giovedì 15 luglio 2010

Bordello primordiale

L’ATTICO FUGGENTE

Qualcuno ingenuamente si sarà chiesto cosa diavolo ci facesse una suprema autorità spirituale come sua eminenza il cardinal Bertone all’interno del salotto più cafonal- chic di quella sottospecie di sodoma e gomorra nel quale si è ridotto il decadente impero dell’amore a pagamento. Sopraffatti dall’angoscia in tanti ci auguriamo che almeno abbia provato un pizzico di pudore nell’accedere in quella sorta di girone degli impuniti ( magari camuffato con minigonna, parrucca bionda e calze a rete più adeguate all’occasione rispetto alla tonaca) per condividere una malsana seratina in compagnia di banchieri plurimputati, sottosegretari indagati, nostalgici ma sempre attivi pidduisti, giornalisti leccaculo ed inevitabilmente col corruttore semplice plurimpunito, il multidivorziato scristianizzatore dell’etica pubblica a colpi di tette e culi nonchè vecchio cabarettista e puttaniere impenitente. E sempre più sconvolti ci spingiamo fino al punto di chiederci se dopo tutto, trovandosi perfettamente a proprio agio con tale compagnia, il cardinale non si sia anche goduto allegramente la seratina a base di pane, vino e rutto libero ( rigorosamente in latino), approfittando magari per ritirare la rata d’affitto, visto che l’attico dell’insetto dalla lingua srotolabile come una tenda da balcone è incluso tra le proprietà di propaganda fide. Tra una risata ed una vecchia barzelletta sui froci o magari sui malati di aids ( vecchia specialità della casa), di certo non avrà trovato il tempo per chiedersi come mai a simili cenette non lo invitino mai personaggi quali Obama, o magari Sarkozy o perché no Angela Merkel: tutta gente con troppo senso dello stato per poter pensare anche solo lontanamente di farsi dettare un banale articolo del codice stradale da monsignor Elio Sgreccia.

BERTONE, BERTOLAIDO E PIERCACASENNO

La cenette galeotta, una sorta di grande evento del cui catering si è occupata direttamente la protezione civile, era in realtà finalizzata a far riscoccare la scintilla dell’amore tra Chiavatar, nevrotizzato dalla piccola rivolta degli schiavi che gli sta mandando di traverso un festino dopo l’altro, ed il figliol prodigo Pierfornicando, un altro moralizzatore dei costumi nazionali divenuto casto e puro dopo avergli votato per anni ogni porcata anche lui sempre in affanno tra un divorzio, una comunione ed un family day. A tal fine sembra che Bertolaido oltre che delle tartine si sia preoccupato di portare anche un paio di massaggiatrici perché si sa, vedendo le stelle i governi spompati risultano molto ma molto più arrapanti. Nonostante gli sforzi di tutti i presenti il clima purtroppo non era quello previsto, come non hanno mancato di far osservare i maggiordomi La Rissa e Gasparetto ormai a loro agio più con le posate che con il manganello, più con l’aperitivo che con l’olio di ricino (da rispolverare solo con i poveri extracomunitari) ed avvezzi alle pratiche del potere assai più dei vecchi, cari e dignitosi democristiani. Spiccavano in particolare le numerose assenze nella caotica corte del sovrano, alcune peraltro giustificate tipo quelle di vecchi faccendieri pidduisti temporaneamente trattenuti in galera. Ad esempio il ras di Imperia, in ansiosa attesa di notizie dalla procura competente, sembra stia ancora chiedendosi se siamo tutti più coglioni nel credere alle sue frottole sulla case regalate oppure nel non renderci conto che a pagargliela eravamo proprio noi, visto che almeno i lavori di ristrutturazione della casetta con vista Colosseo l’uomo della cricca li metteva sul conto spese del Sisde ( cioè dello stato, cioè nostro). Il povero Abbrancher intanto, ministro del nulla distrutto nell’onore senza neanche la soddisfazione di una piccola, insignificante deleguccia, si è ritrovato inopinatamente trombato come una batteria di escort sul lettone di Putin solo per aver azzardato in miniatura ciò che il padrone pratica extra large e con sommo godimento da sempre ( cioè fare cucù ai magistrati neanche fossero la Merkel grazie a leggine su misura). Il tutto ovviamente senza che nessuno dei neo puristi del Secolo, di Farefuturo, dell’Uddiccì oppure della Padania se ne accorgesse, magari solo per sbaglio e di sfuggita. Perciò, costernato, all’invito dell’insetto ha dovuto opporre nientemeno che il legittimo impedimento, visto che buona parte del suo tempo d’ora in poi lo passerà davanti ai magistrati alle prese con l’ennesima storiella italiana Antonveneta- Bnl.

BIANCO ROSSO E VERDINI: ERAVAMO QUATTRO SFIGATI AL BAR…

Ma a disertare la cenetta sono stati anche altri personaggi della corte del nanosovrano, il quale ingenerosamente li ha così inceneriti: ”.. Ma quale nuova P2, sono solo quattro sfigati…”. In realtà sarebbero molti di più ed assai più avvezzi a simpatiche merendine di gruppo che ai salotti imbalsamati in un grande srotolar di lingue. Merende che saranno anche ruspanti, però risultano efficacissime al fine di spartire in santa pace affari, appalti e mazzette di ogni genere e grado (natura inclusa, ovviamente), organizzare pressioni sulla corte per far approvare il Lodo Alfano, smistare magistrati politicizzati veramente (cioè i loro) ed aizzarli a fare il mazzo a quelli non politicizzati ma fatti passare come tali (addirittura un “cancro da estirpare”) grazie alla minzoinformazione, ai mantra ossessivi di Cappuccio Cecchetto, Emilio Fido, Sandrino il poeta, Ca(pe)zzone il radicale per ogni stagione, ed ai manganelli di Feltry Kruger e Beldidietro. E soprattutto, vera specialità della casa, fabbricare di sana pianta allegri dossier grazie anche alla sapiente consulenza di raffinati bibliofili ancora festanti per la condanna a sette anni in appello per mafia e ras campani rampanti con il capo cinto non da una corona d’alloro ma dalla semplice richiesta d’arresto per camorra. Il tutto con il nobile fine di far passare per “culattone “( testuale) il candidato ex craxiano ed oggi ovviamente berlusconiano Caldoro, cioè in teoria uno di loro: vedi come ci si riduce a non avere neanche più uno straccio d’opposizione!. Viene a questo punto spontaneo chiedersi come mai il paladino della privacy, quello che vorrebbe mettere il bavaglio al mondo intero (Onu inclusa) grazie alla più porcata tra tutte le leggi porcata nel nome della sacrosanta riservatezza (leggi: farsi i cazzi propri) riceva ogni volta sulla sua scrivania o su quella del direttore di famiglia tutte quelle schifezze che poi con sommo godimento sbattono immancabilmente in prima pagina, dalla ciofeca Boffo, alle intercettazioni di Fassino che esulta ingenuamente per una banca, ai video Hard di Marrazzo in crisi di astinenza da trans, per arrivare alle case di D’Alema e così via. Evidentemente anche qui ci sono i dossier e le intercettazioni rosse, cattive, e quelle della libertà e dell’amore: eroiche e rispettose della privacy come Mangano e Graviano,ovviamente…