lunedì 25 gennaio 2010

Lui speriamo che se la cava

Dicono che talvolta il diavolo si nasconda nei dettagli. Supponiamo ad esempio chi io vi affidi cinquanta euro per acquistare un dvd che in realtà ne costa solo dieci. Il “dettaglio” in questo caso consisterebbe nell’imboscare i rimanenti quaranta in un bel conticino occultato chissà dove. Ecco uno dei tanti giochini per dar vita ad un onesto e dignitoso fondo nero. Un’autentica quisquilia: un mix di buona educazione e normale amministrazione in uso tra gentiluomini all’antica. Ma soprattutto un’altra prova lampante dell’accanimento ad orologeria dei fanatici eversori in toga rossa, con conseguente isteria collettiva tra i fedeli del gregge impanicati: come fronteggiare al meglio la nuova sberla giudiziaria in arrivo su quel faccione nuovo di zecca? L’Oronzo Pugliese dagli occhi a palla che funge da scalda poltrona in via Arenula suggerisce il caro vecchio tatticismo all’italiana: catenaccio processuale spinto con rigide marcature “ad personam” su ciascun capo di imputazione nella speranza di prolungare all’infinità il dibattimento, e poi micidiale contropiede sulla fascia a base di processo breve: tana libera tutti, tiè!
Ma il duce bonsai non è soddisfatto: questa volta lui pretende l’impunità universale, la prescrizione omnia seculorum, la benedizione “urbi et orbi”: insomma quella “soluzione finale” che in realtà avrebbe potuto essere perfino alla sua portata se solo si fosse limitato a comportarsi bene. Ma questa robaccia eversiva e comunista come è noto non fa per lui, dunque ha convocato per i solenni preparativi della solita sceneggiata a reti unificate tutta la sua nomenclatura verde, nera, rossa, incappucciata, nonché quella ricoperta da mordila lana.
Primo stadio: piagnisteo! “Lo perseguitano, povero Papi. Se indagano sul figlio è per colpire il padre, se fischiano un rigore all’Inter è solo per danneggiare il presidente del Milan, se l’ Escort o magari la ministra è indisposta oppure ha mal di testa ( comprensibile dopo la decima strimpellata di Apicella, la seconda poesiola di Sandro Bondi e l’ottava proiezione della cenetta al Ranch di Bush con micidiale coretto a base di “Meno male che Silvio c’è”) è solo per far sprecare un paio di viagra al povero utilizzatore finale, se Tartaglia non centra bene il bersaglio disegnatogli preventivamente sulla guancia è solo per abbattere il mito nascente del leader dell’amore, se la moglie gli chiede gli alimenti è perché l’amante bodyguard e mantenuto ( centotrentachili di bicipiti e pettorali: solo in polpette ed in bistecche la povera donna spende di più che per il suo allevamento di mastini) gli ha sfondato l’armadio di Topolanek dove si nascondeva, se gli spunta un brufolo su una chiappa è solo per rovinargli quel suo splendido sorriso….”

Secondo stadio: Nonsferatu estrae da una valigetta degna di un venditore di folletti tutto il campionario accumulatosi negli anni: “Maestà, potremmo partire con un antipastino di legittimo impedimento, per poi passare ad un risotto alla Cirami accompagnato da un sorbetto salva Rete 4. Poi potremmo servire ad un bel pasticcio alla Gasparri annaffiato con condono tombale ( per il magistrati). Come secondo suggerirei grigliata di Lodo Schifani, legge Pecorella e Lodo Alfano uno due e ter, magari sul barbecue ci mettiamo pure un marocchino ed clochard: sarebbero cosucce incostituzionali ma tanto noi con la costituzione poi ci prepariamo un bello spezzatino. Come contorno proporrei un’insalata mista con rogatorie, depenalizzazione di falso in bilancio e abolizione delle intercettazioni, il tutto affogato con un bel decreto salvacalcio, così magari ci ricompriamo anche Kakà. Per dessert una Tremonti bis ed un bel condono edilizio per le aree protette, poi ci costruiremo una grande cassaforte per fondi neri in cemento armato accanto alla piantagione di cactus di Villa Certosa: così se si avvicina un magistrato facciamo eruttare il vulcano e lo seppelliamo sotto un mare di lava e lapilli che poi utilizzeremo per il ponte sullo stretto, tanto la “provocata eruzione” con conseguente omicidio colposo rientreranno nel processo breve. L’ex Cirelli invece non sarebbe più disponibile in quanto nel frattempo il poveretto si è malauguratamente suicidato per la vergogna. …”
Insomma, lui speriamo che se la cava anche stavolta…

