lunedì 9 febbraio 2009

Eluana: quel che resta di una vita

La dolorosa vicenda di Eluana ci colpisce come un pugno allo stomaco per piu’ di una ragione: innanzitutto perche’ rivela una volta di piu’ il cinismo di chi specula su di lei per meschino tornaconto personale. Poi per l’arroganza di chi si ritiene depositario della verita’ e dell’etica assolute, e pretende di imporle a tutti rendendole nientemeno che leggi dello stato. Ma soprattutto ci colpisce perche’ ci pone innanzi al mistero insolubile del passaggio tra la vita e la morte, orizzonte obbligato dell’ esistenza umana che ciascuno di noi spera possa essere veloce e privo di sofferenze . La morte di Eluana, al contrario, dura da 17 anni. Tecnicamente parlando diverse funzioni vitali sono ancora attive, ma la coscienza di se e’ irrimediabilmente perduta. Non e’dunque piu’ vita ma non e’ ancora morte : funzioni biolgiche ed assenza di coscienza: stato vegetativo irreversibile. Ci saranno sogni, o magari incubi, a popolare le tenebre di Eluana? Ci saranno emozioni o solo archi riflessi? Ci saranno ricordi o persistono complicate interazioni tra molecole? O forse, piu' semplicemente, cio' che rimane e' il nulla piu’ assoluto della non esistenza in vita? Quello che si vuole ottenere dunque per legge e’ la prosecuzione di una vita oppure di una morte? Ed e’ questa quella” cultura della vita” che viene proposta come modello da imporre a colpi di maggioranza e di scomuniche in quello che dovrebbe essere uno stato che ci rappresenta tutti?
Di fronte a tali misteri dell’esistenza nessuno puo‘ dire di avere risposte definitive ,e decenza imporrebbe a chiunque di fare non uno ma dieci passi indietro .I solo legittimati a pronunciarsi, come e’ giusto che sia, sono coloro che vivono sulla propria pelle da anni questo dramma familiare, e che vanno rispettati e non colpevolizzati come accaduto in questi giorni di delirio collettivo e di sonno della ragione,della solidarieta’, della civilta’ .
Non penso di essere certo io il depositario della soluzione del problema, ma cio’ di cui sono ben consapevole e’ che non augurerei neanche al mio peggior nemico una morte lunga tutta una vita.