare dossier, il più delle volte basati su fatti penalmente irrilevanti quando non delle vere e proprie ciofeche da utilizzare al momento giusto contro chiunque provi a rompergli le balle, sia questi un giudice dal calzino bizzarro, una moglie pluricornificata o magari un direttore cattolico un po’troppo bacchettone: ma che scoperta, onorevole! “La destra deve fare autocritica perchè ha sottovalutato il tema del conflitto di interessi e lo sta comprendendo in tutta la complessità solo adesso” ( Briguglio). Questa è davvero colossale! Ma scusate, camerati: dove avete vissuto finora, sulla luna? Il conflitto di interessi per voi non era solo la fissazione degli eterni perdenti e sfigati comunisti? “Berlusconi è sotto più processi, si dimetta lui. E per lo stesso motivo dovrebbero dimettersi anche i ministri Matteoli, Fitto ed il sottosegretario Bertolaso!” ( Bocchino). Incredibile: qualcuno a destra si è accorto che papino è sotto processo! “ Ci sono prove inconfutabili che sia lui il mandante di tutta l’operazione. Le dimissioni le ha chieste il portavoce del partito e lui non lo ha smentito. Le firme le raccoglie il giornale di sua proprietà” ( Bocchino). Caro Bocchino: qualcuno tra di voi aveva ancora dei dubbi sul fatto che i giornali ed i portavoce del gregge sono solo i ventriloqui del padrone? “ I giornali di famiglia facciano una bella inchiesta sull’acquisto della villa di Arcore, comprata per un tozzo di pane grazie agli uffici dell’avvocato Previti ed all’inesperienza di una minorenne” (Bocchino) . Parole sante, Bocchino: perché non iniziate a raccontarci un po’ di cose anche voi che lo frequentate da anni ? “La giustizia faccia il suo corso, noi non strepitiamo contro magistrati comunisti”. Al suono di quest’ eresia in grado di minare alle fondamenta il postulato base del piagnonismo vittimista di Arcore, Ca(pe)zzone, il radicale per ogni stagione, ha avuto un coccolone mentre il raffinato poeta Sandrino ha accusato un micidiale travaso di bile con spasmo coronarico che lo ha portato a delirare e straparlare tra le lacrime, ma nessuno si è accorto della differenza. “ Io credo che la nascita del Pdl abbia segnato un passaggio da un fisiologico tasso di leaderismo ad una visione cesarista ed ipercarismatica del partito" ( Moroni). Toh, si cominciano a svegliare pure i socialisti! Bentornati compagni, tutto ciò ci commuove e ci riempie il cuore di gioia. Certo non possiamo aspettarci frasi del genere dai vari Cicchitto, Bondi, Ferrara, Frattini, Boniver, Brunetta, Sacconi ecc.: tutta l’essenza della loro esistenza e della loro militanza è segnata solo dal rancore anticomunista e da un inguaribile necessità di vivere sotto padrone. Ma la Moroni, con tutto il fardello pesantissimo della sua dolorosa vicenda personale, fin dall’inizio ci era sembrata mille volte meglio: bentornata sulla terra, Chiara! “Quello che non posso sopportare è questa cultura macho berlusconiana e maschilista” ( Moroni). Papino macho maschilista? Eppure avremmo pensato lui che apprezza molto le donne, soprattutto quelle stese sul lettone dopo un festino e magari elevate ad alti ruoli istituzionali per meriti acquisiti sul..campo. “Guardiamo con molto sospetto alle relazioni tra Roma e Tripoli. Questi frequenti ed anomali viaggi sono un vulnus alle nostre relazioni con gli Stati Uniti”. (Briguglio). Finalmente qualcuno che osservi come la nostra politica estera si sia ridotta a spensierati week end sulla dacia con l’amico Putin, romantiche serate sotto la tenda di Gheddy piantata nel cuore di villa Pamphili con i cammelli intenti ad abbeverarsi nel fontanone e vigorose grigliate nel ranch di Bush a rievocare i bei tempi andati di una guerra illegale, illegittima e criminale.
Insomma ci sarebbe di che essere soddisfatti, se non fosse che al minimo accenno alla compravendita della villa di Arcore (indecente, ma ne riparleremo: evidentemente c’è chi con le minorenni non ci fa solo festini ma anche affari d’oro..), alle società off shore, ai rapporti poco chiari con Tripoli e Mosca, ai processi in corso Cicciolino leader dell’amore se la sia fatta sotto ed abbia iniziato a spedire segnali di distensione.