Ma ci sarà mai questo esotico Mohamed Farouk Agrama? E quelli come lui, Ben Ammar e Gheddy (a quanto pare tra i suoi migliori amici assieme a Putin, Bush e Lukashenko), l’avranno ascoltato quando sosteneva (tra una bomba e l’altra con tanto di migliaia di civili sterminati) che quella araba era una civiltà inferiore?
Questo signore egiziano in affari negli States sembra sia in realtà un socio occulto di papino, quello dei quaranta euro iniziali, per intenderci: secondo alcuni giudici se li si sarebbero imboscati in Svizzera assieme ad un gruzzoletto di un centinaio di milioni di euro, spiccioli insomma. Per i giudici l’amorevole Re Hatù fotteva denaro perfino alla sua azienda quotata in borsa ed ai suoi inconsapevoli azionisti: tutto suo zietto, insomma. Peccato che molti di loro siano troppo impegnati a belare “meno male che papi c’è” per accorgesi che nel frattempo papi più che altro se li fa. Deve essere uno dei tanti insegnamenti del suo antico sodale latitante: forse coloro che ufficialmente si sono recati ad omaggiarlo poi hanno provato anche a scavare qualche buca nel terreno: non sia mai spuntasse fuori qualche vecchio lingottino……..
Agrama, nato al Cairo, iniziò la sua carriera assai sfigata di regista con due titoli “l’amico del padrino” e “ sesso pazzo”, due cagate mostruose che però per i temi trattati dimostrano al di la di ogni ragionevole dubbio come già da allora conoscesse molto bene Ciccioliono. Infatti diventò ben presto il suo uomo di riferimento negli Stati Uniti, ove fondo l’unica sede californiana di “Forza Italia” alla quale si iscrissero lui, il segretario federale del Ku Klux Klan ( attualmente dissociatosi e passato alla lega nord), Jason faccia di cuoio (un vecchio discepolo di Feltry Potter) ed Arnold Schwarzenegger. Secondo l’accusa Mediastet e Fininvest tra il 1988 ed il 1999 spesero 170 milioni di euro più del dovuto per acquistare diritti Paramount. “ La sola cosa di cui siamo orgogliosi è di servire un cliente, e se questi si chiama Berlusconi il servizio deve essere perfetto”. Sembra di sentire un leghista oppure un maggiordomo di aenne, invece a parlare così è nientemeno che un dirigente della major americana! Insomma, la vicenda si fa pericolosa anche perché in America (zio Bernie docet) fottere il fisco è una cosa seria, non una barzelletta da depenalizzare come qui da noi.
Ma come dicevamo il diavolo si nasconde nei dettagli. E così oggi Casini, l’oppositore a targhe alterne inflessibile come una Big Babol masticata, chiosa pure lui contro l’accanimento giudiziario ( gli servirà un accordo per la Puglia? Caltagirone scalpita…) mentre il processo breve potrebbe essere temporaneamente parcheggiato in attesa della sentenza Mills in cassazione, per poi decidere se ritirarlo fuori in fretta e furia oppure passare ad altro, magari al legittimo impedimento. Il tutto ovviamente nel supremo interesse della giustizia e dei cittadini, è evidente. E soprattutto in attesa di una bella riesumazione condivisa dell’immunità parlamentare: provate adesso un po’ voi ad immaginare dove ce li stanno per infilare di nuovo, tutti quanti questi benedetti…. dettagli?