venerdì 4 febbraio 2011

Dieci piccoli indiani bugiardi versione completa ( Piccolo manuale di resistenza umana contro le menzogne del regime)

Una volta eliminato l’impossibile non farti prendere per il culo: ciò che rimane anche se improbabile è certamente la solita menzogna.
(S. Holmes. Più o meno…..)


Dieci piccoli servetti se ne andarono a mangiar uno fece indigestione solo nove ne restar…

“Ad anomalia si risponde con anomalia!” sbraita nel saloon polveroso il pistolero Sallusti agitando il winchester davanti al povero Rodotà intento a smascherare la menzogna n. 1: in nessun paese europeo è prevista l’immunità per il premier, al massimo per qualche sparuto monarca o presidente della repubblica. Manca in effetti una legislazione aggiornata in materia di cesari ( secondo la vulgata della P3) ed aspiranti faraoni, sarà forse per questo che il fido Al Nano si ritrova con due globi oculari sempre più schizzati ed un traffico neuronale caotico come una tangenziale ed intasato più di un cesso di una mensa universitaria. Confessiamo che almeno stavolta siamo d’accordo col pistola: all’anomalia di un presidente del consiglio indagato per molteplici reati gravissimi e totalmente estranei alla sua attività di governo si risponde con l’anomalia di un parlamento di servitori ed avvocati sempre pronti a cucirgli addosso mostruosità giuridiche in serie solo per garantirgli l’eterna impunità…
Ma al maldestro pistolero è poi malauguratamente esplosa in mano la canna della vecchia barzelletta sconcia sull’avviso di garanzia di Napoli…

Nove poveri servetti fino a notte alta vegliar: uno cadde addormentato otto solo ne restar

Capita ancora oggi infatti di imbattersi in stonati e polverosi 33 giri di regime incantati nel ripetere (menzogna n.2) che il Chiavatar uno scivolò dai tacchi e si lussò il cerone a causa di un avviso di garanzia recapitatogli in data 22 novembre 1994 nel corso di un G Tappo da lui presieduto a Napoli ( sapete bene infatti che stiamo parlando di un vero e proprio intenditore di punti G). In realtà si trattava di un semplice mandato di comparizione (menzogna n.3), a lui noto almeno dalla sera prima ma del quale come sempre aveva fatto un uso improprio ( ci si era pulito…la faccia). Il governo della “discesa in fango”, il primo in questi vent’anni di latitanza dalla legge, l’esecutivo nel quale Cicciolino voleva far entrare nientemeno che Di Pietro (menzogna n.4 : “Non sapevo sbattesse dentro tanti innocenti”, gli avvocati scendilettone dovrebbe almeno spiegargli che i Pm non hanno il potere di arrestare proprio nessuno) cadde in realtà in seguito ad una mozione di sfiducia presentata in data 16 dicembre 1994 da D’Alema, Bossi e Buttiglione anche sull’onda della protesta montante nel paese contro la riforma pensionistica. Fu dunque l’alleato Braghehear ad ammosciare la pompetta di Chiavatar grazie ad un semplice rutto e ad un dito medio mulinatogli in faccia almeno due settimane prima del G Tappo. Presero così il via gli anni dei lunghi coltelli, di Berluskaz mafioso di Arcore e della Lega costola della sinistra (mentre in realtà si tratta solo dello scroto del partitone dell’amore: tiene da sempre bene in alto i coglioni): insomma di tutta quella paccottiglia frettolosamente occultato sotto il tappeto nell’era dell’amore tossico e delle abbuffate di pajata, polenta e poltrone nella moderna “Roma Magnona” in salsa leghista.
Già allora circolava nella corte dei nani e delle ballerine riciclate l’antica storiella craxiana riveduta e corretta di una prima repubblica abbattuta solo grazie ad un golpe ordito da micidiali magistrati politicizzati (menzogna n 4: gli unici in realtà esistenti sono, ad esempio, i tristemente noti ammazzasentenze del porto delle nebbie) e non schiantatasi sotto il peso di un colossale debito pubblico e di una corruzione diffusa ormai così spudorata da non essere più tollerabile neanche in un paese storicamente dotato di più peli nello stomaco di quanti ne abbia Gallo Cerone sul suo tappetino cranico color mogano. A questo punto però prestate bene attenzione a queste poche, illuminate parole: “La vecchia classe politica è stata travolta dai fatti e superata dai tempi, l’autoaffondamento dei vecchi governanti schiacciati dal debito pubblico ( ma non erano state le toghe ?) e dal finanziamento illecito ai partiti ( e chissà chi era il primo a foraggiarli in gran segreto grazie alle sue 64 società off-shore…) lascia il paese impreparato nel momento del rinnovamento (ma tu con chi intrallazzavi fino a ieri: con Mangano e Dell’Utri? Con gli amichetti della P2? Con il vecchio socio latitante ad Hammamet?)...”. Sono certo che avrete intuito al volo la fonte purissima di queste nobili ed ispirate parole da statista: ma quell’ingrato volpone di papino appena disceso in fango, è chiaro! Ed ancora, furiosamente giustizialista:“Basta con i ladri di stato ( esclusi i presenti)! Noi siamo per una politica nuova (!), diversa (!!), pulita (!!!). Siamo l’Italia che lavora contro l’Italia che ruba (!!!!)”. A quel punto, vittima di un’’irrefrenabile commozione, è corso in bagno a sciacquarsi il viso: nel bidet.
Ma il padre (ma che dico: il padrino) di tutti gli onesti era purtroppo ignaro del mortale pericolo che incombeva sul suo capoccione non ancora rizzollato dalla Protezione Civile spa: il ribaltone..