Adesso il cerino passa nelle mani dei finiani: se possiedono davvero le cosiddette palle non di gommapiuma come quelle dei servi in braghe, canotta verde e dito medio alzato, dopo tanti anni di silenzio complice ed omertoso (“eroico” secondo la definizione di Marcellino mafia e vino) hanno il dovere di fronte a milioni di cittadini ed ai loro elettori in buona fede di dire tutto ciò che sanno nel nome di quella legalità finalmente riscoperta e per evitare che questo povero paese diventi definitivamente una repubblica fondata sui ricatti. Sarà un utopia anche un po’ infantile, m pensa che delusione se dopo tutto questo casino si accontenteranno nuovamente del solito vecchio tozzo di pane!

lunedì 9 agosto 2010

Il falò delle libertà

In queste idi d’agosto di veleni e tradimenti le trame oscure, gli intrallazzi e gli intrighi di palazzo dei vecchi mestieranti della politica gonfiano di rancore ed amarezza il cuore dell’ anziano duce dell’amore: “ Ma come, adesso questi qui mi accusano nientemeno che di essere illiberale: ma se gli ho dato tutto, li ho coperti d’oro, li ho tirati fuori dalle fogne! In fondo in cambio di tutta questa libertà pretendevo solo che facessero sempre quel che mi pareva..”. E così per tirarsi su il morale (ed altro) ha deciso di dedicarsi al solito festino nel castello con tanto di ministre, escort, deputate e laccaculo al seguito.
La democratica, liberale, amorevole e garantista epurazione dei finiani (colpevoli di intollerabile accanimento legalitario) dal predellino delle illibertà di Papi II Sung ha finito in effetti per generare un vero e proprio psicodramma in quella palude malfamata che in teoria dovrebbe essere lo spazio di una moderna e dignitosa (e magari anche incensurata) destra europea. I promotori delle libertà d’altra parte, come rivendica orgogliosamente il secondo politico più sputtanato della galassia (Cecchetto squadra e compasso) hanno da sempre scelto il garantismo come stella polare e fede incrollabile nelle le loro altrimenti inutili esistenze. Il tutto mentre il primo della lista, l’inqualificabile Straquaqquaraquadanio, preannuncia senza neanche arrossire per la vergogna ( a lui evidentemente preclusa) il ritorno all’ipergarantista “metodo Boffo”, il maghetto di Arcwords Feltry Potter estrae come al solito dal cilindro la casetta giusta al momento giusto ed i gentiluomini del P3dl sfornano a getto continuo dossier finalizzati a far passare un loro compagno di partito nientemeno che per un recchione. Non c’è che dire: tutte gemme di garantismo allo stato puro e per palati forti! D’altra parte c’è da capirli, poveretti: la poltrona da governatore l’avevano promessa all’uomo di fiducia dei clan, quello su cui pende richiesta di arresto per camorra ma che loro difendono a spada tratta (in fondo mica è frocio: è solo camorrista. E poi loro sono garantisti, no?) in ottima compagnia con i leghisti, quelli che misteriosamente un tempo erano giustizialisti e si scagliavano contro la corruzione di Roma Ladrona e che oggi sotto padrone si sfogano solo contro straccioni e poveri immigrati. Gli stessi clan poi che forniscono materiale inesauribile per le porcate del maghetto di Arcwards sotto forma di mondezza, quella fatta sapientemente accumulare durante l’olocausto del governo Prodi e poi miracolosamente sparita chissà come in una regione dove non si sposta neanche una buccia di banana che camorra non voglia. A completare il neo Miniculpop (definizione che il padrone ha trovato subito molto stimolante, in particolare per quanto attiene alla seconda ed alla terza componente) ci pensa Min Laden, il telebano del padrone, quello che alla guida di un immondo ed umidiccio Tglingua con aspiratore odontoiatrico sempre attivo spaccia prescrizioni per assoluzioni ed ignobili sciacallaggi per miracolose ricostruzioni.
