domenica 29 novembre 2009

Ogni lodo al suo tempo

Tra le tante cazzate che il minuculpap ci ripete ossessivamente come un mantra, quella che vuole papi perseguitato dai giudici solo dopo la sua “discesa in campo” è seconda solo alla storiella sull’esistenza delle “toghe rosse”. A parte il fatto che papi in ballo già ci stava almeno dagli anni settanta (come sodale di Bettino e del Caf, ma forse anche come amico di qualche imbarazzante famigliola corleonese ) quest’ affermazione appare infatti assolutamente priva di ogni fondamento.

La prima disavventura giudiziaria risale infatti nientemeno che all’anno 753 a.c.,nel corso del quale, oltre ad essere fondata Roma (per la gioia di quei tanti leghisti che oggi ci sguazzano e ci “magnano”alla grande), un certo Tito Tazio re dei Sabini presentò una denuncia per plurimo sequestro di persona, poi misteriosamente ritirata.
I pochi reperti storici sfuggiti agli occultatori tramandano le assai poco nobili gesta di un piccolo sovrano dispotico, pelato, tracagnotto e perennemente troppo arrapato il quale, incupito dalla monotonia delle serate con i suoi servitori (disponibilissimi ad assecondarlo in ogni fantasia erotica, ma sfortunatamente per loro tutti maschi o al massimo eunuchi) si presentò nelle terre del popolo sabino confinante sequestrandogli tutte le fanciulle nel corso di quello che è passato alla storia come il “ratto delle veline”. Alle ragazze furono in realtà promesse folgoranti carriere pubbliche ed un sicuro posto al “senatus”, prima però dovevano mostrare la loro gratitudine al tiranno bonsai nel lettone donatogli da un crudele monarca barbaro suo amico, e quindi posizionato in pompa magna in cima al Campidoglio. Proprio ad allora risale dunque la tradizione romana delle “Oche del Campidoglio”. Tutti coloro che si opposero a queste squallide esibizioni di sfrenata lussuria e dispotica arroganza, o che cercarono di darne notizia al popolino ignaro, vennero buttati giù dalla “Rupe Tappea” così nominata in onore della statura del padrone. Tito Tazio in un primo momento presentò regolare denuncia, ma poi misteriosamente la ritirò e la questione, così come tutte quelle in cui risulta coinvolto il nanetto, finì nella solita, grande ammucchiata.
Zelanti magistrati riuscirono però ad ottenere rogatorie da colleghi residenti nelle Gallie, dai quali risultava ben evidente un passaggio di sesterzi, provenienti dal conto n.1 della “Banca Arner”, transitati quindi attraverso misteriose “società off shore”, per terminare infine in un conto riservatissimo della “Cassa di risparmio della Sabina”, secondo i maligni riconducibile allo stesso Tito Tazio. Il quale viene tutt’oggi ricordato come Re Mills 1°, il “Re Corruptus”.
Il processo per sequestro di veline e corruzione di sovrano fu comunque bloccato sul nascere grazie al “lodo salva belve”, secondo il quale tutti i pubblici ministeri che intendevano spedire il dispotico nanetto in galera vennero dati in pasto alle povere bestiole nelle arene, preventivamente tenute a stecchetto in vista della ghiotta occasione.
Papi ci prese gusto ed ancora oggi si dedica ad analoghe gesta. Celebre ad esempio il recente “Ratto delle campane”, nel corso del quale con un blitz a Casoria ha sequestrato e portato con se nel suo harem sardo un’avvenente minorenne, divenuta per questo celebre in tutto l’impero.
Dal conto n. 1 della Banca Arner partirono altri movimenti sospetti de denaro, molti dei quali verso famiglie influenti dell’allora Magna Grecia, ed ancora oggi i magistrati indagano sui rapporti (sembra strettissimi) tra il “tappus” in questione e le famiglie stesse: presto ne sentiremo delle belle!
Sembra che dal conto partirono anche i trenta denari finiti nella sacca di Giuda Iscariota, incaricato di tradire un pericoloso sovversivo comunista che osava predicare uguaglianza e solidarietà facendo così incazzare come bisce i preziosi alleati celtici in tunica verde, terrorizzati dalla possibile ondata di immigrati clandestini in arrivo dal medio oriente. Portatori perdipiù di uno strano culto religioso monoteista, incompatibile con le radici pagane della Gallia Cispadana nonchè con i riti dell’ampolla del Dio Po, del matrimonio celtico, con l’uso del “profumo dur”, con la pratica del “rimbalza il clandestino” e con l’elezione di miss Padania. Per tale motivo Pietro ed i dodici apostoli, sbarcati sulle italiche coste, furono rinchiusi in un campo profughi e quindi brutalmente privati dei loro diritti fondamentali, perseguitati, e crocifissi dalle ronde padane in quelle che sono passate alla storia come “ Le radici cristiane della lega” ( con gli immigrati a fare da radici: cioè sotto terra).
Nei secoli successivi al ratto delle veline il celebre condottiero che pronunciò la storica frase ”Il tappo è tratto”, fu pugnalato alle spalle e morendo sussurrò al capo dei congiurati: ” Quoque tu papinum, nanetto mio!”. La procura tentò di indagare, ma l’energumeno fu alla fine ritenuto omicida semplice, dunque prescritto in virtù di quelle attenuanti generiche concesse generosamente solo a lui ed a nessun’altro dei suoi compari.

Per eliminare scomode fotografie paparazzate in villa e far sparire fastidiose intercettazioni, un soggetto anziano, pelato e truccato come un eunuco fu visto aggirarsi nei pressi del Circo Massimo con una tanica di benzina ed una scatola di cerini. Erano le giornate del celebre incendio che sconvolse la capitale dell’impero. Successivamente gli storici del tempo, a partire da Augustus Minzolinus, Feltrus e Belpietrus, pubblicarono “dossier monnezza” volti ad incolpare l’ innocente Nerone, che in realtà si faceva beatamente i cazzi suoi con la cetra nella Domus Aurea. Il reato di incendio doloso fu comunque prontamente depenalizzato, e la morte di migliaia di persone fu giustificata con l’esigenza di far fuori rapidamente ed in via definitiva tutti gli immigrati clandestini che pullulavano nella zona.

Insomma, appare evidente che le grane giudiziarie di papi non iniziarono affatto con la sua discesa in campo. Anche perché in campo lui ci sta da sempre, o quantomeno da quando sono comparsi nella scala evolutiva i figli di mignotta. Ma forse anche prima: illustri teologi teorizzano infatti che il serpente che spinse Eva a mangiare la mela fosse particolarmente corto, completamente glabro e con il cranio tutto ricoperto da una misteriosa sostanza bituminosa….Povera umanità: dai pascoli dell'Eden al lettone di Putin!