Otto poveri servetti se ne vanno a passeggiar, uno ahimè rimane indietro sette solo ne restar..

Su questa favoletta buffa ( menzogna n.5) la propaganda del Miniculpap ha edificato memorabili grattacieli di sabbia . Il governo tecnico presieduto da Lamberto Dini ( ex ministro del Chiavatar 1, dunque non di certo un premier comunista) nacque perché in parlamento, come ampiamente previsto dall’odiatissima costituzione, esistevano i numeri per una maggioranza alternativa ( ed ecco perché oggi hanno tanta strizza di andare alle urne). Tra l’altro gli unici a negare la fiducia al futuro “Ranocchio” furono proprio quelli di Rifondazione, mentre Forza Mafia benevolmente si astenne. E così, sempre secondo la propaganda, le sinistre andarono al potere ( assieme ai cosacchi democristiani ed ai leghisti bolscevichi, con un premier proveniente da Forza Italia ed i veri comunisti, forse distratti, stranamente all’opposizione…) non rispettando le regole costituzionali ma solo in virtù di un inesistente “ribaltone” e dei tanto esecrati giochi di palazzo ( tipo quello di Tremonti, eletto con il patto Segni e presto transitato tagli e bagagli nella corte di nani e ballerine. O tipo quelli che piacciono tanto ad “I love shopping” quando se ne va a caccia di parlamentari a buon mercato nelle lande desolate dell’opposizione, magari offrendo il saldo di qualche rata del mutuo o piccole tele particine per mogli, fidanzate ed amanti varie…). Peccato per lui però che due anni dopo L’Ulivo di Prodi lo stracciò alla grande nella cabina elettorale dimostrando al di la di ogni ragionevole sondaggio quale fosse in quegli anni la reale volontà del popolo sovrano. Così, tanto per non perdere l’abitudine, loro continuarono ad architettare depistaggi ed a diffondere spazzatura tossica tipo la denuncia di strampalati brogli elettorali (vero, Cota? E poi aspetta a cantar vittoria, vediamo prima come va a finire con i tuoi cari “Pensionati per Cot@”..) e l’altra storiella davvero comica dei comunisti salvati dalle inchieste dai loro amici magistrati in toga rossa… ( menzogna n. 6).


