sabato 9 gennaio 2010

Chiavatar

Finalmente, dopo una travagliata fase di montaggio e di restauro, si appresta ad irrompere nelle sale cinematografiche italiane l’attesissimo kolossal del secolo: Chiavatar. L’unico effetto speciale della storia fattosi presidente del consiglio, il primo film candidato non al premio Oscar ma al Nobel per la pace, l’opera che segna la definitiva consacrazione della magia in 3D? No: la consacrazione delle porcate in P2! Lo spettacolo mozzafiato ed il trionfo del cinema fantasy: quattro processi scomparsi in poche scene! Il film narra le picaresche gesta di una anziano corruttore semplice, massone ed amico dei mafiosi, che spedisce il suo doppione plastificato e siliconato alla presidenza del consiglio, mentre lui se ne sta imboscato nelle ville ed i suoi adepti gli organizzano uno sbarco in Normandia di escort e di veline, condotte dal generale Giampi ed accompagnate dalle solenni note del maestro Apicella . Entusiasmo alle stelle tra i devoti. Unica voce stonata, quella del prode Cecchetto: “ Capo, ma qui non ci si vede un cazzo!”. “Devi prima levarti quel cappuccio, coglione!”. Sandrino, commosso come sempre fino alle lacrime quando si trova innanzi al suo signore, ha insistito per portare gli occhialetti 3d anche alla guida della sua autovettura, finendo così per centrare in pieno una povera vecchina. Resosi conto dell’accaduto, il raffinato poeta di corte gli ha subito dedicato una delle sue celebri odi: ” Oh mia povera vecchietta: il tuo femore ti ho rotto, ma lo sai cosa ti dico? Io davvero me ne fotto! Il padrone, quel marpione, non gradisce le vecchine, nel lettone lui ci stende solamente le veline”. Sotto l’alto patrocinio del ministro della poesia e della cultura viscerale (il neonato miniculpap), prossimamente arriverà nelle sale cinematografiche anche il prossimo cinepanettone finanziato con denaro proveniente dalle tangenti sulla metropolitana milanese, in memoria dei bei tempi andati: “Natale ad Hammamet”. Si tratta della storia di un manipolo di eroici tangentisti, pregiudicati, pluricondannati, massoni e corruttori in viaggio all’estero per rendere omaggio alla tomba del loro vecchio mentore defunto in esilio. L’immancabile equivoco in questo caso è rappresentato dal fatto che costui, spacciato per un esule, in realtà era un famoso latitante. Nel corso del viaggio ecco le inevitabili ed esilaranti disavventure dei prodi col garofano, impegnati via via nel furto di un cammello, nel chiedere tangenti sui datteri ed urinare contro il muro di una moschea.
Anche il Piddì si prepara per la prossima stagione cinematografica. Cicciolino ha offerto agli amici oppositori un posticino al tavolo delle riforme, associato alla comparsata nel remake del celebre: “Giù la testa”. La continuazione in pratica di quel “Giù le braghe” interpetrato con passione e devozione da leghisti e missini. Ma i democratici, per essere all’altezza della rinomata superiorità morale e culturale della sinistra, hanno deciso di presentare anche i film dedicati ai prossimi candidati in Campania ed in Calabria: “L’uomo senza ombra” ed “ Il mio nome è nessuno”. Nel Lazio invece, con una spiazzante mossa strategica, il lider maximo ha deciso che per vincere bisognerà appoggiare la Polverini. “Si tratta”, ci ha spiegato, “di una scelta nel nome della continuità: anche il suo predecessore gradiva molto la polverina”. Per la Puglia, dopo Vendola sgradito all’Udc, Emiliano sgradito alla sinistra radicale e dopo il virus H1N1 sgradito a Topo Gigio, si è deciso intanto di candidare Lino Banfi.
Agli elettori democratici in realtà non resteranno molte opzioni. Gli unici film ai quali potranno assistere in santa pace saranno: “Ricomincio da tre”, dedicato alle uniche regioni conquistate alle prossime elezioni, ma soprattutto dovranno sciropparsi per l’ennesima volta il loro più autentico, eterno ed intramontabile cult: “Non ci resta che piangere” !