sabato 30 ottobre 2010

Dieci piccoli indiani bugiarti ( Parte seconda)

“Non mi interessa il lodo Alfano”: le bugie hanno le gambe corte. Ed indossano mocassini col tacco…
(Proverbio popolare. Più o meno…)

Sette poveri servetti legna andarono a spaccar un di lor s’infranse a mezzo e sei soli ne restar


In realtà gli scheletri negli armadi polverosi del bottegone i magistrati li cercarono eccome, al punto che i primi a finire in galera negli anni della Tangentopoli lombarda furono proprio due ex compagni doc come Soavi e Li Calzi ed i patteggiamenti e le condanne per finanziamento illecito ai partiti si sprecarono anche tra i reduci dell’ex Pci. Voi però non vi azzardate a farlo presente a quelli come Cappuccio Cecchetto, Sandrino, Giulianone oppure ai due ministri bonsai Pena e Panico: il ventre molle del berlusconismo militante, i visceri del padrone che con i loro rutilanti borborigmi diffondono incessantemente scariche di mefistofelico odio anticomunista, i sacerdoti di quel fasciosocialismo all’italiana transitati contro natura dall’internazionale alla Padania, dal sol dell’avvenire al cul delle veline, dalla sinistra lombardiana a Storace e Calderoli (guarda caso all’epoca tra i più accesi fans di tangentopoli). Altrimenti a quelle anime pallide gli piglia pure un colpo apoplettico e stramazzano al suolo trascinandosi appresso tutto il loro vecchio armamentario di lingue ipertrofiche, cappucci, compassi, canzoncine di Apicella e falsi dossier correndo anche il rischio di incappare in un micidiale contrappasso politicizzato tale da spedirli direttamente in paradiso. Poveracci: provate ad immaginare tutti quei nanetti atterriti eternamente sospesi in una rarefatta atmosfera di celestiale purezza, sobrietà e castità governata da quell’immutabile regola divina: “La legge è uguale per tutti. Almeno quassù…” dal sapore così esplicitamente comunista. Sicuramente penserebbero di essere finiti in procura, ed a quel punto non gli resterebbe altro da fare che dichiararsi prigionieri politici..

I sei poveri servetti giocan con un alvear da una vespa uno fu punto cinque soli ne restar