Sette poveri servetti legna andarono a spaccar un di lor s’infranse a mezzo e sei soli ne restar

In realtà gli scheletri negli armadi polverosi del bottegone i magistrati li cercarono eccome, al punto che i primi a finire in galera negli anni della Tangentopoli lombarda furono proprio due ex compagni doc come Soavi e Li Calzi ed i patteggiamenti e le condanne per finanziamento illecito ai partiti si sprecarono anche tra i reduci dell’ex Pci. Voi però non vi azzardate a farlo presente a quelli come Cappuccio Cecchetto, Sandrino, Giulianone oppure ai due ministri bonsai Pena e Panico: il ventre molle del berlusconismo militante, i visceri del padrone che con i loro rutilanti borborigmi diffondono incessantemente scariche di mefistofelico odio anticomunista, i sacerdoti di quel fasciosocialismo all’italiana transitati contro natura dall’internazionale alla Padania, dal sol dell’avvenire al cul delle veline, dalla sinistra lombardiana a Storace e Calderoli (guarda caso all’epoca tra i più accesi fans di tangentopoli). Altrimenti a quelle anime pallide gli piglia pure un colpo apoplettico e stramazzano al suolo trascinandosi appresso tutto il loro vecchio armamentario di lingue ipertrofiche, cappucci, compassi, canzoncine di Apicella e falsi dossier correndo anche il rischio di incappare in un micidiale contrappasso politicizzato tale da spedirli direttamente in paradiso. Poveracci: provate ad immaginare tutti questi nanetti atterriti eternamente sospesi in una rarefatta atmosfera di celestiale purezza, sobrietà e castità governata da quell’immutabile regola divina: “La legge è uguale per tutti. Almeno quassù…” dal sapore così esplicitamente comunista. Sicuramente penserebbero di essere finiti in procura, ed a quel punto non gli resterebbe altro da fare che dichiararsi prigionieri politici..

I sei poveri servetti giocan con un alvear da una vespa uno fu punto cinque soli ne restar

