martedì 10 novembre 2009

Nemico pubblico

Un uomo ormai irrimediabilmente affetto da un’ incurabile forma di megalomania senile ( “mio marito non sta bene..”) identifica ogni giorno di più il suo destino personale con quello dell’ intera nazione, che alle ultime elezioni europee ha consegnato al suo partitone del predellino non quel 68% tanto sbandierato, ma un ben più misero e deludente 35 %, perdipiù da spartire con il grande traditore del momento: Gianfranco Fini. Adesso si spinge fino a minacciare l’elezione diretta del premier, ovviamente dando per scontata una colossale, travolgente ondata di consenso popolare che lo sollevi da qualunque responsabilità pregressa e futura, lo ponga definitivamente al di sopra di ogni legge, etica e morale, e gli consenta di dedicarsi alle sue simpatiche cenette senza alcun piemme a rompergli le balle.
Poi vuole riformare ad ogni costo la giustizia, e lo farà con o senza accordi non solo con l’opposizione, ma se necessario (vedrete che alla fine non lo sarà) anche passando sopra al cadavere degli alleati attualmente meno appecoronati ( comunque colpevoli di esserlo stato troppo a lungo nel passato), ed opportunamente killerati dalle squadracce dei suoi manganellatori mediatici. Ovviamente di quanto stia accadendo nelle carceri o nelle aule dei tribunali, dei morti ammazzati a suon di legnate, dei troppi suicidi, della lunghezza dei procedimenti a lui non gliene potrebbe importare di meno: ciò che conta è solamente la fuga definitiva dalle gravissime accuse pendenti e minacciose sul prezioso capo catramato.
Poi si scaglia contro quelle che chiama le “fabbriche del fango”, altra dimostrazione di quanto il nostro paese viva nell’oppressione del conflitto di interessi: sogna infatti di liberarsi di ogni straccio di concorrenza anche in questo settore per lui strategico, cosicché le sue già potentissime corrazzate tossiche possano continuare ad inquinare l’atmosfera a senso unico.
In queste caotiche giornate, curiosa e soprattutto ipocrita appare la difesa ad oltranza del crocifisso nelle aule scolastiche. Soprattutto si manifesta pienamente la distanza siderale tra colui che, rinunciando a lodi ed impunità, si fece processare senza neanche ricorrere ad uno straccio di avvocato, giungendo a farsi condannare professando fino all’ultimo una fede incrollabile nei valori della fratellanza e della dignità. E dall’altra parte una sgangherata compagnia di assai poco credibili paladini, composta dai secessionisti del rimbalza il clandestino, dei profughi annegati in mare e dei riti celtici, sempre ben schierati al fianco del padrone multimiliardario, multi divorziato, puttaniere e pluriinquisito, con la sua corte di ex fascisti, socialisti, radicali e comunisti riscopertisi crociati. Il tutto in un tripudio di cori celestiali provenienti dalla Santa Sede, cui evidentemente basta molto poco per far finta di non capire con chi hanno a che fare, per dimenticare la sorte toccata al povero Dino Boffo e l’ assoluta amoralità della corte del padrone con i suoi nani socialisti e sgambettanti ballerine, entrambi elevati a ruoli istituzionali. Nel nome della carità e della tolleranza il prode La Rissa si spinge al punto di mandare a morire ammazzati i membri della corte europea, proprio come il suo collega fece nei confronti di tutte le opposizioni: evidentemente è in questo senso che intendono le radici cristiane gli eroi della nostra destra neofascista.
Marrazzo nel frattempo ha lasciato una bella eredità a chi l’aveva messo su una poltrona così prestigiosa: con le sue imprese assai poco eroiche è riuscito infatti a far passare il messaggio che porci lo sono tutti, ma papi di meno perché almeno andava con quella gran gnocche delle veline. Certo, e se per caso un giorno iniziasse ad andare magari anche con Brenda, lo scopriremmo subito perche dopo una settimana lo scopriremmo nuovo ministro della repubblica. Intanto il governatore si è dimesso ed è andato a casa, ma questo i cantori di corte non lo sottolineano di certo. E se anche è vero che “pippava” , tanto per esprimersi con il sobrio stile della fabbrica del fango padronale (quella a cui piace tanto sintonizzarsi con la panza della ‘ggente), almeno non corrompeva giudici avvocati e finanzieri, non era massone, non aveva tonnellate di fondi neri opportunamente occultati in arcipelaghi off - shore più estesi della Polinesia, non assumeva alle sue dipendenze e non frequentava noti mafiosi e così via.
Insomma in un paese decente un bulletto del genere sarebbe dovuto scappare a casa da un pezzo. Oppure ci avrebbero pensato gli elettori, che invece dopo l’inebriante impazzimento collettivo di mani pulite (altro che toghe rosse: le piazze erano tutte nere e verdi!) si sono lasciate narcotizzare docili come pecorelle ( il gregge delle libertà, appunto) dall’eterno fascino dell’uomo forte, paraculo, potente ed eversore che alle nostre latitudini risulta irresistibile da sempre.
Perché dunque, piuttosto che parlare di elezione diretta del premier, non reintroduciamo direttamente le Signorie? La situazione tanto è quella, buffoni e puttane di corte comprese. Mancherebbero solo gli artisti, ma quelli si sa sono solo comunisti.
Il tutto ovviamente con sommo sprezzo non solo del ridicolo ma anche dell’anagrafe, visto che nel’orizzonte del signore inizia ad intravedersi il traguardo delle ottanta primavere. Ma tanto lui è immortale, lo sappiamo, e dunque non scamperà solo alle sentenze del pool ma anche al giudizio universale. D’altra parte è o non è l’unto del Signore?