“Sarebbe bene che un uomo con le qualità di Di Pietro scendesse in politica. La sua ansia moralizzatrice è patrimonio di tutti e potrebbe essere utile al paese. I miei giornali, le mie tivvù, il mio gruppo sono stati sempre in prima fila nel sostenere i giudici di mani pulite...” (menzogna n.7). Ma si, avete capito bene: e chissà da quale devastante senso di ingratitudine deve essere stato colto il povero San Bottino da Hammamet, patrono di tutti i latitanti, ascoltando queste parole oscenamente contro natura. Il papino della discesa in fango ( con tutto il suo codazzo di aspiranti stelline e pennivendoli scendiletto) era in effetti un convinto (?) fan di quei magistrati allora sulla cresta dell’onda al punto da volerseli portare tutti quanti nel governo, nelle istituzioni e perfino nel partito ( c’è riuscito solo con la Parenti, però adesso lui ed i suoi trombettieri si scagliano contro Di Pietro e De Magistris perché stanno nell’Italia Dei Valori: ma allora è proprio vero che la coerenza è la virtù dei coglioni..). Quegli stessi giudici divenuti nel corso degli anni via via delirando: “attentatori contro organi istituzionali”, “volenterosi carnefici dello stato di diritto”, “golpisti”, “toghe rosse” , “braccio armato della sinistra”, “eversori antropologicamente distanti dal genere umano” e contro i quali scagliare nientemeno che una spudoratissima commissione d’inchiesta parlamentare promossa dalla maggioranza attraverso la quale la casta dei ladroni si arroga il diritto impunitario alla censura nei confronti del proprio giudice naturale. A tal proposito sembra che sua altezza il conte Igor Marini, scongelato ed imbeccato ancora una volta di tutto punto, abbia già iniziato il riscaldamento a bordo discarica. In pratica ci tocca sempre riascoltare la solita stucchevole storiella della “giustizia politicizzata(menzogna n 8) che a sentirla pronunciare dagli inquisiti e dai vecchi attrezzi di quel Caf crollato in realtà per volontà degli elettori ( che poi hanno subito mandato al potere tutti i riciclati, i portaborse ed loro sodali tuttora saldamente in sella: proprio una bella rivoluzione all’italiana, insomma..) può avere un senso, ma ritrovarsela innestata nelle zucche di quelli come La Rissa e Gasparetto che allora tiravano le monetine in camicia nera fuori dal Raphael, dei secessionisti in bragone verdi che sventolavano cappi dentro quel parlamento dove oggi alpeggiano beati limitandosi a far scudo a ladroni, corrotti e camorristi di ogni ordine e grado e del riciclatore Feltry Kruger, che a quel tempo dirigeva un “Europeo” ipergiustizialista vittima di squassanti polluzioni notturne al solo pensiero di Borrelli, sinceramente fa un po’ pena ed anche parecchio schifo In realtà quello che abbiamo visto in azione per sedici anni in Italia è stato un macroscopico quanto inedito caso di “politica giudiziarizzata”, e la tutta l’epopea del partitone dell’amore ( a pagamento) in fondo non è altro che un indigesta miscela di vittimismo della casta sapientemente divulgato quanto falso e truffaldino associato alla pretesa di impunità per il boss e tutta la sua corte e farcito da obbrobri legislativi ad personam quasi sempre pasticciati quando non palesemente incostituzionali. Tutti sanno infatti benissimo che lui è sceso in politica solo perché finanziariamente in pessime acque ed angosciato dalle inchieste della magistratura che coinvolgevano eccome la sua illustre persona ed il suo gruppo già prima di quella vittoria elettorale che avrebbe sottratto il potere nientemeno che alla gioiosa macchina da guerra del pericoloso mangiatore di bambini Achille Occhetto. Al di la di quello che narra la propaganda infatti ( menzogna n 9) già prima del ‘94 papi si era beccato una condanna in appello per falsa testimonianza sulla P2, e dal 1992 al 1994 finirono nel mirino della giustizia autentici pezzi da novanta della sua corte quali Brancher, Paolo Berlusconi, Letta, Galliani, Confalonieri, Dell’Utri, Foscale, ecc: altro dunque che giudici scatenati contro di lui solo dopo la nascita di Forza Mafia!
La giustizia politicizzata in Italia in definitiva è solamente quella che galleggia sul loro fango: chi sono d’altra parte i veri inventori nonché utilizzatori finali di quel maleodorante “Metodo Boffo” teorizzato dal prode Straquaqquaraquadanio?..


Cinque poveri negretti un giudizio han da sbrigar, un lo ferma il tribunale quattro soli ne restar

Questa strofa verrà saltata perché palesemente intrisa di odio giustizialista e forcaiolo e traboccante intollerabile antiberlusconismo militante….


Quattro poveri negretti salpan verso l’alto mar uno un granchio se lo prende quattro soli ne restar