“Sarebbe bene che un uomo con le qualità di Di Pietro scendesse in politica. La sua ansia moralizzatrice è patrimonio di tutti e potrebbe essere utile al paese. I miei giornali, le mie tivvù, il mio gruppo sono stati sempre in prima fila nel sostenere i giudici di mani pulite...” (menzogna n.7). Ma si, avete capito bene: e chissà di quale devastante senso di ingratitudine deve essere stato vittima il povero San Bottino da Hammamet, patrono di tutti i latitanti, ascoltando queste parole oscenamente contro natura. Il papino della discesa in fango ( con tutto il suo codazzo di aspiranti stelline e pennivendoli scendiletto) era in effetti un convinto (?) fan di quei magistrati allora sulla cresta dell’onda al punto da volerseli portare tutti quanti nel governo, nelle istituzioni e perfino nel partito ( c’è riuscito solo con la Parenti, però adesso lui ed i suoi trombettieri si scagliano contro Di Pietro e De Magistris perché stanno nell’Italia Dei Valori: ma allora è proprio vero che la coerenza è la virtù dei coglioni..). Quegli stessi giudici divenuti nel corso degli anni via via delirando: “attentatori contro organi istituzionali”, “volenterosi carnefici dello stato di diritto”, “golpisti”, “toghe rosse” , “braccio armato della sinistra”, “eversori antropologicamente distanti dal genere umano” e contro i quali scagliare nientemeno che una spudoratissima commissione d’inchiesta parlamentare promossa dalla maggioranza attraverso la quale la casta dei ladroni si arroga il diritto impunitario alla censura nei confronti del proprio giudice naturale. A tal proposito sembra che sua altezza il conte Igor Marini, scongelato ed imbeccato ancora una volta di tutto punto, abbia già iniziato il riscaldamento a bordo discarica. In pratica ci tocca sempre riascoltare la solita stucchevole storiella della “giustizia politicizzata” (menzogna n 8) che a sentirla pronunciare dagli inquisiti e dai vecchi attrezzi di quel Caf crollato in realtà per volontà degli elettori ( che poi hanno subito mandato al potere tutti i riciclati, i portaborse ed loro sodali tuttora saldamente in sella: proprio una bella rivoluzione all’italiana, insomma..) può avere un senso, ma ritrovarsela innestata nelle zucche di quelli come La Rissa e Gasparetto che allora tiravano le monetine in camicia nera fuori dal Raphael, dei secessionisti in bragone verdi che sventolavano cappi dentro quel parlamento dove oggi alpeggiano beati limitandosi a far scudo a ladroni, corrotti e camorristi di ogni ordine e grado e del riciclatore Feltry Kruger, che a quel tempo dirigeva un “Europeo” ipergiustizialista vittima di squassanti polluzioni notturne al solo pensiero di Borrelli, sinceramente fa un po’ pena ed anche parecchio schifo In realtà quello che abbiamo visto in azione per sedici anni in Italia è stato un macroscopico quanto inedito caso di “politica giudiziarizzata”, e la tutta l’epopea del partitone dell’amore ( a pagamento) in fondo non è altro che un indigesta miscela di vittimismo della casta sapientemente divulgato quanto falso e truffaldino associato alla pretesa di impunità per il boss e tutta la sua corte e farcito da obbrobri legislativi ad personam quasi sempre pasticciati quando non palesemente incostituzionali. Tutti sanno infatti benissimo che lui è sceso in politica solo perché finanziariamente in pessime acque ed angosciato dalle inchieste della magistratura che coinvolgevano eccome la sua illustre persona ed il suo gruppo già prima di quella vittoria elettorale che avrebbe sottratto il potere nientemeno che alla gioiosa macchina da guerra del pericoloso mangiatore di bambini Achille Occhetto. Al di la di quello che narra la propaganda infatti ( menzogna n 9) già prima del ‘94 papi si era beccato una condanna in appello per falsa testimonianza sulla P2, e dal 1992 al 1994 finirono nel mirino della giustizia autentici pezzi da novanta della sua corte quali Brancher, Paolo Berlusconi, Letta, Galliani, Confalonieri, Dell’Utri, Foscale, ecc: altro dunque che giudici scatenati contro di lui solo dopo la nascita di Forza Mafia!
La giustizia politicizzata in Italia in definitiva è solamente quella che galleggia sul loro fango: chi sono d’altra parte i veri inventori nonché utilizzatori finali di quel maleodorante “Metodo Boffo” teorizzato dal prode Straquaqquaraquadanio?..


Cinque poveri negretti un giudizio han da sbrigar, un lo ferma il tribunale quattro soli ne restar

Questa strofa verrà saltata perché palesemente intrisa di odio giustizialista e forcaiolo e traboccante intollerabile antiberlusconismo militante….


Quattro poveri negretti salpan verso l’alto mar uno un granchio se lo prende quattro soli ne restar

