venerdì 26 febbraio 2010

Banana Jones e i predatori della legalità perduta

“Silvio assolto!” delira a nove colonne quella pseudo gazzetta del gregge, che ricevette contributi pubblici nientemeno che in qualità di organo ufficiale del partito monarchico italiano, nel tripudio incontenibile ed incontinente di pecoroni, maggiordomi e servitori di ogni ordine e grado. E così, mentre il povero Morgan è stato fatto fuori da Sanremo per le sue teorie sull’uso cocaina come antidepressivo, al “direttore” scucchione di quell’ “Illibero” che spara titolacci in evidente overdose da allucinogeni vogliono assegnare nientemeno che un programma di approfondimento in prima serata: siamo certi che ne uscirà fuori qualcosa davvero di …stupefacente. Da che cosa ritengano sia stato assolto “Silvio” non l’ha capito neanche Mastro Minzo, il quale da parte sua non si pone domande fin dai tempi in cui maneggiava i suoi primi soldatini e si limita a ripetere ossessivamente la pappa che gli passa la propaganda del padrone, anche perché fuggendo come un coniglio da ogni udienza il suo processo non si è praticamente mai avviato e già tra un anno morirà inesorabilmente in prescrizione. Ma soprattutto non capiamo affatto cosa diavolo ci sia da esultare, visto che l’avvocato Mills è stato prescritto ma riconosciuto colpevole di quella corruzione che prevede specularmente la presenza di un corruttore facilmente identificabile in colui che, secondo i paladini della libertà ( la sua), oggi risulterebbe chissà perche un vincitore. L’avvocato dunque rivecette le mazzette per fornire falsa testimonianza sulle società “off shore” da lui create e dalle quali partivano mazzette a 360 gradi destinate, tra gli altri, ad illustri uomini politici a partire ovviamente dal quel grande latitante glorificato dalle massime istituzioni solo poche settimane orsono. L’assolto dal signore e da Beldidietro dunque smazzettava giudici, avvocati ed infedeli servitori dello stato, ecco perché oggi ci tiene tanto a combattere la corruzione: vuole essere monopolista e non gradisce conflitti di interesse neanche in quel settore, impresa peraltro estremamente complicata visto il quadro desolante del paese che emerge grazie ai magistrati ed a quelle intercettazioni che il paladino della liberta, sarebbe meglio dire della prescrizione, intende combattere con tutte le sue forze.
D’altra parte che un soggettino del genere si ponga come il leader di un governo che vorrebbe far credere di contrastare il malaffare non se la beve neanche quella buonanima sensibile del poeta di corte Sandrino. “E una persecuzione” grida come un vecchio disco incantato da vent’anni il leader dell’amore, probabilmente riferendosi alla sua eterna battaglia contro la legalità ed il codice penale. Nella sua brillante carriera di fuorilegge è infatti incappato in una ventina di processi, quattro dei quali ancora in corso: corruzione Mills (nel quale non è affatto stato assolto, ed infatti si accinge a continuare a scappare grazie al legittimo impedimento, al processo breve, al Lodo Alfano tre e, già che ci siamo, anche all’immunità parlamentare), compravendita di senatori dell’opposizione, fondi neri per i diritti Mediaset ed appropriazione indebita nell’affare Mediatrade. In altri due casi l’ha fatta franca in quanto si era opportunamente depenalizzato le proprie marachelle ( “Assolto perché il fatto non costituisce più reato”), roba che in America se commetti falso in bilancio finisci in galera per 25 anni. In altri due casi se l’è scampata per amnistia (falsa testimonianza P2 ed ancora falso in bilancio: un’autentica passione, la sua). Di assoluzioni piene è riuscito ad ottenerne solo una, in altri due casi assoluzioni con formula dubitativa ( la vecchia “insufficienza di prove” che non esclude affatto il reato), delle quali una spuntata dopo condanna in primo grado e prescrizione in appello (indovinate un po’ il reato? Ma corruzione, ovviamente!). Per cinque volte poi si è salvato con le attenuanti generiche grazie alle quali in tre casi ha beneficiato di quella santa prescrizione che nel frattempo i suoi servitori gli avevano opportunamente accorciato su misura del cavallo dei suoi calzoni ( ed ecco spiegato chiaramente perché oggi sbavino tanto in attesa di quel il processo breve che terrorizza tutti i giuristi onesti di ogni ordine e grado!). Tra di queste il famoso processo Mondadori, quello nel quale i suoi avvocati hanno corrotto con i suoi soldi un giudice per consegnare nei suoi artigli la Mondadori: lui è stato riconosciuto “corruttore semplice” (anche in quanto fino a quel punto magicamente ed incredibilmente incensurato grazie alle sue “porcate ad personam” precedenti) e dunque prescritto.
Ecco, adesso alzi la mano o magari emetta un flebile belato colui che ritiene credibile che un soggetto del genere si proponga come un paldino della moralità: l’unica possibilità di presentare liste pulite ce l’avrebbe ricorrendo ai soliti chili di cerone, alle manine del suo chirurgo plastico o magari alle cure dell’igienista dentale personale, che infatti risulta candidata.
Nel frattempo per garantire adeguata rappresentatività al suo gregge apprendiamo che dopo Dell’Utri, condannato in primo grado per concorso esterno in associazione mafiosa, e Cosentino sul quale pende richiesta d’arresto per camorra, anche la ndrangheta aveva il suo bel senatore di riferimento, un pezzo d’uomo che veniva umiliato come un misero schiavetto dal suo padrino: a pensarci bene la vera caratteristica che accomuna tutti i maggiordomi dell’ indecente corte di Chiavatar. Adesso sembra che delle malefatte di Di Girolamo se ne sia accorto anche la seconda discarica dello stato, peccato che solo pochi mesi orsono di fronte ad un’analoga iniziativa giudiziaria, il gregge si sia come al solito compattato ed uniformato nel vecchio coretto di craxiana memoria contro la giustizia politicizzata delle toghe rosse.
E così, per festeggiare lo scampato arresto del corrotto avvocato bugiardone e brindare con largo anticipo a quel legittimo impedimento che gli consentirà ancora una volta di scappare come un pavido coniglietto a caccia dell’agognata carotina (l’ennesima prescrizione), Cicciolino ha deciso di regalarsi, dopo quello di Putin, anche il lettone di Napoleone. Per l’occasione, e con orrore di ogni antiquario e storico dell’arte che si rispetti, opportunamente segato ed allargato verosimilmente per adattarlo alla sua statura nel primo caso ed ampliarne la capienza per escort, ministre e candidate nel secondo. Speriamo che adesso non decida di comprarsi anche la cappella Sistina: correremmo infatti il rischio di veder cadere in prescrizione anche il Giudizio Universale..