Ultimo bunga bunga a Palazzo Chigi. Prima di deliziarci con le balle spaziali sulle inesistenti assoluzioni del cainano (menzogna n 10: ma quando mai!) inspiriamo profondamente e tuffiamoci in apnea nella maleodorante melma quotidiana iniziando col suggerire allo zelante Beldidietro di non gettare più la scucchia oltre l’ostacolo, anche perché questo risulta posizionato ad un livello talmente infimo che per oltrepassarlo dovrebbe come minimo mettersi a strisciare. Qui infatti il gossip (menzogna n 11) c’entra come i cavoli a merenda, come Sandrino con la poesia, come Apicella con la musica, come Di Pietro con la grammatica, come Bonaiuti con le tinture per capelli oppure come il Pdl con la legge. La cronaca infatti riporta le vicende di una ladruncola marocchina minorenne trattenuta dalle forze dell’ordine per dei piccoli furti in appartamento e non rispedita di corsa nei lager libici da Bobo il terribile ma tutelata nientemeno che da Palazzo Chigi nel nome del celebre “Lodo Bunga Bunga( quello che prevede l’immunità per le frequentatrici dei festini delle più alte cariche dello stato, gli stessi che a loro volta costituiscono legittimo impedimento per evitare al premier di recarsi in tribunale. Evidentemente, oltre alla legge, anche la gnocca nel paese dell’amore non è più uguale per tutti…). L’avvenente furfantella, imbottita di gioielli donatigli dal suo misterioso ed altolocato protettore, è stata perfino spacciata per la nipote di Mubarak ( tanto nella cricca del predellino un negro vale l’altro, inutile stare a sottilizzare tra Marocchini ed Egiziani: sono gente pratica che lavora e non ha da perder tempo con la cultura, loro. Al massimo,se gli avanza qualche minuto, se ne vanno a mignotte…) ed onorata dalla scorta della mitica igienista dentale personale del padrone ( considerando ciò che esce da quella bocca la sua deve essere davvero una missione ai limiti dell’ impossibile). Altro dunque che gossip e bunga bunga: siamo di fronte ad un torbido caso di abuso di potere e di violazione delle leggi sull’affidamento dei minori ( che in questo caso secondo i pifferai non varrebbero in quanto la fanciulla era equipaggiata almeno come una ventiquattrenne) con annessi retroscena di uno squallore tale da suggerire ad un individuo dotato di un minimo di dignità e d’ amor patrio immediate dimissioni con ignominia e conseguente esilio a vita in una delle tante off shore di Antigua. Ma già, dimenticavo: come diceva mons. Fisichella anche il bunga bunga con ministre, attricette, veline e minorenni così come le bestemmie e la comunione ai pluridivorziati deve essere contestualizzato. In parole povere se a praticarli sono i potenti bastano un paio di pater nostrer ed un po’ di leggine giuste: che sia per caso proprio questa la teoria alla base delle famose radici cristiane della Lega? Lui intanto sostiene di amare le donne ( però solo quelle bone che gliela sventolano davanti: le mogli infatti le ha pluricornificate e la povera Rosy Bindi la insulta tutti i giorni) e di aiutare i bisognosi: chissà se telefonerebbe con la stessa tempestività anche per difendere le ragioni di un povero disoccupato, di un padre di famiglia cassaintegrato o magari di un altro ladruncolo extracomunitario non accessoriato con tette xxl e non habitué delle sue cenette con bunga bunga incorporato (magari tentando di spacciarlo per il cugino del cammello di Gheddafi). Pur non amando il gossip, ammettiamo che saremmo tanto curiosi di conoscere l’identità delle due ministre partecipanti alle festicciole, anche se in realtà qualche sospetto in proposito ce l’avremmo: vuoi vedere che si trattava proprio di Sacconi e di Brunetta?. E poi che squallore desolante questo mondo nel quale vecchi porcelloni ai confini con la pedofilia se ne vanno in giro a reclutare povere minorenni disiminbite e disponibili da spedire in batteria nelle seratine hard dell’attempato mandrillone. Capitasse una cosa del genere ad un qualunque genitore di ragazza una minorenne altro che madonnina, ci sarebbe da stampargli sul faccione come minimo una scarpata col tacco della Fascianchè tale da fargli cascare per terra tutto quel cerone assieme a tappetini cranici ed optional vari annessi e connessi (ecco a voi un inequivocabile esempio di clima d’odio comunista, povere vittime innocenti…). La stessa fascia dura e pura che oggi corre in suo soccorso dicendo che lui le donne le seduce: bello sforzo, tanto quando gli dice male poi le paga (sembra anche con posti da ministro e sottosegretario). Il capo bunga bunga comunque di spazzatura non intende più parlarne: lui infatti preferisce di gran lunga viverla. Per quanto riguarda quella di Napoli, le scorte non collocabili nei giornali di famiglia (magari perché troppo profumate) verranno fatte sparire entro tre giorni. E così, mentre Bertolaido fruga disperatamente tra i sacchetti alla ricerca dei suoi preservativi usati con la massaggiatrice in tanga, chissà Gallo Cerone a chi telefonerà stavolta. E soprattutto: lo farà di persona o incaricherà per suo conto il prode Cosentino?

(2,continua)