Ultimo bunga bunga a Palazzo Chigi. Prima di deliziarci con le balle spaziali sulle inesistenti assoluzioni del cainano (menzogna n 10: ma quando mai!) inspiriamo profondamente e tuffiamoci in apnea nella maleodorante melma quotidiana iniziando col suggerire allo zelante Beldidietro di non gettare più la scucchia oltre l’ostacolo, anche perché questo risulta posizionato ad un livello talmente infimo che per oltrepassarlo dovrebbe come minimo mettersi a strisciare. Qui infatti il gossip (menzogna n 11) c’entra come i cavoli a merenda, come Sandrino con la poesia, come Apicella con la musica, come Di Pietro con la grammatica, come Bonaiuti con le tinture per capelli oppure come il Pdl con la legge. La cronaca infatti riporta le vicende di una ladruncola marocchina minorenne trattenuta dalle forze dell’ordine per dei piccoli furti in appartamento e non rispedita di corsa nei lager libici da Bobo il terribile ma difesa ad oltranza nientemeno che da Palazzo Chigi nel nome del celebre “Lodo Bunga Bunga” ( quello che prevede l’immunità per le frequentatrici dei festini delle più alte cariche dello stato, gli stessi che a loro volta costituiscono legittimo impedimento per evitare al premier di recarsi in tribunale. Evidentemente, oltre alla legge, anche la gnocca nel paese dell’amore non è più uguale per tutti…). La furfantella, imbottita di gioielli donatigli dal suo misterioso ed altolocato protettore, è stata perfino spacciata per la nipote di Mubarak ( dunque nella cricca del predellino un negro vale l’altro, inutile stare tanto a sottilizzare tra Marocco ed Egitto: sono gente pratica che lavora e non ha da perder tempo con la cultura, loro. Al massimo,se gli avanza tempo, vanno a mignotte…) ed onorata dalla scorta della mitica igienista dentale personale del padrone ( considerando ciò che esce da quella bocca la sua deve essere davvero una missione ai limiti dell’ impossibile). Altro dunque che gossip e bunga bunga: siamo di fronte ad un torbido caso di concussione e di violazione delle leggi sull’affidamento dei minori ( che in questo caso secondo i pifferai non varrebbero in quanto la fanciulla era dotata di tette e culo almeno da ventiquattrenne) con annessi retroscena di uno squallore tale da suggerire ad un individuo dotato di un minimo di dignità e d’ amor patrio immediate dimissioni con ignominia e conseguente esilio a vita in una delle sue sessantaquattro off shore di Antigua. Ma già, dimenticavo: come diceva mons. Fisichella anche il bunga bunga con ministre, attricette, veline e minorenni così come le bestemmie e la comunione ai pluridivorziati deve essere contestualizzato. In parole povere se a praticarli sono i potenti bastano un paio di pater nostrer ed un po’ di leggine giuste: che sia per caso proprio questa la teoria alla base delle famose radici cristiane della Lega? Lui intanto sostiene di amare le donne ( però solo quelle della mitica “Orgettina” che gliela sventolano davanti: le mogli infatti le ha inesorabilmente pluricornificate e la povera Rosy Bindi la insulta tutti i giorni)e di aiutare i bisognosi: chissà se telefonerebbe con la stessa veemenza anche per difendere le ragioni di un povero disoccupato, di un padre di famiglia cassaintegrato o magari di un altro ladruncolo extracomunitario non accessoriato con tette xxl e non habitué delle sue cenette con bunga bunga incorporato (magari tentando di spacciarlo per il cugino del cammello di Gheddafi).
Pur non amando il gossip, ammettiamo che saremmo tanto curiosi di conoscere l’identità delle fantomatiche ministre partecipanti alle festicciole, anche se in realtà qualche sospetto in proposito ce l’avremmo: vuoi vedere che si trattava proprio di Sacconi e di Brunetta?. E poi che squallore desolante questo mondo nel quale vecchi porcelloni ai confini con la pedofilia se ne vanno in giro a reclutare povere minorenni disiminbite e disponibili da spedire in batteria nelle seratine hard dell’attempato mandrillone. Capitasse una cosa del genere ad un qualunque genitore di ragazza una minorenne altro che madonnina, ci sarebbe da stampargli sul faccione come minimo una scarpata col tacco della Fascianchè tale da fargli cascare per terra tutto quel cazzo di cerone assieme a tappetini cranici ed optional vari annessi e connessi (ecco a voi un inequivocabile esempio di clima d’odio comunista, povere vittime innocenti…). La stessa fascia dura e pura che oggi corre in suo soccorso dicendo che lui le donne le seduce: bello sforzo, tanto quando gli dice male poi le paga (sembra anche con posti da ministro e sottosegretario). Il capo bunga bunga comunque di spazzatura non intende più parlarne: lui infatti preferisce di gran lunga viverla. Per quanto riguarda quella di Napoli, le scorte non pubblicabili nei giornali di famiglia (magari perché troppo profumate) verranno fatte sparire entro tre giorni. E così, mentre Bertolaido fruga disperatamente tra i sacchetti alla ricerca dei suoi preservativi usati con la massaggiatrice in tanga, chissà Gallo Cerone a chi telefonerà stavolta. E soprattutto: lo farà di persona o incaricherà per suo conto il prode Cosentino?


