lunedì 18 ottobre 2010

Monster parade 28

6 RAI: DI PEGGIO DI PIU’
Rassegnamoci una volta per tutte, non c’è proprio trippa per gatti: per uno da sempre abituato a smuovere in Rai Masi e monti cosa volete che sia un piccolo ritocco a tutti i palinsesti? Infatti Gallo Cerone non solo non perde il pelo ma tanto meno il vizio dei suoi amatissimi editti bulgari: e così dopo il lavoro sporco ( ed interminabili ore di memorabili cazziatoni telefonici ai poveri subordinati di tele-Zimbawe) ecco la sospirata sospensione dell’odiatissimo Santoro. Al suo posto il giovedi sera verrà trasmesso uno speciale divulgativo sull’azione di governo a cura del ministero dell’occultamento e della disinformazione: “ Fanno zero”. Il martedì sera invece i leghisti complici devoti, dopo la burla della pace della pajata, verranno omaggiati di un programma nuovo di zecca: “Magnarò”. E veniamo ora alle alte cariche istituzionali: a Gianfranco Fini sarà riservato solo un minuscolo angoletto sulla Sette, “L’infedele”, mentre il mansueto presidente del senato ed il suo barbiere avranno a disposizione uno spazio tutto loro in seconda serata: “Riport”. Ovviamente all’opposizione come sempre non resterà che paperissima…

5 MAI DIRE FIOM
L’oceanica manifestazione dei lavoratori ha causato un travaso di bile ai poveri ministri del terrore e della macelleria sociale, indignati soprattutto per l’intollerabile assenza di incidenti. La vedova di Bettino Sacconi si è dichiarata inoltre del tutto estranea ad una piazza così ideologica ed elitaria al punto di essere del tutto priva di ladroni. Ma anche tra i dirigenti del Piddì ’iniziativa del sindacato più massimalista ha creato sconcerto e confusione….

4 YES WE CAN’T
Alla vigilia infatti Bersani, in pieno stile “ma anche”, aveva dichiarato con fermezza: ” Non aderiamo ma partecipiamo”, e subito tutti i militanti a “rimboccarsi le maniche” per cercare di capire cosa cazzo intendesse dire. La frase in effetti risulta quantomeno criptica: ad esempio se uno rispondesse “ non partecipo però aderisco” all’invito di una sventola sotto le lenzuola il suo amor proprio gli invierebbe immediatamente un ultimatum “se non te la trombi stavolta mi dimetto” mentre lei probabilmente scorrerebbe subito al nome successivo della lista. D’altra parte bisogna pur capire il dramma democratico: accantonata la vocazione maggioritaria ( alla sconfitta) adesso ricercano alleanze ma se frequentano Cremaschi s’incazza Pierfornicando, se escono con Bonanni le buscano da Niki Sventola. Così, intrappolati nell’eterna dicotomia freudiana tra zuppa e pan bagnato, alcuni di loro sognano di delegare la questione ad un papa straniero da ricercare ovviamente tra industriali, banchieri e perfino autorevoli esponenti della maggioranza. Sottointeso che di un operaio o magari un professore non se ne parla proprio. Forse il problema in fondo è tutto qui: più che cercare un nuovo papa forse i democratici dovrebbero scovare tra le loro fila un moderno S. Francesco. Così finalmente avremo in Italia qualcuno che parla con gli uccelli al fianco del nano che parla con l’uccello…

3 PER CHI SUONA LA BANDANA
Ma se Sparta piange, Atene di certo non se la passa tanto bene. Sbattuti fuori gli eretici legalitari a causa dell’ormai epica diaspora degli ex missini ( l’Aenneide), Re Hatù ed i cavalieri dell’alcova rotonda si ritrovano adesso su di un predellino ridotto ad un’autentica polverira. Gli ex colonnelli maggiordomi si prendono infatti a pesci in faccia con quelli di “Liberamente”, e mentre la Brambilla riscalda i suoi “promotori della giarrettiera”, in toscana la Bergamini da del bischero a Verdini, in Puglia Raffaele Fotto non sopporta più Quagliarello, in Campania siamo alla faida tra Caldoro e Casentino ed in Sicilia c’è ormai un caotico tutti contro tutti. Anche Formigoni poi, assieme a tutti i ministri furiosi per i tagli, non è che ami molto un Giulio Tremonti divenuto talmente abbottonato da non scucire neanche più le risorse per un cappuccino. Il partito del predellino insomma si è talmente balcanizzato che papi avrebbe perfino pensato di affidarne la riorganizzazione ad Ivan il Terribile.

2 AL CAFONE
Bragheheart intanto, tra una pernacchia e una minaccia, appare furioso per la possibile perdita del Piemonte: “E’ a rischio la democrazia !”. In effetti è proprio così, soprattutto quando sembra si vincano le elezioni con l’imbroglio, e coloro che strepitavano come aquile ogni volta che Prodi stracciava Papi ( e forse non ricordano i recenti casi del Trentino e del Molise) dovrebbero saperlo benissimo. Nei confronti del povero Cota non abbiamo assolutamente nulla di personale: è forse l’unico leghista che quando compare davanti al teleschermo non ci spinge ad indossare di corsa elmetto e giubbotto antiproiettile. Però in questo caso in un’elezione vinta con soli novemila voti di scarto sono in ballo le circa 15 mila schede legate alle liste “Al centro con Schanderbec” e “Forza consumatori”, ma soprattutto le venticinquemila dei “Pensionati per Cota” . Se, come si ipotizza, le firme in questione fossero praticamente tutte false Mercedes Bresso potrebbe anche tornare alla regione ed all’ombra della mole di pensionato per Cota ne resterebbe solo uno: Cota.


1 FOTTIN HOOD
“Sciopero generale” urlano i sindacalisti, ed ovviamente tutti indignati a dargli addosso. Chissà poi perché: in fondo il governo ( ovviamente lodi esclusi) è in sciopero generale dal giorno stesso in cui ha prestato giuramento. Salvo poche lodevoli eccezioni: il ministro del terrore ad esempio, visto il successo della sua tessera del tifoso, adesso sta pensando di introdurre la “tessera del mafioso”: chiunque ne risulterà sprovvisto non potrà mai più accedere al parlamento.
L’altro che purtroppo lavora è l’unico che vorremmo riposasse un po’: il ministro dei tagli e della bancarotta Tremonti. La sua politica economica in effetti è diventata materia di studio e di culto in particolare per le vedove di Hammamet: ha tolto l’ici sulla prima casa anche ai redditi più alti, tassa le rendite finanziarie a livelli irrisori, con lo scudo favorisce gli evasori fiscali e poi attraverso indiscriminati tagli orizzontali costringe tutti quanti a tirare la cinghia. Ora, dando per scontato il fatto che al settore pubblico si rivolgano in particolare le fasce più deboli, verrebbe da dire che tutta la politica redistributiva del governo consista davvero nel togliere ai poveri per dare sempre di più ai ricchi.
Molti osservatori anche neutrali dunque concordano sul fatto che la politica italiana stia andando tutta a puttane trascinandosi indietro l’ intero paese. Ma forse, come direbbe Mons Fisichella, è sempre solo tutto un semplice problema di contesto…