venerdì 14 agosto 2009

Scusa ma ti chiamo stronza

Pubblichiamo in esclusiva la nuova lettera scritta da Papino il Breve a Veronica per tentare la tanto desiderata riappacificazione

“Cara Veronica, forse accetterò le tue scuse. Ero recalcitante in privato, perché sono un padrone permaloso ed anche orgoglioso. Sfidato in pubblico, la tentazione di mandarti a fare fottere è forte, ma le resisto solo perché mi sopporti da una vita, con un amore ed una devozione seconde solo a quelle del mio fuffi Sandro Bondi. Tre figli adorabili, anche quella grandissima stronza di Barbara, che hai preparato per l’esistenza con la cura ed il rigore amoroso di quella splendida persona che sei, mentre io me ne andavo in giro per il mondo a trombarmi tutte le veline che mi capitavano a tiro, e poi magari facevo un salto al family day oppure andavo a dettare il codice etico per il mio gregge (ma non per noi, ovviamente). Tu dici che io frequento minorenni, ma io cosa diavolo posso saperne? quando me le faccio mica gli chiedo i documenti, cribbio! Abbiamo fatto insieme più cose belle di quante non siamo disposti a riconoscere in questo periodo di turbolenze e di affanno, e ricordati che io e soltanto io ti ho tirata fuori da quella merda nella quale ti ho trovata, e poi ti ho regalato una vita da gran signora, ingrata che non sei altro. Ma vedrai che finirà, e finirà nella dolcezza di un tribunale, come tutte le cose vere, e come sempre io prima mi comprerò la sentenza, tiè. Ma prima ti farò succhiare tutto il sangue infedele dal mio Nonsferatu Ghedini, così ti impari a scrivere a quei deviati di “Repubblica”, gli unici che non riesco ancora a comprarmi. Tu dici che io non sto bene: balle, con tutta la topa che mi ritrovo attorno chi sta infatti meglio di me? Le mie giornate sono pazzesche, lo sai. Il lavoro, la politica, i problemi, gli spostamenti, i magistrati da corrompere, il gregge da pascolare, i giornalisti da intimidire, le balle da sparare, Bossi che da’ di matto, gli esami pubblici che non finiscono mai. Ma soprattutto tutta questa vagonata di figa cui trovare un impiego adeguato alle prestazioni fornitemi: mica posso farle tutte ministro, lo sai? Una vita sotto costante pressione, povero me invidiato da tutti. La responsabilità continua verso se stessi, il terrore di fare brutta figura con una ventenne, gli effetti collaterali del viagra, infatti vedo sempre tutto blu, i trapianti, il lifting, il body massage per non far apparire il mio volto per quello che in realtà è: quello di un vecchio. Ed anche verso una moglie di cui in realtà non me ne frega più un cazzo e verso tutti i figli ( ma quanti ne ho?): tutto questo stress apre spazio alla piccola irresponsabilità di un carattere arrapato, libidinoso e da sempre totalmente privo di ogni scrupolo.
Ma la tua dignità non c’entra, quella la tengo custodita dentro una cassetta di sicurezza intestata ad una delle mie società off-shore nelle isole Cayman, alla quale abbiamo accesso solo io ed il nostro fidato Ghedini. Tutto ciò anche quando dalla mia bocca esce fuori la battuta spensierata, il riferimento galante, la bagatella di un momento, una richiesta di matrimonio, una proposta di candidatura. Oppure quando dai miei calzoni tiro fuori il pistolino, come sempre voglioso, arrapato e pronto per l’uso. Ti scuso dunque, e approfitto per chiedere scusa a tutte le mie mignotte alle quali in questi giorni ho potuto dedicare così poco tempo. Prendi questa testimonianza pubblica di un orgoglio privato che cede alla tua collera come un atto di potere assoluto: non puoi far altro che cedere. E poi con tutti questi testimoni non potrai mai dire che non ti avevo avvertita: attenta a quello che fai perché io ti distruggo, ti sputtano, ti faccio un culo così, stupida di una velina da quattro soldi venduta ai comunisti. Un grosso bacio, ci vediamo in tribunale.

Pap…ehm, Silvio ( Il presidente mandrillo)

(Testi: Sandro Bondi, Paolo Bonaiuti, Flavio Briatore, Fabrizio Corona, Il Gabibbo. Supervisione legale: Studi Ghedini- Previti- Pecorella. Lettera consegnata a mano da: amici di Dell’Utri, con allegato proiettile calibro 38 e copia di “Libero” con i titoli: ” Veronica come Di Pietro”, “ Veronica velina ingrata” e " mi manda mammina")