I tre poveri negretti allo zoo vollero andar uno l’orso ne abbrancò e due soli ne restar

“Noi non teorizziamo né tantomeno pratichiamo l’informazione come strumento di ricatto politico(!), i nostri sono eccellenti prodotti editoriali (!!), non fabbriche di derisione, calunnie, disprezzo(!!!). Non ho mai usato né mai userò i miei mezzi di comunicazione per scatenare campagne di aggressione contro chi non è d’accordo con me, lascio questi metodi ad altri (!!!!). In effetti l’ultima affermazione non fa una piega: l’importante è che questi siano sempre ben posizionati sul suo munifico libro paga. D’altra parte il minuculpap dell’utilizzatore finale rappresenta la dimostrazione vivente di come una menzogna ripetuta all’infinito possa trasformarsi in verità condivisa, soprattutto se si possiede un intero impero mediatico per spacciarla e si può contare su almeno una buona metà della popolazione equamente distribuita tra qualunquistica indifferenza e colpevole narcosi (quando non vera e propria, sfrontata adulazione). Fantastica ad esempio la megaballa spaziale che vorrebbe il solo cavalier Pompetta perseguitato da tonnellate e tonnellate di processi (quando fin dai tempi di Tangentopoli tutti i principali gruppi imprenditoriali italiani sono finiti nel mirino della magistratura, Fiat, Coop rosse, Parmalat e Cirio tanto per citarne alcuni, al punto che qualcuno come il povero Gardini ci ha pure rimesso le penne) dai quali sarebbe sempre uscito immacolato come una candida nipotina di Mubarak (menzogna n 12). In realtà, a parte qualche sporadica assoluzione spesso con formula dubitativa, Chiavatar è incappato in più o meno sedici processi, quattro dei quali ancora in corso, ed il più delle volte l’ha scampata solo grazie a prescrizioni ed opportune depenalizzazioni. Qualche esempio concreto? Processo per quattro tangenti alla guardia di finanza: primo grado, condanna. Appello: prescrizione per tre tangenti assoluzione con formula dubitativa per la quarta. Cassazione: assoluzione con formula dubitativa (in pratica la vecchia poco nobile insufficienza di prove). Processo “All Iberian uno” ( finanziamento illecito ai partiti: le mazzette partite da conti off shore Fininvest e dirette ai paradisi del latitante di Hammamet). Primo grado: condanna. Appello: concessione di attenuanti generiche e prescrizione. Cassazione: prescrizione. Processo “All Iberian due” ( falso in bilancio): proscioglimento di tutti gli imputati perché la contabilità venne si taroccata, ma poi Roma ladrona (Lega in testa, come sempre) ha spudoratamente quanto opportunamente depenalizzato il reato (quando si dice un miracoloso caso di autoassoluzione). Ed infine, per non dilungarci troppo, il celeberrimo processo Mondadori, quello nel quale bunga bunga man è stato beneficiato con le attenuanti generiche ( in quanto incensurato anche grazie alle false testimonianze del corrotto Mills) riconosciuto corruttore semplice e prescritto.


I due poveri negretti stanno al sole per un po’ un si fuse come cera uno solo ne restò

