mercoledì 16 dicembre 2009

Il falò delle libertà

Tutto ci aspettavamo in queste tumultuose giornate cariche d’odio, di sciagurata violenza e di veleni, tranne che di ascoltare papi pronunciare nobili versetti a metà strada tra Gandhi e Cicciolina: ”Alla fine l’amore trionfa sempre”. Fantastico! Quel gran volpone sa sempre come capitalizzare al massimo tutto ciò capita su questo pianeta, comprese le malefatte di uno psicolabile, due dentoni rotti, i terremoti, le pandemie, le alluvioni, l’effetto serra, le invasioni aliene, l’impotenza e le deposizioni dei mafiosi. Saremmo curiosi di sapere se parlerebbe così anche dopo la prossima intervista a Mills o alla D’Addario, la nuova versione delle celebri dieci domande, l’eventuale bocciatura dei futuri lodi o la malaugurata notifica di un avviso di garanzia. Però intanto prendiamo atto del suo figurone, sicuramente migliore di quello dei suoi pretoriani che al contrario sembrano ormai tutti dei pazzoidi fuori di testa.
Prendiamo ad esempio quel signore dallo sguardo un po’ da gufo e l’eloquio “strascicato” che risponde al nome di Fabrizio Cicchitto. Un politico navigato, che nella vita è passato dalla piazza rossa alla sinistra lombardiana, dai progressisti a Berlusconi e Bossi, dalla P 2 a Bettino Craxi: un vero uomo di mondo, insomma. Ebbene nella sede più istituzionale del paese, il parlamento, sprigionando fuoco e fiamme e sbavando come un rottweiler (come capita a tutti i fascio socialisti ogni volta che incrociano un ex comunista)costui ha ripetuto per la miliardesima volta la solita, decrepita e falsissima storiella. Quella cioè che vorrebbe un’ intera nazione messo nel sacco dai giudici eversivi e politicizzati , dal partito di “Repubblica” ( lo stesso al quale devono restituire una vagonata di milioni per avergli fottuto illegalmente la Mondadori), da quello del “Fatto” (ma il “Giornale”, con rispetto parlando, “Libero” e la “ Padania” li avranno mai letti?) e dai noti terroristi Travaglio e Santoro: un vero pacificatore, insomma. Gli ha fatto eco Cota, l’unico leghistino assieme a Bricolo con la faccia da bravo ragazzo, che commosso ha riportato le prole angosciate del suo ministro degli interni: “povero Silvio: ha rischiato di morire!”. Bum: certo poteva rimediare di peggio che un paio di protesi rotte (parlare di denti mi sembra un po’ eccessivo anche per Supernon), però ascoltando queste frasi sconnesse e deliranti pronunciate da coloro che dell’odio hanno il copyright la mente vola a tutti quelli che la pelle per lo stato se la sono giocata davvero, non ad uso fiction: da Aldo Moro con i suoi misteri sepolti assieme a lui, passando per Falcone e Borsellino, ammazzati non si sa bene da chi ( mentre saremmo grati se qualcuno al ministero, anzichè pensare a censurare Facebook, si degnasse di spiegarci che fine abbia fatto la famosa agenda rossa), per arrivare a Sergio D’Antona e Paolo Biagi, quello che secondo il ministro Scaiola era solo un rompicoglioni. Per non parlare poi dei tanti ( troppi) morti di Ustica, della stazione di Bologna, di Piazza Fontana, delle vittime del terrorismo e di tutte quelle stragi più o meno oscure sulle quali qualcuno dovrebbe cominciare a fare un po’ di chiarezza, se non altro a beneficio della storia e nel rispetto della sofferenza patita dai familiari delle vittime. Altro che Travaglio terrorista: roba da pazzi. Chiedere un parere a Boffo, please.
Infine il gregge in toto, dopo aver posto non si sa bene perché la fiducia sulla finanziaria, è andato a pascolare fuori dall’aula quando ha preso la parola Antonio Di Pietro: un bell’esempio di rispetto istituzionale e di spirito di pacificazione. Sarebbe stato più opportuno farlo quando alla camera volavano sputazzi ed insulti, si irridevano vigliaccamente i senatori a vita ironizzando sulla loro anagrafe, venivano sventolati cappi da impiccato, oppure si festeggiava la caduta di Prodi affettando ed ingozzandosi oscenamente con grasse fette di mortadella. Il Tonino nazionale in effetti parla spesso sopra le righe, ed a volte sembra inseguire un suo populismo mignon che stride non poco in chi si vorrebbe opporsi a quello extra large di “Predellino man”, però sinceramente cosa aveva detto stavolta di così grave? Che in fondo lanciare statuine è stupido e sbagliato, però papi entro certi limiti se l’è andata a cercare. In pratica ciò che pensano un po’ tutti in Italia e nel mondo, a partire da quelle fonti ministeriali che gli avevano sconsigliato vivamente i bagni di folla che lui tanto adora, ma che lo espongono alle malefatte di mitomani e pazzioidi di ogni genere.
Insomma alla fine la figura più bella di tutte per una volta l’ha fatta proprio lui: il Santo di Arcore, l’illustre paziente in prognosi riservata, il beatificato dal pazzoide. Con quella cricca che si trova attorno non è che ci volesse molto, ma che stavolta sia stato miracolato per davvero?