venerdì 30 luglio 2010

Le comiche finali

Le prime eresie diffusesi nel telemonoteismo di Sex and the Papi hanno gettato nello sconforto più assoluto gli apostoli e le promotrici coccodè dell’utilizzatore finale spingendoli fino ad azioni ed esternazioni totalmente dissennate. La diretta discendente di un famoso dittatore, ad esempio (una che il fascio ce l’ha nei cromosomi), evidentemente intossicata dai fumi di un micidiale cocktail a base di silicone, collagene e botulino ( antico infuso brevettato dal dottor Scapagnini al fine di rendere il suo illustre paziente sempre più simile a Tutankamon), ha illustrato ai fedeli riunitisi per una Via Crucis davanti alla procura la sua singolare teoria sulla diaspora: “Il papà è Fini, la mamma Berlusconi. Fini è il papà che rompe dalla mattina alla sera, va al lavoro e non capisce i problemi delle donne. Berlusconi è la mamma del fare. Si, Berlusconi fa la donna”. Purtroppo ascoltando simili idiozie rimane ben poco da commentare, ma solo da attivare con codice rosso un trattamento sanitario obbligatorio. Al festival delle scemenze non poteva sottrarsi l’immancabile La Rissa il quale ha intimato all’eretico Granata, oltraggioso al punto di parlar bene della legge (vista la compagnia sarebbe un po’ come tessere l’elogio della volpe dentro ad un pollaio), di non usare più “frasi da quaqquaraquà”. Concetto peraltro perfettamente in linea con il credo del padrone, il quale notoriamente predilige di gran lunga il “coccodè”. La diaspora tra gli ex camerati in effetti evoca in noi ricordi ansiogeni che pensavamo sepolti per sempre, e se solo non ci trovassimo ogni santo giorno di fronte al ghigno sbilenco di Mister Bean Gasparetto ed al pizzetto mefistofelico del solito La Russia potremmo perfino rabbrividire al pensiero di un terrificante remake della schizofrenica Unione. Volendo schematizzare fino all’estremo, le ex camicie nere oggi in perfetta livrea da maggiordomo si sono dunque divise tra quelle decise finalmente a dare le spalle all’utilizzatore finale e quelle intenzionate invece a continuare a dargli ben altro…Sarebbero i cosiddetti fascisti da Salò…tto, specie se in casa dell’insetto leccaculo magari in compagnia di cardinali e faccendieri. Quelli che al posto del “Me ne frego”, su suggerimento dei fasciosocialisti, hanno adottato il “ Me le frego”, il “Credere, obbedire corrompere” ed anche la sempre attuale “Mazzetta nera”. In definitiva, visti gli eroi idolatrati nel gregge, quelli non più del “ Boia chi molla” ma del più moderno ed adeguato “Boia chi parla”. E così il compagno Fini con la sua piccola pattuglia di scomunicati ha deciso di creare lo sconcerto nella cricca ricominciando a pronunciare nientemeno che qualcosa di destra su quel predellino affollato da craxiani riciclati e post comunisti finalmente riunitisi nel partitone conservatore più sbracato e populista del vecchio continente, estremisti di Lotta Continua perfettamente sintonizzati col padrone, radicali buoni per ogni stagione intenti a farsi uno spinello con qualche cardinale nel nome della sacralità della famiglia e dell’embrione, massoni, faccendieri, clericali, atei devoti e cattolici puttanieri, vecchi liberali e repubblicani rincoglioniti ed un po’ disorientati, soubrette in libera uscita da qualche calendario, secessionisti padani stanziali su comode poltrone romane, ministre in giarrettiere e calze a rete, fabbricatori di dossier, amici di mafiosi e camorristi, aspiranti eroi in pausa massaggio. In pratica una pittoresca armata Brancapadrone accomunata solo dall’odio per la legge e dalla passione per la gnocca, il potere ed il denaro. Insomma, parafrasando un vecchio Fini d’annata siamo davvero alle comiche finali…

Ma più delle esternazioni sconnesse delle camicette nere, assolutamente assordante risulta l’attuale silenzio dei leghisti: i presunti paladini della moralità e della legge non riescono proprio a trovare il tempo per pronunciare almeno due paroline sulle oscene malefatte della cricca, al massimo spendono poche risibili frasette per polemizzare con Saviano ( uno che rischia la pelle ogni giorno per denunciare gli orrori della camorra ) e tifare contro una nazionale già morta e sepolta di suo. Evidentemente si sentono appagati dal giocare a fare gli sceriffi solo con gli extracomunitari e non ricordano affatto i bei tempi andati nei quali possedevano ancora titoli per parlare di legalità e perfino per sventolare cappi in parlamento. Adesso Bragheheart, sempre rigorosamente con il dito medio alzato perché convinto che l’essere popolani comporti necessariamente il comportarsi da cafoni, ripete in ogni istante il vecchio mantra del federalismo. Il che potrebbe anche essere un bene se non fosse sempre che, affidato in gestione a questa cricca che ci mal governa, ci lascerà eternamente addosso la sgradevole sensazione che alla fine a guadagnarci saranno i soliti ricchi e noti ed a prenderlo in quel posto ovviamente tutti gli altri . “Per fare il federalismo bastiamo io e Silvio”: sfortunato il paese che per riformarsi da cima a fondo ed aggiornare la sua costituzione è costretto ad affidarsi alle estemporanee improvvisazioni di due vecchi buontemponi affetti da evidenti esiti di turbe cerebrovascolari. D’altra parte le esternazioni di Bragheheart sono ormai a tutti tristemente note ancor più di quelle dei fasciosocialisti. Dai mitici tempi in cui magnificava le erezioni della lega inebriato dal profumo Dur e sbandierava l’uso del tricolore in loco della carta igienica, per arrivare al giorno d’oggi alle raffinate disquisizioni sulla leggerezza della condanna in appello per concorso esterno in associazioni mafiosa di Marcellino mafia e vino ed alle teorie sullo spiedino di Silvio. In effetti, essendosi venduti anima e corpo al padrone di Arcore ed avendo assaporato le delizie del potere di “Roma Ladrona”, non possono permettersi altro che queste piccole battaglie di retroguardia: insomma anche per loro niente quaqquaraquà ma sempre il solito, padronale Coccodè..
Ma nel festival delle scemenze non poteva sottrarsi il vecchio clown, il cabarettista capo tristemente noto in tutto il globo per le sue atroci battute e le mortificanti barzellette alle quali sorridono per contratto soli i suoi servitori. “ La più grande delusione è stata quando ho scoperto che Bocchino era un deputato e non un punto del nostro programma !”. Deve essere stata davvero una mazzata, Chiavatar: anche perché sarebbe stato l’unico che tu e le tue ministre sareste stati capaci di rispettare…