domenica 14 novembre 2010

Tu chiamale se vuoi mozioni

Cronache da un paese sull’orlo di una crisi di nervi: dopo i cassaintegrati sui tetti ed i clandestini sulla gru la cronaca ci segnala oggi la protesta un anziano esagitato issatosi sulle tegole di Palazzo Madama. Ma mentre gli extracomunitari dovranno rispondere solo di quel reato di clandestinità tanto caro al ministro del terrore (basta che non coinvolga zoccole e parenti di Mubarak), l’arzillo vecchietto è atteso da circa vent’anni dai tribunali di mezza Italia per rendere finalmente conto di cosucce tipo corruzione e reati finanziari e fiscali di ogni ordine e grado. L’aspetto positivo dei tutta questa faccenda è che almeno adesso il gregge del predellino ha finalmente gettato la maschera per rivelarsi quello che in realtà è: un comitato personale permanente a garanzia dell’impunità del capo. Se così non fosse potrebbero infatti tranquillamente ricomporre la crisi, scegliersi tra le loro file un altro premier ed esprimere un nuovo governo con una maggioranza allargata senza così perdere il comando, vanificare la recente vittoria elettorale e gettare il paese nel caos in un momento tanto delicato. Troppo semplice, se bunga bunga man infatti ( al quale, come tutti tranne le pecore sanno benissimo, non gliene può fregare di meno del paese, della volontà popolare e del fardello di governare) schioda le sue personali ed impunite chiappe dalla poltrona di alta discarica dello stato addio scudi, scudetti, legittimi impedimenti e lodi vari: si va dritti in tribunale e vista ad esempio la sentenza definitiva del caso Mills ( quella che Mastro Minzo spacciò per assoluzione: d’altra parte questi qui festeggiano pure la condanna in appello per mafia) con esito prevedibilmente catastrofico. Non per niente adesso i suoi maggiordomi, sconvolti dall’insonnia e da terrificanti attacchi di panico, si spingono ad evocare nientemeno che piazzale Loreto, peccato però che il destino di un attrezzo del genere potrà compiersi al massimo tra Pigalle ed il Bagaglino.
Nel frattempo Bragheheart, dopo averci fracassato i testicoli per decenni contro il nepotismo dei terroni, si porta appresso la trota pure quando entra dentro al cesso. Difesa ad oltranza della peggior casta, complicità con i vecchi puttanieri, vertici segreti, crisi pilotate e giochetti di palazzo peggio che nei bei tempi andati, baronie esasperate: abbiamo capito finalmente in cosa consista questa loro benedetta Padania, nella peggiore Italia elevata all’ennesima potenza.
La crisi intanto costringe il leader del Copulo delle Liberà a concludere precipitosamente il suo viaggio in Corea: si era già presentato al vertice così azzoppato che al posto di G 20 lo avevano ribattezzato 19 e mezzo. Per lui, poveretto, deve essere stata davvero una fuga dolorosa: rinunciare a fare le corna ad Obama, toccare il culo alla Merkel, bestemmiare attorniato da maggiordomi perennemente in estasi per contratto ( nessuno infatti che lo ami per davvero come il povero Sandrino) e raccontare l’ultima sui froci ebrei malati di aids deve essere stato davvero un sacrificio. Aggiungiamo poi che, vista l’altezza media della popolazione locale, almeno in quel d’oriente i suoi piedini potevano risparmiarsi l’atroce supplizio delle stamaledettissime scarpette col tacco. Del resto in questi giorni che per lui oltreconfine marcasse male lo si era già capito dai titoli di tutta la stampa planetaria e la conferma si era avuta con la disposizione dei posti alla cena di gala: la nostra diplomazia aveva infatti fiutato il peggio non appena identificato il seggiolone in cucina accanto al tavolo della servitù. Bisogna però riconoscere che l’operosa e previdente Corea si era adeguatamente preparata per accogliere il nostro premier: fin dalla sera prima del suo arrivo era infatti scattato il coprifuoco per le minorenni.
Adesso però la battaglia politica si sposta alla camera ed al senato laddove “I love shopping” si scatenerà senza esitazioni nella solita campagna acquisti faraonica. Lui infatti i giochetti di palazzo li disprezza solo a chiacchiere, anche se di certo preferisce di gran lunga quelli da camera da letto. Non ci resta dunque che confidare nella coerenza e nella dignità dei finiani, mai come in questo caso infatti non possiamo che concordare con il povero Veltroni: non si interrompe una mozione..