In questo panorama di maleodorante decadenza i leghisti farebbero quasi tenerezza (ma quando mai!): con il cappio giustizialista che un tempo sventolavano liberi e belli in parlamento ci si sono legati mani, piedi e genitali al padroncino e da perfetti maggiordomi sono disposti a votargli qualunque porcata pseudogarantista (leggi: immunitaria), dal legittimo impedimento al processo breve, dal lodo Alfano ter all’ amnistia generalizzata, dalla legge bavaglio allo ius prima noctis costituzionale. Altro che federalismo: tutto pur di mantenere le chiappe saldamente cementate sulle amate poltrone di Roma Ladrona. ”Fini dovrebbe dimettersi” tuona così con sommo sprezzo del ridicolo ( e spirito autenticamente giustizialista) il ministro della paura Maroni nel momento stesso in cui contribuisce a mantenere inchiodati al loro posto i vari Caliendo & co. nel nome del sempre nobile garantismo.” Se avesse senso dello stato se ne andrebbe!” rincara la dose il duce corruttore che da sempre il senso dello stato lo conosce e lo manipola con sapienza facendolo coincidere alla perfezione con la propria impunità. A questo punto uno potrebbe anche chiedersi (la trota e Calderoli no, troppo complicato): ma se deve dimettersi Fini per un modesto appartamento del valore di 300000 euro ereditato da An in condizioni fatiscenti dove dovrebbe rifugiarsi lo psiconano pluriinquisito e mai assolto abbrancato alle sue poltrone istituzionali al solo fine di sfuggire ai tre processi che l’attendono al varco: Mediatrade, Mediastet e Mills? Già proprio lui: l’avvocato inglese corrotto con soldi di Berlusconi per testimoniare il falso in favore di Berlusconi a proposito di società “off shore” create per Berlusconi. Condanna in primo e secondo grado e prescrizione in cassazione, come dice l’ottimo Benigni: chissà chi sarà il mandante? Quello stesso mandante finale che tanto per rinsaldare vecchie e mai tramontate amicizie se ne va a cena dal sodale Previti, l’avvocato di Berlusconi condannato per aver corrotto con soldi di Berlusconi un giudice (uno di quelli buoni, mica una toga rossa) al fine di far assegnare a Berlusconi la Mondadori. Qui almeno il mandante non è sconosciuto visto che un certo Berlusconi è stato graziato dai giudici ( buoni) con le attenuanti generiche, riconosciuto “corruttore semplice” e dunque prescritto. Quindi per il garantista a braghe alterne Maroni e per tutti i trombettieri di regime non se ne deve andare, al contrario di Fini ovviamente: vuoi mettere il fotterti una casetta a Montecarlo con il fotterti una casa editrice miliardaria?.
Lo stesso corruttore semplice che si tiene sempre stretto al suo fianco una altro vecchio amico e sodale di sempre: quel Marcellino mafia e vino condannato in secondo grado per concorso esterno in associazione mafiosa. Lui almeno una volta ebbe l’onesta di riconoscerlo: “Sono entrato in politica per evitare la galera”. Semplice, no?
Ecco, assistendo disgustati alle gesta poco nobili di questo malgoverno criminale fanno quasi tenerezza quei finiani che si astengono su Caliendo e incovcano le dimissione dei vari Brancher e Scajiola e Verdini: in fondo i poveretti se la prendono solo con i pesci piccoli, mica hanno osato chiedere le dimissioni del capo pluriprescritto in fuga dai suoi tre processi. Chissà, forse nel corso di tutti questi lunghi anni assieme non si erano mai accorti di nulla e dunque orsù, cappuccio Cicchitto: un po’ di sano garantismo cribbio!
Ma la cosa più squallida alla quale siamo costretti ad assistere in questi giorni è il forsennato mercato dei parlamentari e senatori transfughi, voltagabbana ed opportunisti messo in opera da un padrone combattuto tra il desiderio di galleggiare a vista al solo fine di farsi approvare tutti gli scudi stellari architettatigli da Nonsferatu Ghedini e dal suo clone di grazia ( ricevuta) e giustizia con l’esoftalmo oppure far saltare il banco e portare il paese verso incomprensibili elezioni prima che il temuto terzo polo possa organizzarsi. “Cercare nuove maggioranze contando su parlamentari eletti con il Pdl è golpista!” tuona in sintonia con tutta la tribù del predellino un altro ministro che conta quasi meno di Al Nano (cioè niente). Ovviamente meritevoli di elogi saranno invece tutti quei parlamentari e senatori eletti con l’opposizione e che in cambio di mirabolanti promesse e poltroncine d’oro decideranno di passare con la maggioranza. Insomma, se ad esempio uno come Tremonti entra in politica col “Patto Segni” (opposizione) e poi salta sul predellino diventa una superstar, se un altro compie il percorso inverso invece fa un ribaltone. Evidentemente è un po’ come nella la storiella del garantismo-giustizialismo: funziona solo a targhe alterne, in realtà dipende tutto dalla propaganda di regime e dalle convenienze del momento. Papi intanto pare abbia affidato anche alle sue deputate e ministre la nobile “mission” di contribuire a questo dissennato mercato della vacche. Non sarà che, accortosi finalmente che “Bocchino era un deputato e non un punto programmatico” ( parole sue), avrà deciso una volta per tutte di correre ai ripari?