giovedì 21 maggio 2009

Il Copione

Come era purtroppo facilmente prevedibile siamo di nuovo accerchiati, e ce lo vediamo sbucar fuori da ogni angolo mediatico pronto a riempirci di suoni assordanti gli occhi e le orecchie, rabbioso ed indignato come quand'è in forma smagliante: nello spazio di pochi giorni siamo passati dal divorzio orchestrato dai giornalisti di Repubblica, alla favoletta della crisi dovuta al pessimismo di sinistra fino ad arrivare al classico dei classici del trash berlusconiano: il giudice comunista con la sua sentenza politica ad orologeria.
Verrebbe quasi la voglia di mandarli a quel paese, questi quattro giudici che ancora si ostinano a fare il loro mestiere. Ma non lo sapete con chi avete a che fare? Non sapete che lui è al di sopra di ogni legge? Che avete di fronte il recordman mondiale di impunità e prescrizioni? Non lo vedete che ha i voti e che dunque, unico caso in un paese civile del pianeta, il consenso elettorale lo pone al di sopra del codice penale? Ma iniziassero a pensare alle cose serie questi fannulloni comunisti politicizzati, a partire dal nuovissimo reato di immigrazione clandestina che finalmente li terrà inchiodati per secoli a correr dietro a pericolosi criminali morti di fame!
Sono quindici anni (Quindici anni!) che lui e la sua corte continuano a prenderci per il culo! Di sicuro non gli crede più nessuno, come èovvio, a partire dai suoi molteplici portavoce in servizio permanente effettivo, per arrivare alle schiere dei suoi fans. Ma quel che conta è che il vittimismo piagnone del capo paga sempre ed ha un sua precisa finalità strategica: funziona infatti come una sorta di chiamata alle armi, un radunate le truppe che il nemico è alle porte. Non appena Berlusca pronuncia le tre paroline magiche: comunisti, giudici,complotto, tutti i suoi pretoriani si mettono immediatamente sull’attenti e si schierano compatti al fianco del capo. Nel merito, ovviamente, è perfettamente inutile entrare, ed infatti lo fanno solo quattro poveri fessi illusi. Tutto il popolo italiano, a partire dal suo, è infatti perfettamente consapevole che lui ha distribuito mazzette a destra e a manca: schiere di giudici, politici, finanzieri,avvocati sono transitati nei suoi libri paga rigorosamente in nero. Tutti sono a conoscenza delle sue società off shore, della tessera P2, del sodalizio con Craxi, delle leggi fatte su misura per i suoi processi ed i suoi affari. Lui è forse l’unica persona al mondo, a parte qualche dittatorucolo di terza categoria, che può permettersi il lusso di far eleggere tutti i suoi avvocati in parlamento, così che al mattino gli fanno le leggi ed il pomeriggio corrono nei tribunali per farle applicare.
Il problema vero, purtroppo, non è neanche lui ma quella metà buona di paese che sta lo sostiene, lo adora e lo accetta così com’è, anzi lo ama proprio perché è così. Nel paese del principe e di Macchiavelli, dove da sempre il fine giustifica i mezzi, se il fine è mettere il bavaglio agli odiati comunisti delle noiosissime regole e legittimare gli istinti più profondi che covano nella società: l’antistatalismo, l’anarchismo, l’individualismo, il paraculismo, l’eterna italica furbizia, allora un pezzo di paese e’ con lui,qualsiasi cosa faccia o abbia fatto in passato.Un pezzo di paese reale a cui lui ha ridato l’orgoglio e sopratutto una identità forte e condivisa che gli sopravviverà e con il quale dovremo fare i conti ancora per moltissimo tempo.
Cosa possiamo fare noi? Niente di utile, ovviamente. Almeno nell’immediato. Salvo prepararci a resistere alla prossima travolgente ondata di piena elettorale Berlusconiana. Poi sarà il caso con calma di iniziare a riorganizzarci le idee, a partire, ad esempio, da una riflessione seria sulla strategia del Partito Democratico, con la sua vocazione maggioritaria vera o presunta che sia. Sarà una scelta giusta o non varrebbe la pena piuttosto di ripartire con una seria politica delle alleanze?
Ma questo è un altro discorso. Per ora, teniamoci forte e si salvi chi può!