Adesso l’Unto dal cerone rispolvera nientemeno che la rivoluzione liberale ( la aspettiamo tutti da diciassette anni), ma chi ancora si beve ancora la truffaldina propaganda del mitico inventore del “meno tasse per tutti”, invece di continuare ad implorare di lasciarlo lavorare ( menzogna n 13: lavora infatti benissimo e si produce tonnellate di leggine ad personam), dovrebbe ricordare, ad esempio, la più colossale opera di presa per il culo mediatica della storia delle telecomunicazioni planetarie: il “contratto con gli italiani”! “Nel caso in cui al termine di questi cinque anni di governo almeno quattro di questi cinque punti non fossero raggiunti mi impegno a non presentare la mia ricandidatura alle prossime elezioni” (menzogna n 14). Si partiva con il fisco e le tanto sbandierate due aliquote: qualcuno per caso le ha mai viste? Poi sotto con le città più sicure con tanto di statistiche ufficiali concordi nel certificare il contrario. Meno di un quarto dei pensionati teoricamente aventi diritto ottennero poi una pensione minima elevata ad un milione di lire al mese. Il miraggio del milione di nuovi posti di lavoro si ridusse in pratica a poche briciole ed oggi registriamo drammaticamente una disoccupazione giovanile al 29%! Per quanto riguarda i nuovi cantieri gli unici aperti sono stati quelli sul suo cranio e sulle labbra e le tette delle mitiche Orgettine. Ma soprattutto l’attempato Pinocchio di Arcore, al quale per ogni menzogna pronunciata non cresce il naso ma qualche altra cosa assai più spendibile nei mitici Bunga a Bunga, non ha mantenuto all’impegno più importante di tutti: quello di levarsi finalmente dalle palle causa manifesta incapacità ed indegnità alla carica come gli chiedono da tempo oltre il sessanta percento degli italiani.
Perché in fondo è proprio lui ad impersonare una colossale bugia vivente inversamente proporzionale alla sua statura alla quale incredibilmente molte persone ancora credono o almeno si sforzano di continuare ostinatamente a farlo (menzogna finale): il “grande imprenditore”, quello che si è fatto da solo magari con l’aiutino di capitali provenienti da chissà dove, con in tasca la tessera P2, con san Bottino a proteggerlo ed a legiferare per lui ( ben remunerato, si intende), con l’eroico Mangano nella stalla e Dell’Utri al suo fianco mentre il povero Borsellino (opportunamente ed eternamente dimissionato) iniziava a spiegarci come i mafiosi riciclavano alla grande enormi quantità di capitali al nord grazie alla cortese collaborazione di imprenditori assai spregiudicati ( ma per il fido prefetto Lombardi, quello che riceveva con tutti gli onori la pericolosissima pupa del narcos habitué dell’orgettina, la mafia in Lombardia non esiste). L’uomo che non paga mai le donne, casomai da buon utilizzatore finale lo faceva fare al fido Spinelli ( come dire: una vita a farsi il mazzo sui libri per poi finire a fare il porcomat per le smanie lussuriose di un vecchio satiro). Quello che non si accompagna alle minorenni ed allora dovrebbe spiegarci le parole della moglie, i sodi ( pare) versati alla mamma di Noemi e le celle del telefonino di Ruby rubasoldi agganciate per ben nove notti nel bordello di Arcore. L’ingenuo play boy in buona fede che telefona dodici volte in questura perché sinceramente preoccupato per la povera nipotina di Mubarak ( a proposito: che ci faceva tutte quelle notti in casa sua?) salvo poi affidarla ad una prostituta extracomunitaria (davvero un bell’esempio di politica estera da statista!). Quello che organizza solo cenette simpatiche e di classe alle quali le signore sono pregate di presentarsi in massa e vestite solo da sexy infermiere e porno poliziotte. L’uomo nuovo in realtà vecchissimo, il figliolo prediletto della prima repubblica distante a chiacchiere dal teatrino della politica in realtà abbarbicato alla poltrona come una cozza, impegnato in un’epocale operazione di trasformismo mercantile per tenere in piedi la sua traballante armata Brancaporcone. Insomma un caso umano esteso a tutta la corte di zerbini genuflessi, una parabola oscura fatalmente discendente e falsamente scintillante che la storia si incaricherà di confinare a metà strada tra la cronaca giudiziaria ed un trattato di psicopatologia. Potrà durare ancora ? Certo, ma noi tutti resteremo qui in fiduciosa e paziente attesa perché tanto prima o poi inevitabilmente..

Il povero pompetta in un bosco se ne andò, ad un pino s’impiccò e nessuno ne restò..